Dopo numerose e assidue ricerche siamo riusciti a trovare e a leggere attentamente il testo della delibera della Provincia Autonoma di Trento (P.A.T.) che riguarda la famosa riforma delle borse di studio in Trentino. Lo scenario che si presenta ai nostri occhi non è dei migliori, anche se per le rappresentanze studentesche l’ISEE è uno strumento più efficace dell’ICEF per la tutela del diritto allo studio. Ciò di cui fondamentalmente si parla in questa delibera è il passaggio da ICEF a ISEE, conformandosi così alle norme nazionali.
Cosa effettivamente cambierà… e come?
Abbiamo già approfondito come cambieranno i parametri di assegnazione e come, col nuovo ISEE, si rischia di divertare ricchi senza saperlo. Ci siamo chiesti questa volta come cambieranno le borse, in termini sostanziali. In questo momento con l’ICEF gli importi minimi e massimi per gli studenti considerati in sede o pendolari sono rispettivamente 500 e 2.600 euro all’anno, mentre per i fuori sede si va dai 1.200 ai 5.000 euro l’anno. Con L’ISEE e il rispetto degli importi stabiliti dalle normative nazionali, la situazione diventa la seguente: per gli studenti in sede la borsa di studio andrà da un minimo di 1.250 ad un massimo di 2.500 euro (e già qui possiamo notare un abbassamento, seppure minimo, di 100 euro alla soglia massima); i pendolari potranno beneficiare di una borsa minima di 1.411 e una massima di 2.822 euro; per gli studenti fuori sede gli importi minimi e massimi saranno 2.560 e 5.118 euro.
Cambiamenti ce ne sono, inevitabilmente… ma è tutto oro quello che luccica?!
Dalle previsioni
Per capire questo ci aiutano i pochi documenti trovati circa le previsioni che la Provincia ha svolto circa il passaggio da ICEF al nuovo ISEE.
Nell’anno 2015/2016 i beneficiari di borsa di studio sono stati 3.286 e la Provincia ha erogato una somma pari a 6 milioni di euro destinati alla voce “diritto allo studio”. Parte di questi fondi (probabilmente non tutti) sono stati utilizzati insieme ad altri dall’Opera Universitaria, ente preposto per l’erogazione di servizi per il diritto allo studio, per le borse di studio. Ciò che le previsioni fatte dalle Provincia ci dicono che con il nuovo ISEE e utilizzando il limite fissato di 20.000 euro i beneficiari di borsa di studio saranno 2.000… quindi ben più di un terzo in meno rispetto all’anno scorso (1.286 student* in meno). E se è vero che chi si è immatricolato sotto il regime dell’ICEF continuerà con l’ICEF, non è possibile pensare che basti così poco per lavarsi mani e coscienza, perché un terzo dei beneficiari in meno PREVISTI fanno pensare che nella realtà la situazione potrebbe essere ben peggiore.
Ma non finisce qui.
La Provincia proclama non solo che le borse avranno importi più alti ma che investirà ben 1 milioni e di euro in più per il diritto allo studio: dai sei milioni dell’anno 2015/2016, la P.A.T. prevede un’erogazione di 7 milioni. Il problema dunque dove sta? Nel fatto che se il numero di beneficiari diminuirà notevoltemente la Provincia in realtà investirà 1 milione di euro in più per il diritto allo studio per finanziare alla fine meno borse di studio. E questo fa decisamente dubitare su quanto sia innovativo, equo, giusto, o semplicemente funzionale, il nuono ISEE.
Tornando alla delibera
Ma se non vogliamo basarci solo su previsioni, andiamo al sodo… e torniamo alla delibera della Provincia. In questa, la Provincia si impegna a (testualmente) “garantire l’assegnazione delle borse di studio a tutti gli studenti risultati idonei”, cioè coprire il 100% delle borse di studio a coloro che ne risultino beneficiari. Ridiamo e ci sentiamo anche un presi in giro da questa “promessa solenne”: semplice promettere una copertura totale se il numero dei beneficiari è destinato a diminuire in maniera abbastanza drastica, di più di un terzo!
Ma il punto più critico che emerge dalla lettura del testo della delibera è un altro. Al suo interno infatti si menziona il D.M. n. 174 del 23 marzo 2016, decreto con cui il MIUR stabilisce l’utilizzo del nuovo ISEE anche all’interno dell’università pubblica. In questo decreto, il limite minimo dell’ISEE dettato dal Ministero dell’Istruzione è di circa 15.000 euro ed il massimo di 23.000 euro. Si lascia poi discrezionalità ad ogni regione nel ragionare all’interno di questi due paletti i minimi e i massimi da applicare. La Provincia dunque potrebbe tranquillamente scegliere di adottare una soglia più alta rispetto a quella decisa, e quindi aumentare di almeno altri 3000 euro la soglia che determina chi può beneficiare o meno della borsa di studio. Ma l’interesse della Provincia, rispetto a quello che l’assessora ha più volte detto e ridetto, non era quello di garantire quante più borse possibili? forse la Provincia, poverina, non è al corrente che potrebbero aumentare la soglia massima?!
Se proprio volete saperlo, la Provincia è perfettamente a conoscenza di questa possibilità. Infatti, se ritorniamo alle previsioni di cui abbiam o parlato prima, si prova a fare un prospetto anche con un massimale a 23.000 euro… ma mancano la previsione di spesa e la previsione del numero di beneficiari. Insomma è come se fosse un’opzione che non è stata seriamente presa in considerazione, tant’è che mancano le previsioni reali rispetto a questa possibilità. In tutto questo, quello che davvero ci fa ancora più pensare è il fatto che le informazioni contenute in questo articolo, che noi con qualche difficoltà siamo riuscit* a recuperare, non sono mai state rese pubbliche dalla Provincia Autonoma di Trento. O meglio, la Provincia lo ha fatto, ma quando ormai le decisioni erano già state prese, a delibera firmata e approvata.
Quella che la Provincia chiama riforma, noi lo chiamiamo taglio al diritto allo studio. Taglio perché il numero dei beneficiari, tramite il nuovo ISEE, diminuirà sensibilmente, e taglio perché nonostante il paventato finanziamento di un milioni di euro in più, in realtà l’Opera Universitaria l’anno scorso prevedeva un sensibile taglio dei fondi ricevuti dalla PAT per garantire i suoi servizi. Eppure i fondi ci sono ma vengono investiti in altro modo. Un esempio? Il 19 novembre verrà inaugurata la nuova biblioteca centrale di ateneo al centro del quartiere delle Albere, l’esempio di speculazione edilizia più grande all’interno della città di Trento. Un quartiere fantasma, che necessita di fondi universitari per essere ripopolato, andando a riparare un errore della Provincia, a spese degli studenti. Stato di fatto confermato recentemente da alcuni dati: ad oggi circa il 40% delle Albere risulta invenduto. Ciò che è stato smerciato fino ad ora è pari a 220 milioni di auro, metà della quale (110 milioni) è stata pagata da enti pubblici per il MUSE e per la biblioteca delle Albere. Nello specifico, la biblioteca delle Albere alla fine della fiera dovrebbe essere costata circa 75 milioni di euro (a fronte dei 60 milioni che si sarebbero spesi col vecchio progetto di Botta). Soldi della Provincia, dell’Università. Tanti soldi, tantissimi, spesi male. Di esempi ne avremmo ancora tanti per mostrare come la P.A.T. usi l’Università per investire soldi sul territorio in modo poco pulito e non trasparente, togliendo così risorse al diritto allo studio.
L’assessora all’Università Ferrari e i politicanti locali vorrebbero trasformare l’università in un’istituzione formativa elitaria, accessibile a pochi. Noi al contrario vogliamo che l’università continui ad essere un luogo di produzione e condivisione di sapere critico accessibile a tutt* indipendentemente dal reddito familiare.
BASTA TAGLI AL DIRITTO ALLO STUDIO
#sgancialaborsa #ISEE_trento