SULL’IPOCRISIA DELL’UNIVERSITÀ DI TRENTO!

Di seguito uno degli interventi che, come Collettivo Universitario Refresh, abbiamo fatto ieri, 29 maggio, fuori dal Rettorato in occasione di un presidio antifascista chiamato in seguito ai fatti di Azione Universitaria spiegati nell’articolo precedente.

Siamo qui oggi perché pretendiamo che tutti coloro che stanno ai servigi dell’istituzione baronale che è l’università si esprimano e lo facciano senza pararsi il culo con qualche frasetta buttata lì per ripulirsi la faccia!

Com’è possibile fare finta di cadere dalle nuvole e dichiararsi sconcertati nell’apprendere che nei gruppi di Azione Universitaria si possano leggere messaggi che inneggiano al fascismo e insulti omofobi e razzisti? Noi non crediamo a questa falsa ingenuità e non accettiamo che sia stato necessario un articolo di giornale per tirare fuori la testa dalla sabbia!

Sapevamo già tutte che AU fosse un’associazione fascista e che fosse immanicata con Fratelli d’Italia. Lo sapevate anche voi! Non è difficile unire i puntini rispetto alla continuità con il FUAN, ma questo esercizio di competenze interdisciplinari sembra essere troppo difficile…

Lo sapeva anche lei, magnifico rettore. Eppure, chissà perché, ha deciso di fare finta di niente, anche quando molte studentesse ve l’hanno fatto notare lo scorso 15 novembre. Infatti, quando il 15 e il 18 novembre varie studentesse hanno denunciato la possibilità che Azione Universitaria potesse entrare in università per portare avanti la sua propaganda fascista e hanno bloccato queste persone dall’entrare a Sociologia, lei, sua magnifica rettrice, ha condannato quell’azione come azione squadrista. Lei si è nascosta dietro la scusa della ‘libertà di parola’ e ha deliberatamente scelto di lasciare spazio a un’associazione fascista, e quindi a dei fascisti. Ha deciso di difenderli, di schierarsi dalla loro parte!
E lo sta ancora facendo. Sa perché? Perché è miope da parte sua parlare di poche mele marce, e noi non pensiamo che lei sia miope.

Nella sua ipocrisia però lei è bravo a sguazzarci. Lo abbiamo visto più volte destreggiarsi in questa sua arte, in primis sulla questione palestinese, e anche in questo caso non è da meno: mercoledì 28 maggio ha deciso di uscire con un articolo in cui in maniera imbarazzante prova a mostrarsi scosso da quanto accaduto e dichiara che si augura che AU prenda dei provvedimenti nei confronti di questi singoli, quando il problema non è dei singoli, dei casi isolati, ma è insito negli ideali e nell’associazione stessa!

Serviva un articolo per smettere di far finta di niente? Ora la maschera è caduta, ma è caduta per tutte, e deve essere presa una posizione netta che non serva solo a ripulirsi la faccia!

Ci viene spontaneo chiederci come mai questo articolo sia uscito proprio in questi giorni nonostante le chat risalgano al 2024. Tutto questo polverone esce proprio ora dopo le elezioni del CNSU e dopo le elezioni comunali che hanno visto in lista molti dei soggetti coinvolti.
Non crediamo che sia una strana coincidenza anche che tutto questo fuoriesca proprio ora, quando la vicepresidente della PAT Gerosa, sta venendo messa alle strette da Fugatti e sta, con ogni probabilità, per essere espulsa dal suo ruolo. La stessa Gerosa non è affatto estranea a tutta questa faccenda dato che viene fotografata il 10 febbraio con tutti i paggetti di AU, durante una manifestazione fascista in onore del giorno del ricordo.

Siamo stanche di questo antifascismo istituzionale e neoliberale che si attiva come funghi solo di fronte allo scandalo. Siamo qua a ribadire che un antifascismo di facciata come quello che sta emergendo in questi giorni da parte di molti, anche da parte di chi per anni ha sostenuto la libertà di espressione arrivando a invitare i fascisti in università, ha come solo scopo quello di proteggere lo Stato e le sue istituzioni, e cerca di far passare il fascismo come un qualcosa di extraordinario, lontano dalla quotidianità e come qualcosa di vecchio e passato e che i soggetti in questione sono casi isolati. Noi sappiamo bene che le cose non sono così!
Un antifascismo di questo tipo è funzionale agli stessi fascisti ed edulcora la memoria pacificando e distorcendo quella che è la storia e quello che è l’oggi!

L’antifascismo è una forma di lotta che si scontra contro tutte le forme di repressione, anche in maniera conflittuale, e che porta avanti un processo rivoluzionario.

Ci teniamo a ribadire ancora una volta, e finché non accadrà:
FUORI I FASCISTI DALL’UNIVERSITÀ!

Solidarietà agli antifascisti e alle antifasciste roman@!

A pochi giorni dalla manifestazione del 25 marzo, in cui all’incirca 150 compagn* di diverse regioni furono sequestrat* dalle forze dell’ordine, la mattina del 30 marzo la Questura di Roma ha riacceso la macchina repressiva. Ieri mattina un’operazione di polizia ha colpito 13 compagne e compagni antifascist*, elargendo 9 obblighi di firma giornalieri e 4 arresti domiciliari. Cotanta generosità da parte della Questura si deve ai fatti relativi al corteo CASAPOUND NOT WELCOME avvenuta il 21 maggio 2016. In quella giornata migliaia di persone scesero in piazza per opporsi con coraggio e determinazione alla sfilata dei fascisti di Casapound Italia e di altri gruppi neofascisti giunti da tutta Europa.

In quella giornata Roma vide il dispiegamento di un ingente apparato di polizia che non solo ha permesso a Casapound di portare i suoi contenuti razzisti e xenofobi nella più totale tranquillità, ma che ha anche protetto le continue provocazioni della feccia fascista che hanno costellato tutto il percorso del corteo antifascista. L’unica colpa dei compagni e delle compagne antifascist* è stata quella di essersi autodifes* respingendo le provocazioni al mittente affermando in modo limpido e inequivocabile che i fascisti, di qualsiasi colore, forma o provenienza essi siano, non possono circolare impunemente per le strade.

A chi è stato colpito da queste misure repressive va tutta la nostra solidarietà e complicità. Noi, come Collettivo Universitario Refresh, rigettiamo la logica secondo la quale è illegittimo contestare un’organizzazione dichiaratamente fascista per il semplice fatto che si presenti al teatrino delle elezioni. Noi non siamo disposti a lasciare che organizzazioni di questo genere possano parlare ed esistere liberamente siano all’interno o all’esterno dell’università. Nonostante il periodo storico che viviamo veda la concessione di sempre maggiore spazio a forze fasciste, razziste e xenofobe per noi vale ancora la promessa contenuta nello slogan “fascisti carogne tornate nelle fogne” e faremo di tutto perché ciò avvenga. L’antifascismo non si arresta

LIBER* TUTT*, LIBER* SUBITO

La solidarietà a chi la merita

In questi giorni tutti si stringono attorno ad uno degli esponenti della lista Atreju, “vittima” di una scritta su una delle porte dei bagni del Dipartimento di Sociologia. Persino il Direttore del Dipartimento, prof. Sciortino, ha inoltrato una lettera alle studentesse e agli studenti di Sociologia per condannare l’episodio e fare appello ad un modo di fare politica in cui lo scambio di vedute sia, sebbene accesso, comunque democratico.
È quanto meno interessante vedere come, nel giro di poche ore, tale esponente sia diventato l’agnellino di turno da difendere. Sì, perché la persona presa oggi di mira, è la stessa che fa parte di Atreju Trento, una lista studentesca vicina, anzi vicinissima, a Fratelli d’Italia e a quei bravi ragazzi di Casa Pound. Attori politici ,questi,che della mancanza di dialogo e della violenza fisica hanno fatto una pratica, per dare spazio all’omofobia, al razzismo e al pregiudizio di basso stampo fascista.
E a proposito di fascismi, nelle ultime settimane è stato proprio questa stesso esponente di Atreju a chiedere al Consiglio di Dipartimento di inserire all’interno dell’agenda una discussione sull’aula autogestita del Dipartimento, aula che a suo dire andrebbe chiusa all’istante.
La richiesta della chiusura immediata di uno spazio di aggregazione e socializzazione certamente non può essere che condannata da noi, soprattutto se questo tipo di spazio si trova all’interno di un’università. Infatti, da studentesse e studenti universitari viviamo ogni giorni un sistema universitario fortemente competitivo, frenetico, che rende spesso gli studenti dei “cavalli da corsa” incapaci di socializzare, riflettere, aggregarsi e creare comunità. Uno spazio autogestito, luogo di socializzazione per tante e tanti, può essere uno dei modi per rompere quella quotidianità universitaria che ci vuole produttivi a tutti i costi. Per noi gli spazi sociali autogestiti sono dunque importanti.
Mentre tutti sono concentrati a rendere questo rappresentate di Atreju quello che non è, una specie di povera vittima che può essere salvata solo dal buon senso e da un modo di fare politica democratico e ragionevole, a noi piacerebbe che il focus della discussione si spostasse sulla presenza di un gruppo fin troppo vicino alla destra fascista all’interno dell’università. Anche perché, con molta franchezza, ragionare su una scritta su una porta certamente non è far politica e certamente non ci interessa più di tanto.
Da parte nostra quindi non può arrivare nessuna solidarietà per questa persone non solo perché non condividiamo né mai potremmo condividere la sua politica, ma anche perché, con tutta onestà, ci sono ben altre cose di cui discutere all’università e sul mondo della formazione più in generale.