Collettivo Universitario Refresh – CUR 8 MARZO 2025
Oggi 8 marzo student3 e lavorato3 che si occupano di lavoro produttivo, riproduttivo o, nella maggior parte dei casi, di entrambi, scioperano.
Lo sciopero è fondamentale anche per l3 student3 perché anche il mondo accademico necessita di essere messo in critica e decostruito pezzo dopo pezzo. All’interno di un sistema capitalista come il nostro, che monetizza il sapere e fa dell’università un’azienda produttiva di titoli di studio, la corsa all’accaparramento di lauree, master e premi viene ulteriormente ostacolata da una struttura che si basa su profonde disparità di genere. ll tema scuola e formazione, infatti, non può e non deve interessare soltanto chi quei contesti li vive e li attraversa quotidianamente, ma deve diventare dominio di tutt3 perché riguarda il futuro e la possibilità di un mondo rivoluzionario per tutt3. Partire da scuole e università, dai centri e dalle periferie, significa dare libero spazio a un discorso critico che possa promuovere un orizzonte alternativo.
La maggior parte delle figure adite all’insegnamento e alla presidenza dei dipartimenti in università è costituita da uomini etero e cis, mentre l’insegnamento fino alle scuole superiori è affidato quasi sempre a maestre e professoresse: questo perchè si considera la scuola dell’obbligo come formatrice di saperi di base, di cultura bassa e standardizzata, un luogo dove è anche alto il carico di lavoro di cura; l’università invece è elitaria, è il luogo dell’innovazione, della ricerca e del pensiero critico e tutto questo nella nostra società è, paradossalmente, prerogativa di uomini vecchi.
Eppure, le statistiche ci dicono che in ambito accademico a eccellere sono le soggettività non maschie, come si spiega questa incongruenza tra risultati accademici e il difficoltoso raggiungimento di posizioni prestigiose?
Ciò è evidente con la regolare e intermittente emersione di figure di donne ultra-qualificate (le cosiddette eccellenze) che paiono ogni volta sopire fino ad azzerare il dibattito circa la generale scarsa rappresentatività del genere non-maschio all’interno sia della sfera politica istituzionale che lavorativa: un magro contentino ai ruoli talvolta anche apicali quando la vera maggioranza della restante compagine è nelle mani di uomini molto spesso non trasfemministi, molto spesso mediocri. Queste “eccellenze” non maschie, però, riproducono modelli patriarcali e capitalisti, oltre a perpetuare atteggiamenti machisti per riuscire a raggiungere, e poi a mantenere, un determinato ruolo all’interno dell’accademia, così come in qualsiasi altro settore. Sono quindi costrett3 a sfondare il cosiddetto tetto di cristallo che prova in tutti i modi a impedire alle soggettività non maschie di accedere ai “piani alti”. All’interno del mondo accademico le persone che si impegnano per portare avanti degli studi critici, e quindi politici, decoloniali e relativi ai gender studies devono affrontare un percorso molto più lungo e difficile per diventare professor3 associat3. A noi non interessano i bilanci di genere, vogliamo un’università transfemminista e anticapitalista che si distacchi dalla triade merito-vergogna-disciplina, tanto cara al Ministro Valditara. Vogliamo un sapere libero dalla violenza patriarcale, dal razzismo, dall’abilismo e dal classismo. Vogliamo una scuola laica, pubblica e gratuita che sia davvero per tutt3.
Forse certi atenei questa esigenza l’hanno sentita, ed ecco che nascono corsi che fanno credere di essere legati ai gender o queer studies e invece si scopre dopo 15 minuti di lezione di ritrovarsi ad ascoltare banalità superficiali che non lasciano spazio a nessuna riflessione critica, più politicizzata e radicale. Appellarsi a un universale apoliticità dei saperi e della scienza è insensato e controproducente. Determinati argomenti, come i gender e queer studies, nascono come strumento di lotta di comunità da sempre marginalizzate dal discorso accademico, e strumenti di lotta devono restare! Questi corsi teneteveli per voi, noi non li vogliamo se non intrisi di radicalità, di critica, se non portati avanti da chi sa uscire dalle mura delle facoltà e scontrarsi ogni giorno con una realtà opprimente e discriminante pur di portare avanti la nostra lotta.
Vorremmo approfittare però di questo momento per portare l’attenzione sulla figura della consigliera di fiducia, figura che ha il compito di sostenere le persone che vivono episodi di mobbing, straining, molestie morali o sessuali e discriminazioni dirette e indirette. Cogliamo l’occasione per parlarne perché vergognosamente l’università ha fatto ben poco per pubblicizzare questo servizio, nonostante student3 vivano tutti i giorni situazioni come commenti da parte di professori, differenti trattamenti agli esami o addirittura dover seguire un corso con un professore che è stato espulso dalle università americane in seguito a episodi di violenza nei confronti di una studentessa. Nonostante ciò, ci teniamo a sottolineare che non siamo vittime e che una figura come questa non è una soluzione: l’unica soluzione è la rottura di questo sistema accademico, specchio dell’ingabbiante sistema in cui viviamo tutti i giorni.
L’università porta avanti un’ideologia capitalista, classista, abilista, patriarcale e razzista, ma pensa di pulirsi la coscienza con delle panchine rosse, attuando del vero e proprio pink washing. L’università si appropria del pensiero di persone che l’avrebbero contestata e criticata, pensando che basti dare un contentino per placare gli animi delle persone che subiscono violenza all’interno dell’università e che criticano il modello che essa propone. Sulla panchina rossa davanti alla facoltà di Lettere e Filosofia è scritta una frase di Audre Lorde, militante femminista e radicale che lottava contro il patriarcato e il razzismo. Come si può pensare che sia giusto appropriarsi di ciò che ha detto e scritto una persona che si poneva totalmente contro il pensiero che l’università odierna vuole diffondere?!
Il transfemminismo è una pratica e visione del mondo in grado di ribaltare completamente l’approccio escludente della scuola e dell’università di oggi perché mette al centro la persona, le relazioni, i corpi, una visione antiautoritaria della società. Inoltre, grazie alle pratiche che abbiamo costruito e costruiamo, possiamo creare delle comunità che siano in grado di dare forma a un cambiamento radicale del contesto scolastico e formativo.
Sentiamo forte la responsabilità di aprire un dibattito sulla formazione, costruito dal basso, attraverso le voci e i bisogni di chi fa formazione e vive la scuola e l’università ogni giorno perché, per citare Audre Lorde, “The master’s tools will never dismantle the master’s house”!