Birra sul degrado

Abbiamo deciso di lanciare questo flashmob in quanto già da due anni, come Collettivo Universitario Refresh, stiamo portando avanti un percorso e un ragionamento sulla socialità e sugli spazi pubblici cittadini. “BIRRA SUL DEGRADO” non nasce dunque dal nulla ma si fonda su un ragionamento che va avanti ormai da tempo, il quale vuole rovesciare il modo in cui gli studenti e le studentesse universitarie sono percepiti a Trento.

Le numerose occupazioni che abbiamo fatto in questi anni avevano come obiettivo quello di segnalare alla cittadinanza e alla Provincia stessa il fatto che Trento è piena di stabili pubblici lasciati all’abbandono e al degrado, come l’ex mensa del Santa Chiara o l’ex Centro di Salute Mentale di via Romagnosi. Abbiamo raggiunto delle vittorie, la più importante la riapertura della mensa in via 24 maggio, avvenuta a seguito sempre di una nostra occupazione. Siamo inoltre riusciti ad aprire un dibattito in città su questo tema, a dimostrazione di come gli stessi cittadini trentini non vedano di buon occhio tutti questi luoghi abbandonati.

L’altro piano su cui ci stiamo muovendo è quello degli spazi pubblici all’aperto, contestando le ordinanze di stampo securitario che il Comune di Trento emana da un po’ di tempo a questa parte. Ordinanze che non vanno a risolvere i veri problemi che questa, come molte altre, ha ma che alimentano invece lo svuotamento delle piazze, rendendole ancor meno sicure. Già dallo scorso anno (ma quest’anno ancora di più) assistiamo a presidi permanenti di polizia e carabinieri in Piazza Santa Maria Maggiore, da sempre luogo simbolo della vita universitaria. In questo periodo sono aumentate anche le retate, le perquisizioni e le identificazioni, senza nessun apparente motivo. Santa Maria Maggiore per noi è un simbolo, così come lo è l’ultima ordinanza che vieta la vendita di alcolici da asporto dalle 21 alle 7, che per noi simboleggia quella che è una città chiusa e senza vita.

Una città che vede il degrado negli studenti e nelle studentesse che escono la sera e che non si rinchiudono nelle loro aule. Non è ghettizzandoci o escludendoci dalla realtà cittadina, non è militarizzando una piazza che si elimina lo spaccio. Il fatto che l’ordinanza colpisce solamente una delle attività commerciali presenti in quella zona fa ben capire come sotto questa iniziativa ci sia il Comitato del quartiere di Torre Vanga, il quale dice di avere a cuore il benessere di Trento e dei suoi abitanti, ma che nasconde in realtà interessi puramente economici.

Abbiamo deciso di scendere in piazza con un flashmob non tanto perché ci infastidisce non poter più acquistare le birre in lattina, ma perché riteniamo che Trento non sia sempre più in grado di rispondere a quelle che sono le normali esigenze di uno studente universitario, il quale oltre allo studio ha diritto a dei momenti di socialità vissuti in una piazza. La cittadinanza trentina continua a vedere nel giovane studente – magari fuori sede – un estraneo che crea disordine ed è fonte di degrado, dimenticandosi che ogni anno migliaia di studenti pagano affitti, fanno delle spese, frequentano i locali e i bar del centro, contribuendo a mandare avanti l’economia di questa città.

Vogliamo rovesciare questa dinamica scendendo in piazza, come abbiamo sempre fatto, in modo gioioso e colorato, mostrando che esiste anche una componente attiva, giovane e sociale, che non vuole vivere in una vetrina. La risonanza che questo evento ha avuto pensiamo sia segno di un reale senso di disagio avvertito da tutti gli studenti e le studentesse dell’ateneo trentino. Vogliamo far capire che una città più viva è una città più sicura e che i giovani sono e devono essere considerati una risorsa preziosa per Trento, come per qualsiasi altro posto.

Il problema del degrado secondo noi si può risolvere, ma non in questo modo, non limitando le libertà dei singoli o andando a colpire le piccole attività commerciali. Si può risolvere ridando vita alle piazze, alle strade, promuovendo la socialità e lo scambio di idee ed esperienze fra le persone e questo è quello che facciamo noi con i nostri aperitivi ormai da più di un anno, con le nostre occupazioni e le nostre iniziative fuori e dentro l’università. Questo flashmob ha portato in piazza la nostra idea di città e la nostra voglia di cambiamento.

CHI VIVE LA CITTÀ ODIA LE ORDINANZE!

Stop that train! TAV = TAGLI

Se qualcuno ancora pensa che la lotta contro il TAV è puramente ideologica e anche retrograda perché contraria al progresso di un territorio; se nessuna studentessa e nessuno studente dell’Ateneo di Trento non si sente toccato personalmente dalla questione del TAV perché “non è affare mio”, allora è bene che sia pronto a ricredersi.

È impressionante la notizia che 200 milioni euro sono stati spesi per i lavori propedeutici al TAV , e altri 53 miliardi verranno spesi per la realizzazione dell’opera. Perché occuparsene in quanto studenti e studentesse universitari? In quanto Ateneo provincializzato, quindi economicamente dipendente dai fondi erogati dalla Provincia Autonoma di Trento (PAT), le scelte economiche, politiche e gestionali della PAT ricadono per forza di cose anche sull’Università, così come su altri servizi pubblici della provincia. Alla notizia che molti soldi saranno spesi per una grande opera, siamo andati a dare un occhio ai bilanci di previsione per il triennio 2015-2017 – che l’Opera Universitaria ha pubblicato nel dicembre 2014 – e questo è quello che abbiamo scoperto.

Nel 2014 l’OP ha ricevuto dalla Provincia 10.998.366 di euro, una delle entrate principali per l’ente (oltre ai contributi degli studenti con la tassa per il diritto allo studio, per esempio). La previsione che fa l’OP per il trimestre 2015-2017 è di una progressiva diminuzione di questa entrata che dunque vedrà per il 2015 10.620.600 di euro stanziati, per il 2016 9.317.000 e per il 2017 9.070.000. Se tutto questo dovesse corrispondere a verità, tra il 2014 e il 2017 l’ente trentino che garantisce il diritto allo studio riceverà ben 1.928.366 euro in meno da parte della provincia trentina.

Se questo non bastasse a capire il meccanismo, ciò è reso più palese dalle uscite previste per l’Obbiettivo 3 “Spese per la realizzazione del diritto allo studio universitario”. Nel capitolo che riguarda i trasferimenti agli studenti, le spese della voce “erogazioni in denaro” subiscono delle grosse variazioni, per cui se nel 2014 sono stati stanziati 8.367.270,38 euro, nel 2015 la spesa prevista è di 7.385.000 di euro, nel 2016 6.199.000 e nel 2017 6.092.300. Ancora una volta, calcolatrice alla mano, se quanto scritto dovesse corrispondere a verità, tra il 2014 e il 2017 i soldi stanziati per l’erogazione di borse di studio diminuiranno di 2.274.970 euro.

A noi è bastato sfogliare un bilancio di previsione di solo un ente pubblico finanziato dalla provincia per vedere quanto, nei prossimi anni, verrà tagliato. Tagli questi che riguardano la nostra possibilità come studentesse e studenti di poter studiare anche in assenza di mezzi per poterlo fare. A fronte di queste cifre e di quelle che riguardano la costruzione del TAV, ci chiediamo se dobbiamo rinunciare al nostro diritto allo studio per permettere la costruzione di un’opera inutile e dannosa per il nostro territorio e, per quanto ci riguarda, la nostra possibilità di studiare.

A chi pensa che quella contro il TAV sia una lotta ideologica e che gli studenti è meglio che stiano dentro le aule universitarie a studiare rispondiamo che lottiamo nel presente per riprenderci il futuro.

Occupato l’ex sede provinciale del CSM

Oggi all’alba dell’8 ottobre il Collettivo universitario Refresh ha occupato i locali di via Petrarca che hanno ospitato il Centro di Salute Mentale fino al 2012.

L’occupazione intende innanzi tutto ribaltare la retorica del degrado che stigmatizza la socialità delle piazze come problema di ordine pubblico e sicurezza. Contro le ordinanze che intendono limitare la voglia di aggregazione di una città sempre più universitaria, il collettivo ha occupato uno spazio vuoto da anni per ribadire che il vero degrado e il vero pericolo non sono le piazze ma i luoghi lasciati vuoti.

Durante l’occupazione è previsto un fitto programma di iniziative incentrate su vari temi, soprattutto legati col mondo della formazione. La scelta di occupare proprio in questi giorni infatti coincide con la data di mobilitazione nazionale degli studenti delle scuola del 9 ottobre, giorno in cui sono previsti cortei in molte città italiane contro la Buona Scuola. Per questo durante l’occupazione si parlerà dell’attacco al mondo della formazione, dalla Buona Scuola alla Buona Università. Inoltre,ci saranno che momenti assembleari diversi, il primo sulla questione immigrazione e sulla crescente emergenza ai confini d’Europa, con l’intervento di chi è andato proprio al confine ungherese; il secondo sarà invece incentrato dall’università trentina, il caro libri e il caro affitti. In questo modo il Collettivo Refresh intende quindi rilanciare la propria attività politica in università.

È indetta in conferenza stampa allo stabile occupato (entrata in via Romagnosi 36) alle 11.00

Di seguito il programma della due giorni di occupazione:

Giovedì 8 ottobre

H 17.00 MIGRAZIONE – assemblea con chi ha partecipato alla staffetta #overthefortress

H 21.00 dj set

Venerdì 9 ottobre
H 13.00 pranzo sociale
H 15.00 assemblea universitaria
H 21.00 djset

La solidarietà a chi la merita

In questi giorni tutti si stringono attorno ad uno degli esponenti della lista Atreju, “vittima” di una scritta su una delle porte dei bagni del Dipartimento di Sociologia. Persino il Direttore del Dipartimento, prof. Sciortino, ha inoltrato una lettera alle studentesse e agli studenti di Sociologia per condannare l’episodio e fare appello ad un modo di fare politica in cui lo scambio di vedute sia, sebbene accesso, comunque democratico.
È quanto meno interessante vedere come, nel giro di poche ore, tale esponente sia diventato l’agnellino di turno da difendere. Sì, perché la persona presa oggi di mira, è la stessa che fa parte di Atreju Trento, una lista studentesca vicina, anzi vicinissima, a Fratelli d’Italia e a quei bravi ragazzi di Casa Pound. Attori politici ,questi,che della mancanza di dialogo e della violenza fisica hanno fatto una pratica, per dare spazio all’omofobia, al razzismo e al pregiudizio di basso stampo fascista.
E a proposito di fascismi, nelle ultime settimane è stato proprio questa stesso esponente di Atreju a chiedere al Consiglio di Dipartimento di inserire all’interno dell’agenda una discussione sull’aula autogestita del Dipartimento, aula che a suo dire andrebbe chiusa all’istante.
La richiesta della chiusura immediata di uno spazio di aggregazione e socializzazione certamente non può essere che condannata da noi, soprattutto se questo tipo di spazio si trova all’interno di un’università. Infatti, da studentesse e studenti universitari viviamo ogni giorni un sistema universitario fortemente competitivo, frenetico, che rende spesso gli studenti dei “cavalli da corsa” incapaci di socializzare, riflettere, aggregarsi e creare comunità. Uno spazio autogestito, luogo di socializzazione per tante e tanti, può essere uno dei modi per rompere quella quotidianità universitaria che ci vuole produttivi a tutti i costi. Per noi gli spazi sociali autogestiti sono dunque importanti.
Mentre tutti sono concentrati a rendere questo rappresentate di Atreju quello che non è, una specie di povera vittima che può essere salvata solo dal buon senso e da un modo di fare politica democratico e ragionevole, a noi piacerebbe che il focus della discussione si spostasse sulla presenza di un gruppo fin troppo vicino alla destra fascista all’interno dell’università. Anche perché, con molta franchezza, ragionare su una scritta su una porta certamente non è far politica e certamente non ci interessa più di tanto.
Da parte nostra quindi non può arrivare nessuna solidarietà per questa persone non solo perché non condividiamo né mai potremmo condividere la sua politica, ma anche perché, con tutta onestà, ci sono ben altre cose di cui discutere all’università e sul mondo della formazione più in generale.

Contro ogni sgombero, 10 100 1.000 occupazioni!

In questa mattinata di mercoledì 13 maggio, esattamente a 3 giorni dalle elezioni che hanno riconfermato a sindaco di Trento l’esponente del PD Andreatta, è avvenuto lo sgombero dell’Assillo Occupato, un’esperienza di occupazione iniziata poco più di un mese fa e che ha visto la liberazione dal degrado di uno spazio rimasto inutilizzato, ed altrimenti destinato a rimanere in tale stato, per diversi anni.

Il fatto che lo sgombero, acclamato sia dagli esponenti del centro-sinistra, usciti vincitori dalle recentissime comunali, che dalla destra, in particolare da Fugatti che lo osanna come il trionfo del cosiddetto “effetto Lega” a Trento, sia avvenuto così a ridosso delle elezioni la dice lunga sul tipo di amministrazione che la giunta appena insediata intende seguire. E’ evidente infatti che la campagna di “lotta al degrado” che vuole essere perpetrata va nella direzione opposta a quella che il buon senso suggerirebbe, a partire innanzitutto dalla demonizzazione e mutazione della parola stessa “degrado”. Come collettivo Refresh vogliamo ribadire, per l’ennesima volta, che il degrado, in una città come Trento, non è certo rappresentato dalla rivitalizzazione di uno stabile abbandonato attraverso un’occupazione, la quale ha il solo scopo di restituirlo alla città e di farlo appunto rivivere, ma è piuttosto l’abbandono di decine e decine di immobili simili, che sono soggetti essi stessi e fonte di vero degrado. Basti pensare al recente tragico episodio che ha visto la morte di Rauf nell’ex mensa santa chiara, occupata più di una volta dal collettivo Refresh per denunciarne il totale stato di abbandono in cui versava, e versa tutt’oggi.

Per questi motivi riteniamo che la riappropriazione degli spazi abbandonati in città non solo sia giusta ma sia anche essenziale, infatti è questo uno dei modi più concreti ed immediati per riuscire concretamente a fare politica genuina e dal basso. L’autogestione di luoghi pubblici che sono stati abbandonati per diversi motivi, che solitamente sono imputabili più a mancanza di convenienza ed interesse che alla mancanza di disponibilità nella gestione degli stessi, consistente nella cooperazione e nell’organizzazione collettiva tra i singoli, è la risposta logica alle politiche che ci vuole vedere sempre più competitivi e disorganizzati.

Contro ogni sgombero, 10 100 1000 occupazioni!

Ri-occupata mensa Santa Chiara

Questa mattina il collettivo universitario Refresh è entrato per la seconda volta nell’ex-mensa del complesso Santa Chiara, per un’occupazione temporanea a cavallo della giornata di mobilitazione studentesca del #10O.

Il collettivo intende nuovamente lanciare un’esperienza di liberazione e utilizzo degli spazi cittadini abbandonati al degrado e all’incuria per creare uno spazio di cultura e socialità alternativa e aperta a tutti e tutte. Con quest’azione intendiamo mostrare che l’attività degli studenti universitari a Trento non è limitata ai momenti ricreativi molesti, esistenti più nelle preoccupazioni del Comune che nella realtà dei fatti, ma è in grado di svolgere un ruolo attivo e propositivo nello scenario cittadino.

Non solo, con l’occupazione di oggi si vuole ridare centralità ad un intervento universitario critico rispetto a due tematiche riteniamo fondamentali nello scenario che lentamente si sta andando a delineare all’interno dell’istruzione pubblica. Il primo è la nuova modalità di gestione dell’istruzione pubblica attraverso il “sistema delle fondazioni”, molto più attento alle logiche del mercato che a quelle della didattica , che mira a trasformare gli studenti universitari in niente più che un bacino di forza lavoro sottopagata a completa disposizione degli investitori del Consiglio di Ateneo. Il secondo, direttamente conseguente al primo, è la necessità da parte degli studenti di porsi in modo critico rispetto a queste modalità di trasmissione del sapere, che riducono le possibilità di studente di decidere sul suo corso di studi, per creare una forma di sapere nuova e maggiormente in grado di produrre non economia, ma una reale crescita dei singoli individui.

La scelta di questa data per lanciare un iniziativa di questo tipo non è casuale ma si inserisce, anche, in un contesto di mobilitazione nazionale degli studenti (medi ed universitari) , fissata nella data del 10 Ottobre 2014. In questa giornata infatti collettivi e gruppi di studenti di tutt’Italia si mobiliteranno per ribadire ancora una volta che il sapere pubblico non è un bene in vendita.

L’occupazione comprenderà svariate attività nel pomeriggio del 9 ottobre, tra cui un aperitivo e un banchetto con scambio libri, e culminerà in un’assemblea plenaria alle 14:00 di venerdì 10 nella quale discuteremo degli argomenti che abbiamo riassunto in questo comunicato e cominceremo a programmare i lavori del collettivo per questo anno accademico. Lo spazio sarà comunque visitabile in qualsiasi momento dei due giorni dell’occupazione.

Siamo ripartiti e non ci fermeremo qui.

Stay tuned