Ianeselli(k), noi beviamo anche senza patente!

Siamo tornat3 mmerde, dopo aver digerito i cenoni e l’alcol ingurgitato per non sentire le battutacce di zio Pino durante le feste siamo tornat3 nella nostra amata Trento carich3 per affrontare l’ennesima sessione cercando di schivare il covid come le pallottole in Matrix.

Nonostante la nostra assenza fisica i nostri occhi sono rimasti puntati sulla città del degrado e della movida selvaggia (no non stiamo parlando di Tijuana ma di come viene descritta Trento dai giornalai nostrani), e non ci è di certo sfuggita la nuova trovata del consiglio comunale capitanato dal Sindac(alar)o Ianeselli(k).

Contrastare la “movida” a Trento è sempre stata la prima preoccupazione del consiglio comunale di turno, questa volta però l’esagerazione è palese: il regolamento approvato recentemente consente all’amministrazione comunale di individuare zone sensibili dove poter imporre un divieto di consumo degli alcolici dalle ore 23 alle ore 6 (a meno che tu non stia sedutə ad un plateatico di un bar bevendo gintonic chicchissimi a botte di 10€); non basta, per l3 gestor3 dei locali viene istituita una “patente a punti” con l’unico scopo di penalizzarl3 mentre svolgono il loro lavoro con sanzioni che varieranno dalle multe fino alla chiusura temporanea dell’attività. Viene imposto anche l’obbligo di ingaggiare steward convenzionati con la questura (contattat3 e pagat3 dall3 esercent3) per mantenere la sicurezza e l’ordine all’esterno del locale ogni volta che l3 gestor3 organizzano un qualsiasi evento nel loro locale.

Non è difficile immaginare già da ora quali saranno le zone colpite dall’ennesimo provvedimento repressivo, non sarà di certo la zona di Largo Carducci dove si trovano i bar frequentati dalla Trento-bene, né la zona di via Oriola dove, al bar “La Bella Vita”, si sciabolano bottiglie da 400€ fino alle 5 del mattino. Come accade da sempre i provvedimenti si abbatteranno sulle solite zone note dove l3 student3 squattrinat3 si ritrovano per creare un minimo di socialità senza dover sperperare i pochi quattrini avanzati dall’affitto (pochi visto che come sappiamo bene gli affitti in questa città sono tutt’altro che bassi, vedere @affitto.demmerda), luoghi per altro fisicamente adiacenti a quelli elencati in precedenza, ma che a quanto pare disturbano in modo completamente diverso la popolazione Trentina.

Questa retorica della socialità degrado deve finire, la militarizzazione dei luoghi di aggregazione in questa città ha passato il limite già durante gli scorsi anni, intensificandosi ancora una volta durante il primo semestre quando ad ottobre è stata diramata l’ennesima ordinanza di cui abbiamo già parlato (qui trovate l’articolo) accompagnata da una camionetta in pianta stabile nella Piazzetta di via Santa Maria Maddalena (zona Scaletta).

Come ripetiamo da anni, chiudere piazze ed emettere ordinanze “anti-degrado” non risolverà in alcun modo il problema degli spazi per l3 giovan3, spostare il problema non significa risolverlo. Dopo la zona della scaletta con tutta probabilità toccherà a Piazza d’Arogno e/o a qualsiasi altra piazza dove l3 giovan3 menti decideranno di incontrarsi per bersi qualche birra dopo le lezioni e le ore passate in aula studio. Il messaggio che arriva dalle istituzioni cittadine è nuovamente chiaro: l3 student3 sono ben accett3 finchè tengono alta la nomea nazionale dell’ateneo e finchè svuotano i loro portafogli in affitti sempre più alti per riempire le tasche dei soliti noti, ma diventano una minaccia quando vogliono vivere gli spazi della città a modo loro.

Ma non temete, per ora studiamo e cerchiamo di portare a casa più CFU possibile (che prima o poi qui ci si deve pur laureare), aspettando di prenderci la nostra rivincita. Presto la musica trash e il CURrello torneranno a farsi sentire nelle strade di Trento.

Alla richiesta del Sindac(alar)o e del comitato anti-degrado che pretendono una città morta dopo il tramonto e attenta al decoro urbano rispondiamo come abbiamo sempre fatto: è ora di DECORE.

Ianeselli! Fatti uno champagnone!

Mercoledì 30 settembre, una di notte, 66cl nello zaino. Me ne vado sbronzo con una dozzina di comparx per le vie del centro. A na certa si decide di ammazzare la serata al bar dei giuristi: il Gatto Gordo. Ammazzare nel senso di ammazzare noi e le nostre finanze visti i prezzi slow food dell’alcool trentino, ma vabbè per una volta va così. Insomma, arriviamo in sto posto e manco farlo apposta ci si presenta in tutto il suo grottesco splendore la solita scena di vita trentina. In poche parole: ci sta sto vecchio residente – con due borse della spesa (perché?) – incazzato come no scorpione per il casino proveniente dalla via del Gatto Gordo, che sta per prendersi a stecche col barista del suddetto bar. E poi vabè solito cerchio di studenti sbronzi intorno a caldeggiare il massacro e a prendere per il culo sto tipo con le vene fuori dal collo. Vabè arrivan gli sbirri, la gente se ne va, il vecchio per poco non finisce in caserma e bon, tutti a dormire.

la scena soprastante è letteralmente esemplare di come a Trento non si riesca a trovare una quadra per quanto riguarda la socialità studentesca e l’abitare il centro città.

Giovedì 8 ottobre, il neo eletto sindaco Franco Ianeselli, fresco fresco di una campagna elettorale dove, fra imbarazzanti via crucis della sicurezza (vedi chiusura negozi etnici in piazza della Portela), leccate di culo a Renzi, e sermoni tanto sentimentali quanto vaghi sulla bellezza del vivere in una città aperta e giovane, firma un’ ordinanza in cui vieta la vendita di alcolici nella zona di piazza Santa Maria Maddalena (per gli under 60: la Scaletta).

Piatto ricco mi ci ficco, il buon questore piazza una decina di volanti -fisse in piazzetta e luci blu accese- a sorvegliare la zona (letteralmente più volanti che persone, vedi foto). Gestione dell’ordine pubblico in piena continuità con il presidio permanente in piazza della Portela di qualche mese fa contro la situazione di “degrado” causata dai negozi etnici.

Le motivazioni reali di tali misure sono le solite: in Scaletta c’è un casino della madonna e i residenti si lamentano. Il fatto che i contagi siano in aumento non è altro che un pretesto per far cessare una buona volta la movida in piazzetta conservatorio.

Il fatto che una giunta di centro sinistra attui delle misure draconiane, in tema di ordine pubblico -che potrebbero tranquillamente rientrare nel programma elettorale di Fratelli d’Italia- stupisce solo le associazioni studentesche ben pensanti.

Sappiamo come stanno le cose a Trento: gli studenti modello devono studiare, andare al supermercato, pagar gli affitti e bere gin tonic da 8 euro in Largo Carducci (via letteralmente a 100m dalla Scaletta, mai toccata dalle ordinanze, piena zeppa di fighetti). Gli studenti insomma fanno comodo fin quando portan soldi (si stima che intorno al 40% del bilancio cittadino sia dovuto alla presenza dell’università), poi quando iniziano a costituirsi parte della vita cittadina vengono bollati come au(n)tori supremi del degrado.

Altro fattoda notare è come la questura ne esca con le mani pulite, quando nella realtà dei fatti, se la firma dell’ordinanza spetta al sindaco, la scelta nella gestione della piazza è decisa dal questore. Cioè che la decisione di mettere un numero spropositato -e inutile- di volanti per dare la parvenza di un qualche controllo sulla situazione è decisa dalla questura. Tradotto: di merda ce n’è per tutti, anche per il caro questore oltre che per il sindaco.

 

Comunque sia andiamo avanti…

Alla luce degli avvenimenti delle ultime settimane occorre fermarsi e riflettere per cercare di vederci chiaro: a ben vedere, la colpa di tutto questo delirio non è né degli studenti né dei residenti. È ovvio che gli uni han voglia di far festa e gli altri han voglia di dormire, il problema è che continuando a bollare uno dei due attori come colpevole della guerra in corso (irrispettoso del quieto vivere o vecchio reazionario bastardo) , ci si continua a mordere la coda. Questo sfocia nella pretesa ideale che una delle due parti si auto regoli: nel falso appello su facebook a responsabilizzarsi. Che ovviamente è impossibile e quindi via di ordinanze. Aggiungi il covid e il piano è completo.

La vera colpa invece è di chi progetta la vita cittadina, della giunta comunale e affini. Il problema è che a Trento di riuscire ad integrare la vita studentesca con quella cittadina non è mai importato un cazzo a nessuno, la confusione genera mostri. Gli unici tentativi sono stati la costruzione delle Albere, un quartiere fantasma costosissimo (da costruire e da vivere), e del Sanbàpolis, uno studentato nel bel mezzo del nulla.

 

A Trento non c’è un posto accessibile (e vivibile) dove gli studenti possano trovarsi senza ledere alla voglia di dormire dei residenti, da questo nasce la guerra dei mondi. Trento quest’anno ha superato Bolzano come città più costosa d’Italia: è chiaro che gli studenti si concentrano dove l’alcool costa meno o si bevono i birroni del supermercato in piazzetta. Cosa dovrebbero fare? Delapidare le loro (dei loro genitori) finanze a forza di birre artigianali da 6 euro?

In assenza di un’alternativa desiderabile la movida si scompone e si riforma in un’altra parte della città -come avvenuto per la zona di Santa Maria Maggiore qualche anno fa- e così all’infinito, fino a che le secchiate d’acqua dalla finestra non diventeranno calderoni d’olio bollente.

POLIZIA NEGLI STUDENTATI? NO GRAZIE!

Si dice che, a volte, la realtà superi la fantasia. Ebbene questo è uno di quei casi. È notizia di questi giorni l’ordine esecutivo con il quale Fugatti, il re sole de noantri, predispone la cessione di 16 stanze dello studentato Mayer per ospitare la nuova truppa di poliziotti che arriverà a Trento (erano forse quelli destinati ai corsi di genere nelle scuole superiori?). Naturalmente questi uomini in divisa, verranno a rendere più sicuro quel bronx che è il capoluogo trentino.

Come Collettivo Universitario Refresh, riteniamo indecente e inaccettabile la nuova genialata della giunta provinciale, ma soprattutto ci sorgono spontanee alcune domande. Se la sicurezza è tanto cara alla Lega trentina, quale sicurezza ci può essere nel vedersi negato un proprio diritto, come il diritto allo studio e all’alloggio? Quale sicurezza può esserci nel vedersi buttat* fuori dalla stanza in si è abitato per mesi, in una città in cui il problema di alloggi e affitti e student* è ormai lampante per tutt* ? Quale sicurezza ci può essere nel condividere uno studentato con i prodi agenti della polizia italiana, celebre per il rispetto dei più basilari diritti?

Sappiamo bene che queste domande non riceveranno alcuna risposta da parte di una giunta provinciale in grado esclusivamente di reprimere, tagliare ed escludere. Oltre alla rabbia e all’indignazione, il nostro pensiero va a quelle persone che dovranno lasciare lo studentato e continueremo a seguire la vicenda perché se la Lega pensa di poter fare i propri porci comodi in università ha proprio sbagliato a capire e troverà sempre studentesse e studenti ad opporsi alle sue decisioni.

L’ANTIFASCISMO E’ PRATICA QUOTIDIANA. NO AI FASCISTI IN UNIVERSITA’!

In queste settimane si sta tenendo in università la kermesse di incontri “gli occhi della guerra” organizzata da UDU Trento. Portiamo all’attenzione il secondo incontro del ciclo: “L’Odissea libica – Fra il conflitto civile, i lager e la disperazione dei migranti” che il 15 Ottobre in aula Kessler avrebbe dovuto avere come relatori i giornalisti Fausto Biloslavo e Francesco Floris.

Qual è il problema? Direte voi.
Fausto Biloslavo è un ex militante di Fronte della gioventù, gruppo giovanile del partito fascista dell’MSI dell’ex gerarca della repubblica di Salò Giorgio Almirante. Idee che, come risulta dalle sue “opere” e dalle sue uscite pubbliche, non ha mai rinnegato.
Biloslavo ha infatti diverse pubblicazioni per le case editrici fasciste Ferro Gallico e Altaforte, legata a doppio filo a Casa Pound. Biloslavo risulta essere tra gli pseudo-storici revisionisti sui fatti dell’espansione dell’Italia fascista nei balcani e la successiva cacciata da parte delle truppe partigiane. In questo modo egli ha contribuito alla soffocante narrazione degli “italiani brava gente” sui crimini atroci commessi dalle truppe fasciste in Slovenia ribaltando la dialettica oppressi-oppressori e appiattendo la storia sui fatti quantomeno oscuri riguardanti le foibe. Non a caso è uno dei più grandi sostenitori del film revisionista “Rosso istria”.
Pare inoltre sia avvezzo a frequentare i peggiori personaggi della politica veronese. Qualche mese fa lo ritroviamo a sedere in un incontro a fianco di Andrea Bacciga, consigliere comunale divenuto celebre alle cronache per aver eseguito il saluto romano in comune durante la protesta di Non una di Meno contro l’approvazione della delibera antiabortista “Verona città della vita”.
Questo in aggiunta alle molteplici dichiarazioni contro l’operato delle ong che agiscono nel mediterraneo.

Riteniamo inaccettabile che questi personaggi siano invitati dentro l’università. E’ ancora più inaccettabile che associazioni studentesche che si riempiono la bocca di retorica antifascista gli stendano il tappeto rosso. Adesso che la sbornia antifascista causata dall’antisalvinismo pare sia giunta al termine (peccato che i due decreti sicurezza siano ancora lì) è necessario prendere posizione: nessuna agibilità ai fascisti nelle città!
Il fascismo è la negazione di tutte le libertà, è la cementificazione del potere costituito: misogninia, razzismo, trans-omo-lesbonegatività e classismo. E da questo paese non se n’è mai andato via. Esso continua ad esistere nelle idee, nelle politiche, nei media. Accettare – o favorire- la presenza del fascismo, e di persone che si richiamano ad esso nelle sue varie forme, significa assecondare le infiltrazioni culturali di esso nella nostra società. Ed in un periodo storico come questo, in cui il revival nero lotta per essere egemone, non essere partigiani è complicità. Invitare queste persone in dibattiti pubblici mascherando la realtà tramite il format mediatico “parte e controparte” è illusione. Perché è questo format che ha permesso alle idee fasciste di trovarsi uno spazio nel dibattito pubblico, è questo format, sul quale da anni si appiattisce la politica, che sta contribuendo alla sua lacerazione.
Noi non lasceremo che i fascisti si prendano ulteriore spazio!

 

 

Abbiamo lanciato un presidio universitario per contestare la presenza di Biloslavo in Università e grazie alla nostra determinazione insieme a quella di student* antifascist* l’incontro è stato annullato poche ore prima dell’inizio. 

SALVINI SCAPPA. TRENTO TI HA RIFIUTATO

Come ogni anno dal 29 Maggio al 2 Giugno Trento ospita il rinomato Festival dell’Economia, luogo di confronti e dibattiti tra economisti ed esperti di vario genere, tendenzialmente orientato verso l’ideologia liberista e che negli anni ha accolto da Renzi a Soros, da Stiglitz alla Fornero.
La Lega, che in Trentino ha vinto le lezioni ad ottobre attaccando frontalmente la direzione del festival, in particolare il direttore scientifico (ed ex presidente dell’INPS) Tito Boeri, ne aveva minacciato la sua chiusura.
Ma si sa, tra liberisti e fascisti non si fa fatica a trovare dei buoni compromessi, e il festival, quest’anno incentrato sui temi di “Globalizzazione, nazionalismo e rappresentanza”, era pronto ad accogliere a braccia aperte il personaggio del momento, l’uomo forte della lega: il capitano Matteo Salvini.
Questo bilanciamento di forze tra sovranisti e liberisti mostra come capitale e ultranazionalismo fascista siano in realtà due facce della stessa medaglia, due ideologie dello sfruttamento che si rafforzano l’un l’altra difendendo gli stessi interessi padronali, una riproducendo e mistificando lo stato delle cose, l’altra reprimendo e convogliando la rabbia di una moltitudine stanca e impoverita in idee razziste e reazionarie.
Il nostro Matteo avrebbe dovuto tenere un incontro su immigrazione e sicurezza al Teatro sociale, introdotto dal bocconiano Paolo Pinotti.
Appena venuta a conoscenza della presenza del ministro degli interni, la città di Trento ha lanciato un messaggio forte e chiaro: Salvini NON è il benvenuto!
E mentre gli eventi di striscionate collettive diventavano virali sui social, il 21 Maggio un gruppo di persone ha lanciato un’assemblea pubblica aperta a tutta la cittadinanza alla quale hanno risposto diverse realtà e soggettività che animano diversi percorsi di lotta in tutto il Trentino. Dall’assemblea è emersa (da quasi tutte le realtà) la necessità di unire le forze per organizzare un corteo compatto e determinato, pronto ad avvicinarsi al teatro per manifestare il proprio dissenso alle politiche violente, razziste e autoritarie di questo governo e del ministro degli interni che, rinvigorito dal risultato elettorale delle europee, è pronto a far passare il suo “decreto sicurezza bis” in cdm (per info su cosa prevede il decreto https://www.internazionale.it/…/13/bozza-decreto-sicurezza-…).
Il corteo attraverserà la città, partendo da Piazza Dante e arrivando in prossimità del teatro sociale, portando contenuti contro guerra, razzismo, sessismo e sfruttamento, con l’obiettivo di portare in strada la contrarietà della città alla presenza del ministro, sulla linea di quanto accaduto a Napoli,Firenze, Bari, Milano e tantissime altre città Italiane in cui il capitano si è ritrovato accerchiato da studenti e studentesse, lavoratori e lavoratrici, disoccupat* e precari*.
Oggi viene confermata la notizia che aleggiava nell’aria: Salvini non sarà presente al festival. Il ministro degli interni non è in grado di girare libero per le città senza militarizzarle, e, quando non è in grado di circondarsi di sbirri, scappa. Troppo rischioso a livello di opinione pubblica blindare una città come Trento durante il festival dell’economia, troppo costoso chiamare reparti celere dal resto d’Italia per reprimere il dissenso. Troppo evidente la difficoltà del ministro nel gestire il moltiplicarsi di manifestazioni contro i suoi comizi.
A noi ci troverete sempre dalla stessa parte, quella di chi lotta e di chi resiste. Lui lo troverete a scappare, ogni qualvolta non riesce a barricarsi dietro gli scudi della polizia.

CONFERMATO IL RITROVO UNIVERSITARIO ALLE 12.30 A SOCIOLOGIA

Il dissenso non si sgombera. Riflessioni sui fatti del 22 marzo.

Ieri alle 18.00 presso sala Belli della provincia, su iniziativa dell’assessore all’istruzione Mirko Bisesti e dell’assessore alle politiche sociali Segnana, si è svolto un incontro dal titolo “Donne e Uomini, solo stereotipi di genere o bellezza della differenza?”
Come studenti e studentesse dell’università di Trento abbiamo deciso di partecipare all’incontro perché aperto al pubblico e secondo noi privo di qualsiasi validità scientifica.
I relatori erano Emiliano Lambiase, psicologo clinico e psicoterapeuta che ha collaborato più volte con l’avvocato Amato (uno dei più ferventi animatori del movimento “anti gender” co-organizzatore del family day e fondatore di “Giuristi per la vita”) Maristella Paiar avvocata e consigliera nazionale di “Giuristi per la vita” e Maria Cristina del Poggetto, medico-chirurgo specializzata in psichiatria, autrice di diversi articoli per la rivista Notizie Pro-vita (antiabortisti, difensori della famiglia tradizionale).
Un incontro “militante” di partito organizzato all’interno del palazzo della Provincia, che arriva dopo i tagli ai corsi di educazione al genere nelle scuole e una settimana prima del “world congress of families”, congresso che ospiterà a Verona diversi personaggi della destra ultra-cattolica e reazionaria.
Un convegno politico ideologico e privo di confronto a cui la cittadinanza non ha potuto partecipare.

Dalle 17.00 infatti si è riunito un gruppo di persone di fronte al Palazzo per entrare ed esporre il proprio dissenso, cosa che non è potuta accadere a causa della selezione effettuata all’ingresso, per la quale non è stata data nessuna giustificazione se non la scusante del numero limitato di posti. Un convegno che sarebbe dovuto essere pubblico, per lo più patrocinato dall’assessorato alla cultura e alle pari opportunità, si è rivelato essere una discussione antiscientifica avvenuta tra un pubblico di intim* e selezionat* in cui la voce critica è rimasta tagliata fuori.
Un insieme di soggettività critiche, costituite da studenti e studentesse (anche minorenni), insegnati, ricercatori, ricercatrici e società civile si sono ritrovate, quindi, di fronte alla chiusura totale delle istituzioni e hanno deciso di non rimanere in silenzio. E’ stato infatti occupato il corridoio del palazzo della provincia (che ricordiamo pubblico di tutti e di tutte) per chiedere spiegazioni rispetto a quanto stava succedendo. Consapevoli della vergogna che accadeva di fronte ai nostri occhi, si è improvvisato un presidio durante il quale sono susseguiti diversi interventi e sono stati intonati cori di protesta, mentre un numero spropositato di forse dell’ordine in tenuta antisommossa raggiungeva il presidio auto-organizzatosi nei corridoi. Ad un certo punto, davanti agli occhi increduli di molti e di molte, la polizia ha risposto al dissenso caricando senza preavviso le persone costrette fuori dalla sala. La risposta ai nostri contenuti è stata la forza e la repressione attraverso l’impiego delle forze del disordine che hanno illegittimamente e violentemente spinto fuori chi chiedeva a gran voce una spiegazione e un confronto (tra le quali anzian*, minori e una donna incinta) nella totale incapacità di gestire la situazione che la stessa polizia ha generato.

Nel trambusto creatosi in seguito alla carica, durante la quale molte persone sono rimaste contuse e cinque ferite, sono state trattenute circa trenta persone all’interno dell’edificio, delle quali, nonostante le nostre pressioni, per un lungo periodo di tempo non si hanno avuto notizie. In seguito siamo stati informat* di diversi abusi da parte della polizia, tra le quali molestie e insulti sessisti rivolti ad una studentessa minorenne. Una volta rilasciate si è andato a creare spontaneamente un nuovo presidio di fronte alla provincia, durante il quale si ha avuto modo di realizzare quanto accaduto, dando vita a ulteriori interventi e momenti di confronto. Nonostante il visibile shock emotivo delle persone caricate, sottolineiamo il vergognoso comportamento delle forze dell’ordine che non hanno nemmeno avuto la decenza di nascondere la loro soddisfazione per quanto accaduto e ci indigniamo per le indecenti provocazioni del consigliere comunale Cia, che ha insultato i manifestanti dando loro dei “Democratici di merda”, e per il comportamento del ragazzino che si improvvisa assessore, Mirko Bisesti, il quale ha avuto la faccia tosta di accusare i manifestanti di essere “nazisti rossi” e, non contento, si è permesso l’inaccettabile provocazione di uscire col sorriso, scortato dalla polizia, causando un’ulteriore carica.

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Per noi ciò che è successo ieri è inaccettabile e intollerabile sia per i contenuti fascisti e autoreferenziali dell’incontro, sia per la pericolosa e imprevedibile gestione dell’ordine pubblico.
A questo punto riteniamo necessario e urgente auto-convocarci in assemblea per discutere collettivamente dei fatti gravissimi successi ieri e di come reagire di fronte a tanta arroganza.
Vogliono dividerci e spaventarci, rispondiamo alzando la testa senza farci intimidire. Se pensano che una carica di polizia, carabinieri e guardia di finanza possa fermare i nostri corpi ribelli si sbagliano, noi rimaniamo ai nostri posti sempre più determinat*.

Vi aspettiamo tutti e tutte a Sociologia martedì 26/03/2019 alle ore 18.00
Loro si barricano dentro le stanze noi ne parliamo alla luce del sole.
Siamo nel giusto, consapevol* che la vera differenza la fanno i corpi che resistono!