#ISEE_trento: e l’UDU?!

Nell’immagine i post su FB pubblicati dall’UDU Trento nei mesi precedenti.
Sopra, nello screen del 9 luglio 2016, l’annuncio dell’UDU circa le intenzioni della PAT di conformarsi dall’ICEF all’ISEE. “Un passo in avanti che aspettavamo da tanto tempo” dicono.
In basso, invece, un post datato 21 settembre 2016, in cui si rivendica come vittoria il famoso passaggio dall’ICEF all’ISEE nel caso della riforma delle tasse universitarie… esteso poi anche alle borse di studio.
Perché esultare?! Secondo i cari amici e le care amiche dell’UDU Trento è una questione che riguarda il peso delle borse. Se guardiamo alla media nazione delle borse di studio, l’ateneo trentino ne sta ben al di sotto. Male, dice l’UDU. Capiamoci qualcosa, diciamo noi. Perché è vero che Trento sta molto sotto… come è anche vero che Trento ha le delle piccole borse di studio. Borse da 500 euro che abbiamo buone ragioni di dire che non esistono altrove in Italia. Giusto o sbagliato poco importa. Esistono. Come i più sapranno, le medie sentono dei valori estremi (alti o bassi), e per questo vanno usate con le pinze quando si fanno dei paragoni. Chissà, e diciamo chissà, cosa succederebbe se togliessimo dal calcolo della media trentina le piccole borse. In ogni caso, davanti a questa situazione, l’UDU Trento cosa decide di fare? Forse, di chiedere maggiori finanziamenti alle borse rimpinguandole e facendone aumentare la media per mettersi al pari coi livelli nazionali? Denunciare a gran voce il taglio programmato alle borse di studio da parte dell’Opera Universitaria? Denunciare il progressivo definanziamento della PAT sul diritto allo studio? Certo che no. Decidono di spingere per il nuovo ISEE. Scelta strana… che sia forse legata al fatto che l’ateneo di Trento sarebbe stato comunque obbligato a farlo per certe normative nazionali? Se così fosse, spingere verso l’ISEE, che comunque sarebbe prima o poi stato introdotto, significava avere una bella vittoria semplice, pianificata, da poter presentare all’elettorato alle elezioni. Una bella medaglia al petto per qualcuno/a. Curriculum politico arricchito. Occasione ghiotta. Come perdersela.
Ma certamente non sarà così. Siamo troppo maliziosi/e noi a pensarlo!
Facciamo che davvero pensino che il nuovo ISEE sia una soluzione per ste benedette borse di studio basse. E facciamo che tutto quel pezzo di studenti e studentesse che l’anno scorso si sono mobilitati/e per un intero anno sono tutti degli idioti e delle idiote, perché non hanno compreso la potenzialità di questo nuovo ISEE (tra questi, ovviamente, anche l’UDU a livello nazionale. Ma fra questioni di partit… no, scusate. Nelle questioni associative interne non entriamo nel merito).
Ma la soap non finisce qui. Infatti ad un certo punto i toni diventano meno entusiasti e di questo ISEE non c’è più traccia. Appena iniziano a trapelare notizie circa l’effettiva diminuzione del numero dei beneficiari di borsa coi nuovi criteri ISEE cala il mutismo. Fino a quando l’UDU decide di “mobilitarsi” contro questo passaggio. Il 6 ottobre 2016 infatti l’UDU organizza un presidio sotto la provincia, che finisce con la solita delegazione che va in un ufficio. Uscita dalle famose buie stanze, la delegazione rivendica con grande orgoglio una vittoria, cioè quella di aver ottenuto una fascia di assegnazione più ampia: da 18.000 euro il limite massimo si sposta a 20.000 euro. Ciò che non hanno detto è che, in realtà, la soglia massima dei 20.000 euro era stata già presa in considerazione dall’assessorato, il quale aveva già (in tempi non sospetti) fatto delle previsioni sui costi da sostenere nel caso in cui la soglia fosse stata quella. Insomma, “ti piace vincere facile” verrebbe da dire. Con tanto di “ponci ponci, bon bon bon”, aggiungiamo.

Bizzarrie?! Follia?!
Forse solo incoscienza. Incompetenza. Impreparazione.
Un mix letale per chi dice di essere stato “delegato” a prendere delle decisioni, per chi dice di rappresentare qualcuno/a (e davvero vogliamo conoscere quello studente o quella studentessa che anela a diminuire le borse di studio. Per sé e per gli/le atri/e).
Quello che sembra, oltre alla palese impreparazione sulle conseguenze di questo passaggio, è che quello che hanno cercato di fare è di prepararsi alla prossima campagna elettorale cercando vittorie facili. Prima con l’ISEE che sarebbe comunque arrivato. Poi con la soglia massima dei 20.000 euro che era comunque stata considerata come possibilità da prendere.
C’è da fare i complimenti a sta gente.

Un ultima cosa prima di chiudere, giusto per evitare sgradevoli equivoci.
Con questo non vogliamo dire che l’UDU Trento ha tutta la responsabilità di questo disastroso taglio e la Provincia, poveretta, è succube di normative che non lasciano spazio. Perché i tagli alle borse ci sono e vanno ben oltre il cambiamento dall’ICEF all’ISEE. Sono scelte prese in tutta coscienza da PAT e OP, senza fucili puntati da nessuno.
Il punto è che UDU e provincia fanno parte di uno stesso sistema, un sistema che si siede a grossi tavoli e preferisce un pareggio di bilancio o una vittoria da rivendersi in campagna elettorale rispetto a quello che è giusto. Tipo finanziare le borse di studio. Tipo rendere l’università un posto accessibile ed aperto.
L’obbiettivo di questo excursus quindi era quello di comprendere come certi sistemi sono formati e alimentati anche da chi si presenta come amico/a, o addirittura come “granello nell’ingranaggio” pronto a far saltare tutto il sistema. In questo caso è UDU. Ma domani, su un altro tema, potrebbe esserci l’associazione PincoPallo. E vi assicuriamo che i termini del nostro discorso non cambierebbero.

Qualsiasi cosa faccia parte di un sistema il cui obbiettivo è un’università classista, esclusiva e per pochi/e non ci sta simpatico/a. Anzi, è proprio nostro/a nemico/a.
Ognuno/a con la sua coscienza politica. Ognuno/a coi suoi percorsi.
Chi sotto i raggi finti di una lampada ultravioletti.
Chi sotto i raggi di un bel sole autunnale… che potrebbe essere più caldo del previsto.

Dall’ICEF all’ISEE: ricch@ senza saperlo

Nella nebbia che continua ad avvolgere il cambio dall’ICEF all’ISEE abbiamo provato a capire qualcosina in più. Non siamo degli esperti/e e non vogliamo apparire come tali. Semplicemente, se le notizie non vengono a noi abbiamo provato a cercarle, nel tentativo di capirci qualcosa.

Due parole sull’ICEF

L’ICEF è attivo in trentino dal 1993 e, sebbene oggi serve per accedere ad ogni tipo di beneficio o servizio qui in provincia, è stato pensato e creato appositamente per l’università, e quindi usato prima di tutto in questo ambito. L’obbiettivo era quello di trovare un metodo di calcolo della situazione economica degli studenti e delle studentesse che permettesse di creare una specie di classifica in base alla quale dividere l’importo delle tasse da versare e dei benefici, da distribuire a chi ne ha esigenza. A quanto abbiamo capito, l’ICEF è un sistema molto flessibile che prende in considerazione quattro fattori: reddito – patrimonio – nucleo familiare – consumi. Il reddito è tendenzialmente calcolato al netto, quindi quello che le persone hanno effettivamente a disposizione per campare (tra questi i risparmi, tipo i giacimenti in banca). Per quanto riguarda il patrimonio, generalmente la prima casa, quella dove si abita, non viene calcolata. Infine si prende in considerazione il numero di componenti del nucleo familiare, per capire quanta gente non solo “produce” ma deve anche campare con queste entrate. Infine i consumi, per stabilire il tenore di vita della gente e capire quanto “può permettersi”. Queste direttive vengono utilizzate in linea di massima per tutti e tutte ma l’ICEF è come una sorta di equazione che viene calcolata su ogni caso, persona per persona, per cui ciò che vale per una persona potrebbe non valere per l’altra. Se per esempio in un caso la prima casa è una mega-villa, questa verrà conteggiata (magari non al 100% del suo valore) ed inserita nell’equazione di cui parlavamo. Diversamente, se la prima casa è un appartamento come tanti, si tenderà ad escluderla dal calcolo finale in quanto non considerata come un “lusso”.

Due parole sull’ISEE

Questo tipo di calcolo, dicevamo, è stato partorito per l’università trentina e poi esteso altrove in provincia. A livello nazionale, sempre all’inizio degli anni ’90, a quanto pare si era discusso della possibilità di utilizzare l’ICEF in tutte le università italiane. Gli eccessivi costi previsti dall’applicazione di questo criterio però ha portato ad una scelta diversa, quella dell’ISEE. Qualche anno fa, con l’obbiettivo di scovare gli evasori fiscali, il calcolo dell’ISEE è stato modificato e i parametri utilizzati sono diventati più stringenti. Anche l’università si è ritrovata coinvolta in questo cambio e l’anno scorso ha creato non pochi problemi. Il nuovo ISEE si basa su tre fattori: reddito – patrimonio – nucleo familiare. Per quanto riguarda il reddito, questo è considerato lordo, quindi per intero. Nel calcolo del reddito finisce davvero tutto: non solo i risparmi che hai in banca ma anche eventuali sussidi monetari che si ricevono. Per capirci, vengono conteggiate anche le pensioni di invalidità o, udite udite, anche la stessa borsa di studio ricevuta l’anno prima da uno/a studente/ssa. Per quanto riguarda invece il patrimonio, questo prende in considerazione anche la prima casa, sempre, con una franchigia molto bassa, tipo al 5% (la franchigia è una quota che non entra nel calcolo del valore della casa). Infine, i componenti del nucleo familiare. Diversamente dall’ICEF, l’ISEE è un sistema più rigido, che non prende in considerazione le peculiarità di ogni caso e funziona allo stesso modo tendenzialmente per tutti e tutte.

Student@ contro il nuovo ISEE

L’anno scorso in tutta Italia, migliaia e migliaia di studenti e studentesse si sono mobilitati/e perché, già prima della sua applicazione, avevano capito che l’impatto per i/le beneficiari/e delle borse di studio e sul pagamento delle tasse sarebbe stato disastroso. “Siamo diventati ricchi e non lo sapevamo” è stato lo slogan di manifestazioni, presidi, volantini e occupazioni, perché ciò che si prevedeva, come poi è successo, è che chi fino a ieri era beneficiario/a di borsa non lo sarebbe più stato/a l’indomani col nuovo ISEE. Ed in effetti, a pensarci bene, inserire nel calcolo dell’ISEE non solo la casa d’abitazione (come se fosse una ricchezza e non un diritto, come invece è), ma anche pensioni di invalidità o la stessa borsa di studio percepita l’anno prima è assurdo. Quei sussidi che ricevi perché ne hai bisogno diventano ricchezza.

Gli effetti di questo nuovo ISEE l’anno scorso sono stati devastanti: la media calcolata su tutta Italia è stata di una perdita di ben il 20% di beneficiari rispetto al totale calcolato col vecchio ISEE (con punte massime del 40% in Sicilia per esempio). Il Ministero ha provato a dare un contentino alle migliaia di studenti e studentesse in mobilitazione, alzando di qualche migliaio di euro la soglia massima per accedere alla borsa di studio. Ma gli effetti non sono stati per nulla tranquillizzanti. E mentre Poletti si esaltava per gli esiti positivi del nuovo ISEE, che ha scovato i “furbetti” delle dichiarazioni dei redditi, migliaia e migliaia di studenti e studentesse si ritrovano oggi a dover pagare delle tasse più alte e magari a non ricevere quella borsa di studio che serve loro per studiare. Sono diventati ricchi senza saperlo e, soprattutto, senza esserlo davvero.

E quindi?

Come dicevamo all’inizio, esperti/e non siamo e non vogliamo nemmeno esserlo.

Il punto qui è un altro, almeno per noi.

Questo nuovo ISEE sembra essere uno degli ultimi tasselli che parlano della volontà di trasformare l’università nuovamente in una realtà classista, esclusiva, alla portata di pochi/e. Questo feroce attacco ai borsisti/e e alle tasche degli/le studenti/sse è un segno che va in questa direzione. E se l’ateneo di Trento si è sempre vantato del suo status speciale e provincializzato, in realtà non è così. Perché al di là dell’ISEE, che è più una scelta imposta che altro, i tagli alle borse li hanno fatti e continueranno a farli, mentre si continua ad investire risorse in cose inutili… e dispendiose. In questo, l’università spesso viene utilizzata come tampone per i cattivi investimenti della provincia, rimettendoci direttamente o indirettamente un sacco di risorse economiche.

A nostro avviso, non possiamo passare sopra tutto questo dicendo fra noi e noi “beh, è la vita, cosa possiamo farci”. Perché non è così. Si tratta di scelte politiche che portano ad un indirizzo chiaro: se puoi permetterti di studiare bene, altrimenti amen. E non ci sta bene.

Vi ricordiamo l’assemblea di lunedì 17 ottobre, alle 18.00 nell’atrio interno di Sociologia.

Che se ai piani alti non ne vogliono parlare, a noi ci scappa di discutere insieme di tutto questo.

#ISEE_trento: riforme al sapor di tagli

UN BRUTTO RIENTRO

Non abbiamo fatto in tempo a rientrare a Tn e a riniziare il tran-tran di corsi (e corse), lezioni (e illazioni) che subito troviamo ad accoglierci le “belle notizie”. Da settimane si narra dell’ormai certo arrivo del sistema ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) in quel di Trento. Il dibattito si sta aprendo solo ora pubblicamente, ma trovava spazio già da tempo nei palazzi del potere provinciale e delle associazioni studentesche, i quali hanno deciso solo adesso di far presente a tutti gli studenti e le studentesse che il sistema ICEF sarà sostituito dall’ISEE, e che saremo tutti più o meno coinvolti in uno stravolgimento del sistema con cui fino ad adesso è stato garantito il contributo per il diritto allo studio: in parole povere cambieranno importi ma soprattutto il numero delle borse assegnate. Dopo settimane di silenzi imbarazzanti da parte di provincia, opera e gli stessi “rappresentanti” degli studenti, in data 6 ottobre troviamo sul sito della provincia degli indizi. L’assessora Ferrari ha conferito in aula circa il cambiamento ICEF-ISEE. Nessun documento, solo parole. E tra queste spicca un dato, su tutti: se con l’ICEF si riuscivano a coprire borse per più del 20% della popolazione studentesca, con l’ISEE se ne copriranno di meno, pari a circa l’11% della popolazione. Quasi il 10% in meno… ma conviene, secondo l’assessora (non si sa bene perché e per chi).
Ma non è l’unica stranezza della PAT. Già l’anno scorso avevamo constatato una riduzione nel contributo provinciale per le borse di studio.

PROGRESSIVI TAGLI DALLA PROVINCIA

Siamo andati a controllare le carte e, non ci crederete, non siamo riusciti nemmeno a recuperarle tutte.
Quello che si legge sul Bilancio di Unitn con riferimento al triennio 2016-2018 è una chiara e cospicua riduzione del finanziamento che PAT (e regione) riserveranno all’Università. Si parla infatti di una diminuzione di oltre 5 milioni e mezzo nel 2017 (125.895.000 euro) rispetto al 2016 (131.428.000). Nel 2018 verranno recuperati solo poco più di 2 milioni, pari a neanche la metà dei tagli applicati tra i due anni precedenti. Intanto nell’anno 2016 gli studenti e le studentesse hanno versato nelle casse dell’Università ben 80 mila euro di tasse in più rispetto all’anno scorso 2015. Insomma, gli unici che hanno deciso di investire nell’Ateneo trentino è stata proprio la componente studentesca!

A.A.A. BILANCIO CERCASI

Ma cosa succederà alle borse di studio? Come cambierà la situazione attuale e quanto andrà ad incidere nelle tasche degli/le studenti/sse? In merito non riusciamo a darci una risposta. O meglio, riusciamo a darci risposte poco chiare dato che le fonti da cui si riescono a recuperare dati e notizie si limitano ad articoli di giornale, dichiarazioni di esponenti politici ed esponenti delle associazioni studentesche. NON C’E’ UN DOCUMENTO CHE SIA ACCESSIBILE AL SEMPLICE STUDENTE/SSA. Le borse di studio assegnate con bando annuale percepite dagli/le studenti/sse (in sede e fuori sede) di Trento sono erogate dall’OPERA UNIVERSITARIA: ente compartecipato tra PAT ed altri enti pubblici ed anche privati. IL BILANCIO riferito all’anno 2016 LATITA DALLA DATA DELLA SUA APPROVAZIONE, NON E’ STATO MAI PUBBLICATO. Sul sito dell’ente NON C’E’ TRACCIA del documento approvato, non la settimana scorsa ma il 15 dicembre del 2015, ormai quasi un anno fa. Non ci capacitiamo di quale complicazione o altro possa giustificare un ritardo della pubblicazione di quasi 10 mesi. Mesi durante i quali si continuano a prendere DECISIONI SULLA NOSTRA PELLE SENZA neanche che si degnino di FARCELO SAPERE. Figuriamoci se hanno un qualche interesse a far trasparire le cifre che vanno a disegnare il “Come” le cose cambieranno e le logiche subdole dietro alle quali si muovono. Cos’hanno da nascondere??
Consigliamo, per appropriatezza di linguaggio di cambiare il nome sezione del sito dell’Opera da “Amministrazione Trasparente” in “Amministrazione Tra- SPARITA”!
Allo stato attuale le uniche notizie circa le nostre borse di studio sono tutte riconducibili non ad un documento, ma al riassunto (incredibilmente pubblico) di una riunione in provincia. Ciò che sappiamo è che con ISEE fino a 20.000 euro si prende la borsa, dai 20.000 ai 26.000 l’esonero delle tasse e niente borsa. Inoltre, è vero che l’ammontare delle borse potrebbe ammontare… ma la stessa assessora non si dice certa perché “le variabili da considerare sono troppe” per esserne certi. In tutto ciò, l’Ass. Ferrari si vanta di un incremento di 1 milione di euro nei fondi della PAT destinati alle borse di studio. Tuttavia, anche se i soldi aumenteranno il sistema ISEE andrà a finanziare poche borse rispetto a quelle che fino ad ora hanno consentito ad oltre 3200 studenti/sse di poter tirare avanti; escluderne più di 1000 significa andare rimettere sulle spalle degli/le studenti/sse e delle loro famiglie pesi più o meno imponenti a livello economico che incideranno sulle loro prospettive relative al percorso di studi.
Tante altre sono le incertezze che ci stanno spiazzando: ad esempio, dove è finita la tanto nominata delibera della giunta provinciale che l’Udu dice di essere riuscita (temporaneamente) a bloccare in consiglio provinciale?? Anche di quella NON C’E’ TRACCIA, non un ordine del giorno della Giunta, NIENTE che ne metta per iscritto il rinvio.
Chiaro è che siamo davanti ad un CAMBIAMENTO DRASTICO di quello che è stato il sistema universitario trentino. Con questo cambiamento di calcolo chi “beneficiava” del “contributo provinciale per il diritto allo studio” potrebbe affrontare sconvolgimenti di cui adesso non siamo neanche in grado di quantificare una stima. Infatti, vorremmo ricordare che lo scorso anno i PARAMETRI ISEE sono CAMBIATI IN PEGGIO e in tutte le città italiane gli studenti hanno dovuto fare i conti e gli scontri con TAGLI ALLE BORSE poiché erano scalati in fasce superiori e si riteneva non fossero più idonei a ricevere contributi. La retorica era diventata “Sono ricco ma non lo sapevo”. Non vogliamo anche noi ritrovarci RICCHI A NOSTRA INSAPUTA.

NOI PRETENDIAMO l’accesso all’ISTRUZIONE DI QUALITA’ che il nostro Ateneo si vanta di offrirci, poiché CI REPUTIAMO PARTE INTEGRANTE ED ELEMENTO ESSENZIALE di questa qualità!

METTERE A RISCHIO IL DIRITTO ALLO STUDIO DI STUDENTI/SSE FUORISEDE E IN SEDE, COMPORTA UNA MINACCIA ALLA VERA QUALITA’ DI CUI IL NOSTRO ATENEO DOVREBBE VANTARSI.

PRETENDIAMO UN AMMINISTRAZIONE CHE SIA DAVVERO TRASPARENTE, CHE NON ABBIA PAURA A NASCONDERE LE MODALITA’ DELLA GESTIONE DEI FONDI E LE COMPONENTI CHE SONO PARTE DEI VARI CDA. PRETENDIAMO DI CONOSCERE LE DECISIONI PRIMA CHE VENGANO PRESE E SIA TROPPO TARDI PER CAMBIARLE.

Per discutere di come si sta evolvendo la situazione e scambiarci le (poche) informazioni in merito,

->invitiamo tutte e tutti LUNEDI’ 17 OTTOBRE, ORE 18.00, nell’atrio interno di sociologia per un’assemblea<-