#ISEE_trento: luci ed ombre

Dopo numerose e assidue ricerche siamo riusciti a trovare e a leggere attentamente il testo della delibera della Provincia Autonoma di Trento (P.A.T.) che riguarda la famosa riforma delle borse di studio in Trentino. Lo scenario che si presenta ai nostri occhi non è dei migliori, anche se per le rappresentanze studentesche l’ISEE è uno strumento più efficace dell’ICEF per la tutela del diritto allo studio. Ciò di cui fondamentalmente si parla in questa delibera è il passaggio da ICEF a ISEE, conformandosi così alle norme nazionali.

Cosa effettivamente cambierà… e come?
Abbiamo già approfondito come cambieranno i parametri di assegnazione e come, col nuovo ISEE, si rischia di divertare ricchi senza saperlo. Ci siamo chiesti questa volta come cambieranno le borse, in termini sostanziali. In questo momento con l’ICEF gli importi minimi e massimi per gli studenti considerati in sede o pendolari sono rispettivamente 500 e 2.600 euro all’anno, mentre per i fuori sede si va dai 1.200 ai 5.000 euro l’anno. Con L’ISEE e il rispetto degli importi stabiliti dalle normative nazionali, la situazione diventa la seguente: per gli studenti in sede la borsa di studio andrà da un minimo di 1.250 ad un massimo di 2.500 euro (e già qui possiamo notare un abbassamento, seppure minimo, di 100 euro alla soglia massima); i pendolari potranno beneficiare di una borsa minima di 1.411 e una massima di 2.822 euro; per gli studenti fuori sede gli importi minimi e massimi saranno 2.560 e 5.118 euro.
Cambiamenti ce ne sono, inevitabilmente… ma è tutto oro quello che luccica?!

Dalle previsioni
Per capire questo ci aiutano i pochi documenti trovati circa le previsioni che la Provincia ha svolto circa il passaggio da ICEF al nuovo ISEE.
Nell’anno 2015/2016 i beneficiari di borsa di studio sono stati 3.286 e la Provincia ha erogato una somma pari a 6 milioni di euro destinati alla voce “diritto allo studio”. Parte di questi fondi (probabilmente non tutti) sono stati utilizzati insieme ad altri dall’Opera Universitaria, ente preposto per l’erogazione di servizi per il diritto allo studio, per le borse di studio. Ciò che le previsioni fatte dalle Provincia ci dicono che con il nuovo ISEE e utilizzando il limite fissato di 20.000 euro i beneficiari di borsa di studio saranno 2.000… quindi ben più di un terzo in meno rispetto all’anno scorso (1.286 student* in meno). E se è vero che chi si è immatricolato sotto il regime dell’ICEF continuerà con l’ICEF, non è possibile pensare che basti così poco per lavarsi mani e coscienza, perché un terzo dei beneficiari in meno PREVISTI fanno pensare che nella realtà la situazione potrebbe essere ben peggiore.
Ma non finisce qui.
La Provincia proclama non solo che le borse avranno importi più alti ma che investirà ben 1 milioni e di euro in più per il diritto allo studio: dai sei milioni dell’anno 2015/2016, la P.A.T. prevede un’erogazione di 7 milioni. Il problema dunque dove sta? Nel fatto che se il numero di beneficiari diminuirà notevoltemente la Provincia in realtà investirà 1 milione di euro in più per il diritto allo studio per finanziare alla fine meno borse di studio. E questo fa decisamente dubitare su quanto sia innovativo, equo, giusto, o semplicemente funzionale, il nuono ISEE.

Tornando alla delibera
Ma se non vogliamo basarci solo su previsioni, andiamo al sodo… e torniamo alla delibera della Provincia. In questa, la Provincia si impegna a (testualmente) “garantire l’assegnazione delle borse di studio a tutti gli studenti risultati idonei”, cioè coprire il 100% delle borse di studio a coloro che ne risultino beneficiari. Ridiamo e ci sentiamo anche un presi in giro da questa “promessa solenne”: semplice promettere una copertura totale se il numero dei beneficiari è destinato a diminuire in maniera abbastanza drastica, di più di un terzo!
Ma il punto più critico che emerge dalla lettura del testo della delibera è un altro. Al suo interno infatti si menziona il D.M. n. 174 del 23 marzo 2016, decreto con cui il MIUR stabilisce l’utilizzo del nuovo ISEE anche all’interno dell’università pubblica. In questo decreto, il limite minimo dell’ISEE dettato dal Ministero dell’Istruzione è di circa 15.000 euro ed il massimo di 23.000 euro. Si lascia poi discrezionalità ad ogni regione nel ragionare all’interno di questi due paletti i minimi e i massimi da applicare. La Provincia dunque potrebbe tranquillamente scegliere di adottare una soglia più alta rispetto a quella decisa, e quindi aumentare di almeno altri 3000 euro la soglia che determina chi può beneficiare o meno della borsa di studio. Ma l’interesse della Provincia, rispetto a quello che l’assessora ha più volte detto e ridetto, non era quello di garantire quante più borse possibili? forse la Provincia, poverina, non è al corrente che potrebbero aumentare la soglia massima?!
Se proprio volete saperlo, la Provincia è perfettamente a conoscenza di questa possibilità. Infatti, se ritorniamo alle previsioni di cui abbiam o parlato prima, si prova a fare un prospetto anche con un massimale a 23.000 euro… ma mancano la previsione di spesa e la previsione del numero di beneficiari. Insomma è come se fosse un’opzione che non è stata seriamente presa in considerazione, tant’è che mancano le previsioni reali rispetto a questa possibilità. In tutto questo, quello che davvero ci fa ancora più pensare è il fatto che le informazioni contenute in questo articolo, che noi con qualche difficoltà siamo riuscit* a recuperare, non sono mai state rese pubbliche dalla Provincia Autonoma di Trento. O meglio, la Provincia lo ha fatto, ma quando ormai le decisioni erano già state prese, a delibera firmata e approvata.

Quella che la Provincia chiama riforma, noi lo chiamiamo taglio al diritto allo studio. Taglio perché il numero dei beneficiari, tramite il nuovo ISEE, diminuirà sensibilmente, e taglio perché nonostante il paventato finanziamento di un milioni di euro in più, in realtà l’Opera Universitaria l’anno scorso prevedeva un sensibile taglio dei fondi ricevuti dalla PAT per garantire i suoi servizi. Eppure i fondi ci sono ma vengono investiti in altro modo. Un esempio? Il 19 novembre verrà inaugurata la nuova biblioteca centrale di ateneo al centro del quartiere delle Albere, l’esempio di speculazione edilizia più grande all’interno della città di Trento. Un quartiere fantasma, che necessita di fondi universitari per essere ripopolato, andando a riparare un errore della Provincia, a spese degli studenti. Stato di fatto confermato recentemente da alcuni dati: ad oggi circa il 40% delle Albere risulta invenduto. Ciò che è stato smerciato fino ad ora è pari a 220 milioni di auro, metà della quale (110 milioni) è stata pagata da enti pubblici per il MUSE e per la biblioteca delle Albere. Nello specifico, la biblioteca delle Albere alla fine della fiera dovrebbe essere costata circa 75 milioni di euro (a fronte dei 60 milioni che si sarebbero spesi col vecchio progetto di Botta). Soldi della Provincia, dell’Università. Tanti soldi, tantissimi, spesi male. Di esempi ne avremmo ancora tanti per mostrare come la P.A.T. usi l’Università per investire soldi sul territorio in modo poco pulito e non trasparente, togliendo così risorse al diritto allo studio.
L’assessora all’Università Ferrari e i politicanti locali vorrebbero trasformare l’università in un’istituzione formativa elitaria, accessibile a pochi. Noi al contrario vogliamo che l’università continui ad essere un luogo di produzione e condivisione di sapere critico accessibile a tutt* indipendentemente dal reddito familiare.

BASTA TAGLI AL DIRITTO ALLO STUDIO

#sgancialaborsa #ISEE_trento

#ISEE_trento: e l’UDU?!

Nell’immagine i post su FB pubblicati dall’UDU Trento nei mesi precedenti.
Sopra, nello screen del 9 luglio 2016, l’annuncio dell’UDU circa le intenzioni della PAT di conformarsi dall’ICEF all’ISEE. “Un passo in avanti che aspettavamo da tanto tempo” dicono.
In basso, invece, un post datato 21 settembre 2016, in cui si rivendica come vittoria il famoso passaggio dall’ICEF all’ISEE nel caso della riforma delle tasse universitarie… esteso poi anche alle borse di studio.
Perché esultare?! Secondo i cari amici e le care amiche dell’UDU Trento è una questione che riguarda il peso delle borse. Se guardiamo alla media nazione delle borse di studio, l’ateneo trentino ne sta ben al di sotto. Male, dice l’UDU. Capiamoci qualcosa, diciamo noi. Perché è vero che Trento sta molto sotto… come è anche vero che Trento ha le delle piccole borse di studio. Borse da 500 euro che abbiamo buone ragioni di dire che non esistono altrove in Italia. Giusto o sbagliato poco importa. Esistono. Come i più sapranno, le medie sentono dei valori estremi (alti o bassi), e per questo vanno usate con le pinze quando si fanno dei paragoni. Chissà, e diciamo chissà, cosa succederebbe se togliessimo dal calcolo della media trentina le piccole borse. In ogni caso, davanti a questa situazione, l’UDU Trento cosa decide di fare? Forse, di chiedere maggiori finanziamenti alle borse rimpinguandole e facendone aumentare la media per mettersi al pari coi livelli nazionali? Denunciare a gran voce il taglio programmato alle borse di studio da parte dell’Opera Universitaria? Denunciare il progressivo definanziamento della PAT sul diritto allo studio? Certo che no. Decidono di spingere per il nuovo ISEE. Scelta strana… che sia forse legata al fatto che l’ateneo di Trento sarebbe stato comunque obbligato a farlo per certe normative nazionali? Se così fosse, spingere verso l’ISEE, che comunque sarebbe prima o poi stato introdotto, significava avere una bella vittoria semplice, pianificata, da poter presentare all’elettorato alle elezioni. Una bella medaglia al petto per qualcuno/a. Curriculum politico arricchito. Occasione ghiotta. Come perdersela.
Ma certamente non sarà così. Siamo troppo maliziosi/e noi a pensarlo!
Facciamo che davvero pensino che il nuovo ISEE sia una soluzione per ste benedette borse di studio basse. E facciamo che tutto quel pezzo di studenti e studentesse che l’anno scorso si sono mobilitati/e per un intero anno sono tutti degli idioti e delle idiote, perché non hanno compreso la potenzialità di questo nuovo ISEE (tra questi, ovviamente, anche l’UDU a livello nazionale. Ma fra questioni di partit… no, scusate. Nelle questioni associative interne non entriamo nel merito).
Ma la soap non finisce qui. Infatti ad un certo punto i toni diventano meno entusiasti e di questo ISEE non c’è più traccia. Appena iniziano a trapelare notizie circa l’effettiva diminuzione del numero dei beneficiari di borsa coi nuovi criteri ISEE cala il mutismo. Fino a quando l’UDU decide di “mobilitarsi” contro questo passaggio. Il 6 ottobre 2016 infatti l’UDU organizza un presidio sotto la provincia, che finisce con la solita delegazione che va in un ufficio. Uscita dalle famose buie stanze, la delegazione rivendica con grande orgoglio una vittoria, cioè quella di aver ottenuto una fascia di assegnazione più ampia: da 18.000 euro il limite massimo si sposta a 20.000 euro. Ciò che non hanno detto è che, in realtà, la soglia massima dei 20.000 euro era stata già presa in considerazione dall’assessorato, il quale aveva già (in tempi non sospetti) fatto delle previsioni sui costi da sostenere nel caso in cui la soglia fosse stata quella. Insomma, “ti piace vincere facile” verrebbe da dire. Con tanto di “ponci ponci, bon bon bon”, aggiungiamo.

Bizzarrie?! Follia?!
Forse solo incoscienza. Incompetenza. Impreparazione.
Un mix letale per chi dice di essere stato “delegato” a prendere delle decisioni, per chi dice di rappresentare qualcuno/a (e davvero vogliamo conoscere quello studente o quella studentessa che anela a diminuire le borse di studio. Per sé e per gli/le atri/e).
Quello che sembra, oltre alla palese impreparazione sulle conseguenze di questo passaggio, è che quello che hanno cercato di fare è di prepararsi alla prossima campagna elettorale cercando vittorie facili. Prima con l’ISEE che sarebbe comunque arrivato. Poi con la soglia massima dei 20.000 euro che era comunque stata considerata come possibilità da prendere.
C’è da fare i complimenti a sta gente.

Un ultima cosa prima di chiudere, giusto per evitare sgradevoli equivoci.
Con questo non vogliamo dire che l’UDU Trento ha tutta la responsabilità di questo disastroso taglio e la Provincia, poveretta, è succube di normative che non lasciano spazio. Perché i tagli alle borse ci sono e vanno ben oltre il cambiamento dall’ICEF all’ISEE. Sono scelte prese in tutta coscienza da PAT e OP, senza fucili puntati da nessuno.
Il punto è che UDU e provincia fanno parte di uno stesso sistema, un sistema che si siede a grossi tavoli e preferisce un pareggio di bilancio o una vittoria da rivendersi in campagna elettorale rispetto a quello che è giusto. Tipo finanziare le borse di studio. Tipo rendere l’università un posto accessibile ed aperto.
L’obbiettivo di questo excursus quindi era quello di comprendere come certi sistemi sono formati e alimentati anche da chi si presenta come amico/a, o addirittura come “granello nell’ingranaggio” pronto a far saltare tutto il sistema. In questo caso è UDU. Ma domani, su un altro tema, potrebbe esserci l’associazione PincoPallo. E vi assicuriamo che i termini del nostro discorso non cambierebbero.

Qualsiasi cosa faccia parte di un sistema il cui obbiettivo è un’università classista, esclusiva e per pochi/e non ci sta simpatico/a. Anzi, è proprio nostro/a nemico/a.
Ognuno/a con la sua coscienza politica. Ognuno/a coi suoi percorsi.
Chi sotto i raggi finti di una lampada ultravioletti.
Chi sotto i raggi di un bel sole autunnale… che potrebbe essere più caldo del previsto.

Dall’ICEF all’ISEE: ricch@ senza saperlo

Nella nebbia che continua ad avvolgere il cambio dall’ICEF all’ISEE abbiamo provato a capire qualcosina in più. Non siamo degli esperti/e e non vogliamo apparire come tali. Semplicemente, se le notizie non vengono a noi abbiamo provato a cercarle, nel tentativo di capirci qualcosa.

Due parole sull’ICEF

L’ICEF è attivo in trentino dal 1993 e, sebbene oggi serve per accedere ad ogni tipo di beneficio o servizio qui in provincia, è stato pensato e creato appositamente per l’università, e quindi usato prima di tutto in questo ambito. L’obbiettivo era quello di trovare un metodo di calcolo della situazione economica degli studenti e delle studentesse che permettesse di creare una specie di classifica in base alla quale dividere l’importo delle tasse da versare e dei benefici, da distribuire a chi ne ha esigenza. A quanto abbiamo capito, l’ICEF è un sistema molto flessibile che prende in considerazione quattro fattori: reddito – patrimonio – nucleo familiare – consumi. Il reddito è tendenzialmente calcolato al netto, quindi quello che le persone hanno effettivamente a disposizione per campare (tra questi i risparmi, tipo i giacimenti in banca). Per quanto riguarda il patrimonio, generalmente la prima casa, quella dove si abita, non viene calcolata. Infine si prende in considerazione il numero di componenti del nucleo familiare, per capire quanta gente non solo “produce” ma deve anche campare con queste entrate. Infine i consumi, per stabilire il tenore di vita della gente e capire quanto “può permettersi”. Queste direttive vengono utilizzate in linea di massima per tutti e tutte ma l’ICEF è come una sorta di equazione che viene calcolata su ogni caso, persona per persona, per cui ciò che vale per una persona potrebbe non valere per l’altra. Se per esempio in un caso la prima casa è una mega-villa, questa verrà conteggiata (magari non al 100% del suo valore) ed inserita nell’equazione di cui parlavamo. Diversamente, se la prima casa è un appartamento come tanti, si tenderà ad escluderla dal calcolo finale in quanto non considerata come un “lusso”.

Due parole sull’ISEE

Questo tipo di calcolo, dicevamo, è stato partorito per l’università trentina e poi esteso altrove in provincia. A livello nazionale, sempre all’inizio degli anni ’90, a quanto pare si era discusso della possibilità di utilizzare l’ICEF in tutte le università italiane. Gli eccessivi costi previsti dall’applicazione di questo criterio però ha portato ad una scelta diversa, quella dell’ISEE. Qualche anno fa, con l’obbiettivo di scovare gli evasori fiscali, il calcolo dell’ISEE è stato modificato e i parametri utilizzati sono diventati più stringenti. Anche l’università si è ritrovata coinvolta in questo cambio e l’anno scorso ha creato non pochi problemi. Il nuovo ISEE si basa su tre fattori: reddito – patrimonio – nucleo familiare. Per quanto riguarda il reddito, questo è considerato lordo, quindi per intero. Nel calcolo del reddito finisce davvero tutto: non solo i risparmi che hai in banca ma anche eventuali sussidi monetari che si ricevono. Per capirci, vengono conteggiate anche le pensioni di invalidità o, udite udite, anche la stessa borsa di studio ricevuta l’anno prima da uno/a studente/ssa. Per quanto riguarda invece il patrimonio, questo prende in considerazione anche la prima casa, sempre, con una franchigia molto bassa, tipo al 5% (la franchigia è una quota che non entra nel calcolo del valore della casa). Infine, i componenti del nucleo familiare. Diversamente dall’ICEF, l’ISEE è un sistema più rigido, che non prende in considerazione le peculiarità di ogni caso e funziona allo stesso modo tendenzialmente per tutti e tutte.

Student@ contro il nuovo ISEE

L’anno scorso in tutta Italia, migliaia e migliaia di studenti e studentesse si sono mobilitati/e perché, già prima della sua applicazione, avevano capito che l’impatto per i/le beneficiari/e delle borse di studio e sul pagamento delle tasse sarebbe stato disastroso. “Siamo diventati ricchi e non lo sapevamo” è stato lo slogan di manifestazioni, presidi, volantini e occupazioni, perché ciò che si prevedeva, come poi è successo, è che chi fino a ieri era beneficiario/a di borsa non lo sarebbe più stato/a l’indomani col nuovo ISEE. Ed in effetti, a pensarci bene, inserire nel calcolo dell’ISEE non solo la casa d’abitazione (come se fosse una ricchezza e non un diritto, come invece è), ma anche pensioni di invalidità o la stessa borsa di studio percepita l’anno prima è assurdo. Quei sussidi che ricevi perché ne hai bisogno diventano ricchezza.

Gli effetti di questo nuovo ISEE l’anno scorso sono stati devastanti: la media calcolata su tutta Italia è stata di una perdita di ben il 20% di beneficiari rispetto al totale calcolato col vecchio ISEE (con punte massime del 40% in Sicilia per esempio). Il Ministero ha provato a dare un contentino alle migliaia di studenti e studentesse in mobilitazione, alzando di qualche migliaio di euro la soglia massima per accedere alla borsa di studio. Ma gli effetti non sono stati per nulla tranquillizzanti. E mentre Poletti si esaltava per gli esiti positivi del nuovo ISEE, che ha scovato i “furbetti” delle dichiarazioni dei redditi, migliaia e migliaia di studenti e studentesse si ritrovano oggi a dover pagare delle tasse più alte e magari a non ricevere quella borsa di studio che serve loro per studiare. Sono diventati ricchi senza saperlo e, soprattutto, senza esserlo davvero.

E quindi?

Come dicevamo all’inizio, esperti/e non siamo e non vogliamo nemmeno esserlo.

Il punto qui è un altro, almeno per noi.

Questo nuovo ISEE sembra essere uno degli ultimi tasselli che parlano della volontà di trasformare l’università nuovamente in una realtà classista, esclusiva, alla portata di pochi/e. Questo feroce attacco ai borsisti/e e alle tasche degli/le studenti/sse è un segno che va in questa direzione. E se l’ateneo di Trento si è sempre vantato del suo status speciale e provincializzato, in realtà non è così. Perché al di là dell’ISEE, che è più una scelta imposta che altro, i tagli alle borse li hanno fatti e continueranno a farli, mentre si continua ad investire risorse in cose inutili… e dispendiose. In questo, l’università spesso viene utilizzata come tampone per i cattivi investimenti della provincia, rimettendoci direttamente o indirettamente un sacco di risorse economiche.

A nostro avviso, non possiamo passare sopra tutto questo dicendo fra noi e noi “beh, è la vita, cosa possiamo farci”. Perché non è così. Si tratta di scelte politiche che portano ad un indirizzo chiaro: se puoi permetterti di studiare bene, altrimenti amen. E non ci sta bene.

Vi ricordiamo l’assemblea di lunedì 17 ottobre, alle 18.00 nell’atrio interno di Sociologia.

Che se ai piani alti non ne vogliono parlare, a noi ci scappa di discutere insieme di tutto questo.

#ISEE_trento: riforme al sapor di tagli

UN BRUTTO RIENTRO

Non abbiamo fatto in tempo a rientrare a Tn e a riniziare il tran-tran di corsi (e corse), lezioni (e illazioni) che subito troviamo ad accoglierci le “belle notizie”. Da settimane si narra dell’ormai certo arrivo del sistema ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) in quel di Trento. Il dibattito si sta aprendo solo ora pubblicamente, ma trovava spazio già da tempo nei palazzi del potere provinciale e delle associazioni studentesche, i quali hanno deciso solo adesso di far presente a tutti gli studenti e le studentesse che il sistema ICEF sarà sostituito dall’ISEE, e che saremo tutti più o meno coinvolti in uno stravolgimento del sistema con cui fino ad adesso è stato garantito il contributo per il diritto allo studio: in parole povere cambieranno importi ma soprattutto il numero delle borse assegnate. Dopo settimane di silenzi imbarazzanti da parte di provincia, opera e gli stessi “rappresentanti” degli studenti, in data 6 ottobre troviamo sul sito della provincia degli indizi. L’assessora Ferrari ha conferito in aula circa il cambiamento ICEF-ISEE. Nessun documento, solo parole. E tra queste spicca un dato, su tutti: se con l’ICEF si riuscivano a coprire borse per più del 20% della popolazione studentesca, con l’ISEE se ne copriranno di meno, pari a circa l’11% della popolazione. Quasi il 10% in meno… ma conviene, secondo l’assessora (non si sa bene perché e per chi).
Ma non è l’unica stranezza della PAT. Già l’anno scorso avevamo constatato una riduzione nel contributo provinciale per le borse di studio.

PROGRESSIVI TAGLI DALLA PROVINCIA

Siamo andati a controllare le carte e, non ci crederete, non siamo riusciti nemmeno a recuperarle tutte.
Quello che si legge sul Bilancio di Unitn con riferimento al triennio 2016-2018 è una chiara e cospicua riduzione del finanziamento che PAT (e regione) riserveranno all’Università. Si parla infatti di una diminuzione di oltre 5 milioni e mezzo nel 2017 (125.895.000 euro) rispetto al 2016 (131.428.000). Nel 2018 verranno recuperati solo poco più di 2 milioni, pari a neanche la metà dei tagli applicati tra i due anni precedenti. Intanto nell’anno 2016 gli studenti e le studentesse hanno versato nelle casse dell’Università ben 80 mila euro di tasse in più rispetto all’anno scorso 2015. Insomma, gli unici che hanno deciso di investire nell’Ateneo trentino è stata proprio la componente studentesca!

A.A.A. BILANCIO CERCASI

Ma cosa succederà alle borse di studio? Come cambierà la situazione attuale e quanto andrà ad incidere nelle tasche degli/le studenti/sse? In merito non riusciamo a darci una risposta. O meglio, riusciamo a darci risposte poco chiare dato che le fonti da cui si riescono a recuperare dati e notizie si limitano ad articoli di giornale, dichiarazioni di esponenti politici ed esponenti delle associazioni studentesche. NON C’E’ UN DOCUMENTO CHE SIA ACCESSIBILE AL SEMPLICE STUDENTE/SSA. Le borse di studio assegnate con bando annuale percepite dagli/le studenti/sse (in sede e fuori sede) di Trento sono erogate dall’OPERA UNIVERSITARIA: ente compartecipato tra PAT ed altri enti pubblici ed anche privati. IL BILANCIO riferito all’anno 2016 LATITA DALLA DATA DELLA SUA APPROVAZIONE, NON E’ STATO MAI PUBBLICATO. Sul sito dell’ente NON C’E’ TRACCIA del documento approvato, non la settimana scorsa ma il 15 dicembre del 2015, ormai quasi un anno fa. Non ci capacitiamo di quale complicazione o altro possa giustificare un ritardo della pubblicazione di quasi 10 mesi. Mesi durante i quali si continuano a prendere DECISIONI SULLA NOSTRA PELLE SENZA neanche che si degnino di FARCELO SAPERE. Figuriamoci se hanno un qualche interesse a far trasparire le cifre che vanno a disegnare il “Come” le cose cambieranno e le logiche subdole dietro alle quali si muovono. Cos’hanno da nascondere??
Consigliamo, per appropriatezza di linguaggio di cambiare il nome sezione del sito dell’Opera da “Amministrazione Trasparente” in “Amministrazione Tra- SPARITA”!
Allo stato attuale le uniche notizie circa le nostre borse di studio sono tutte riconducibili non ad un documento, ma al riassunto (incredibilmente pubblico) di una riunione in provincia. Ciò che sappiamo è che con ISEE fino a 20.000 euro si prende la borsa, dai 20.000 ai 26.000 l’esonero delle tasse e niente borsa. Inoltre, è vero che l’ammontare delle borse potrebbe ammontare… ma la stessa assessora non si dice certa perché “le variabili da considerare sono troppe” per esserne certi. In tutto ciò, l’Ass. Ferrari si vanta di un incremento di 1 milione di euro nei fondi della PAT destinati alle borse di studio. Tuttavia, anche se i soldi aumenteranno il sistema ISEE andrà a finanziare poche borse rispetto a quelle che fino ad ora hanno consentito ad oltre 3200 studenti/sse di poter tirare avanti; escluderne più di 1000 significa andare rimettere sulle spalle degli/le studenti/sse e delle loro famiglie pesi più o meno imponenti a livello economico che incideranno sulle loro prospettive relative al percorso di studi.
Tante altre sono le incertezze che ci stanno spiazzando: ad esempio, dove è finita la tanto nominata delibera della giunta provinciale che l’Udu dice di essere riuscita (temporaneamente) a bloccare in consiglio provinciale?? Anche di quella NON C’E’ TRACCIA, non un ordine del giorno della Giunta, NIENTE che ne metta per iscritto il rinvio.
Chiaro è che siamo davanti ad un CAMBIAMENTO DRASTICO di quello che è stato il sistema universitario trentino. Con questo cambiamento di calcolo chi “beneficiava” del “contributo provinciale per il diritto allo studio” potrebbe affrontare sconvolgimenti di cui adesso non siamo neanche in grado di quantificare una stima. Infatti, vorremmo ricordare che lo scorso anno i PARAMETRI ISEE sono CAMBIATI IN PEGGIO e in tutte le città italiane gli studenti hanno dovuto fare i conti e gli scontri con TAGLI ALLE BORSE poiché erano scalati in fasce superiori e si riteneva non fossero più idonei a ricevere contributi. La retorica era diventata “Sono ricco ma non lo sapevo”. Non vogliamo anche noi ritrovarci RICCHI A NOSTRA INSAPUTA.

NOI PRETENDIAMO l’accesso all’ISTRUZIONE DI QUALITA’ che il nostro Ateneo si vanta di offrirci, poiché CI REPUTIAMO PARTE INTEGRANTE ED ELEMENTO ESSENZIALE di questa qualità!

METTERE A RISCHIO IL DIRITTO ALLO STUDIO DI STUDENTI/SSE FUORISEDE E IN SEDE, COMPORTA UNA MINACCIA ALLA VERA QUALITA’ DI CUI IL NOSTRO ATENEO DOVREBBE VANTARSI.

PRETENDIAMO UN AMMINISTRAZIONE CHE SIA DAVVERO TRASPARENTE, CHE NON ABBIA PAURA A NASCONDERE LE MODALITA’ DELLA GESTIONE DEI FONDI E LE COMPONENTI CHE SONO PARTE DEI VARI CDA. PRETENDIAMO DI CONOSCERE LE DECISIONI PRIMA CHE VENGANO PRESE E SIA TROPPO TARDI PER CAMBIARLE.

Per discutere di come si sta evolvendo la situazione e scambiarci le (poche) informazioni in merito,

->invitiamo tutte e tutti LUNEDI’ 17 OTTOBRE, ORE 18.00, nell’atrio interno di sociologia per un’assemblea<-

Stop that train! TAV = TAGLI

Se qualcuno ancora pensa che la lotta contro il TAV è puramente ideologica e anche retrograda perché contraria al progresso di un territorio; se nessuna studentessa e nessuno studente dell’Ateneo di Trento non si sente toccato personalmente dalla questione del TAV perché “non è affare mio”, allora è bene che sia pronto a ricredersi.

È impressionante la notizia che 200 milioni euro sono stati spesi per i lavori propedeutici al TAV , e altri 53 miliardi verranno spesi per la realizzazione dell’opera. Perché occuparsene in quanto studenti e studentesse universitari? In quanto Ateneo provincializzato, quindi economicamente dipendente dai fondi erogati dalla Provincia Autonoma di Trento (PAT), le scelte economiche, politiche e gestionali della PAT ricadono per forza di cose anche sull’Università, così come su altri servizi pubblici della provincia. Alla notizia che molti soldi saranno spesi per una grande opera, siamo andati a dare un occhio ai bilanci di previsione per il triennio 2015-2017 – che l’Opera Universitaria ha pubblicato nel dicembre 2014 – e questo è quello che abbiamo scoperto.

Nel 2014 l’OP ha ricevuto dalla Provincia 10.998.366 di euro, una delle entrate principali per l’ente (oltre ai contributi degli studenti con la tassa per il diritto allo studio, per esempio). La previsione che fa l’OP per il trimestre 2015-2017 è di una progressiva diminuzione di questa entrata che dunque vedrà per il 2015 10.620.600 di euro stanziati, per il 2016 9.317.000 e per il 2017 9.070.000. Se tutto questo dovesse corrispondere a verità, tra il 2014 e il 2017 l’ente trentino che garantisce il diritto allo studio riceverà ben 1.928.366 euro in meno da parte della provincia trentina.

Se questo non bastasse a capire il meccanismo, ciò è reso più palese dalle uscite previste per l’Obbiettivo 3 “Spese per la realizzazione del diritto allo studio universitario”. Nel capitolo che riguarda i trasferimenti agli studenti, le spese della voce “erogazioni in denaro” subiscono delle grosse variazioni, per cui se nel 2014 sono stati stanziati 8.367.270,38 euro, nel 2015 la spesa prevista è di 7.385.000 di euro, nel 2016 6.199.000 e nel 2017 6.092.300. Ancora una volta, calcolatrice alla mano, se quanto scritto dovesse corrispondere a verità, tra il 2014 e il 2017 i soldi stanziati per l’erogazione di borse di studio diminuiranno di 2.274.970 euro.

A noi è bastato sfogliare un bilancio di previsione di solo un ente pubblico finanziato dalla provincia per vedere quanto, nei prossimi anni, verrà tagliato. Tagli questi che riguardano la nostra possibilità come studentesse e studenti di poter studiare anche in assenza di mezzi per poterlo fare. A fronte di queste cifre e di quelle che riguardano la costruzione del TAV, ci chiediamo se dobbiamo rinunciare al nostro diritto allo studio per permettere la costruzione di un’opera inutile e dannosa per il nostro territorio e, per quanto ci riguarda, la nostra possibilità di studiare.

A chi pensa che quella contro il TAV sia una lotta ideologica e che gli studenti è meglio che stiano dentro le aule universitarie a studiare rispondiamo che lottiamo nel presente per riprenderci il futuro.