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Nuovi tagli all’educazione di genere? NO GRAZIE!
Dall’inizio del 2019 la questione dell’educazione alle differenze di genere è stata al centro del dibattito politico trentino. Infatti poco dopo la pausa natalizia è stata resa nota la notizia che l’appena insediata giunta provinciale avrebbe negato i fondi per continuare i percorsi educativi sul genere all’interno delle scuole trentine. Si sono susseguite numerose iniziative, a cui anche noi in prima linea abbiamo partecipato, ma la risposta da parte della provincia è sempre stata di chiusura e, in alcuni casi, di repressione vera e propria (https://curtrento.noblogs.org/post/2019/03/23/il-dissenso-non-si-sgombera-riflessioni-sui-fatti-del-22-marzo/).
Ma partiamo dal principio: nel 2012 viene approvata una legge provinciale sulle pari opportunità, il cui primo articolo afferma: “La Provincia promuove la parità di trattamento e opportunità tra donne e uomini, riconoscendo che ogni discriminazione basata sull’appartenenza di sesso rappresenta una violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali in tutte le sfere della società”. In concreto questa legge fornisce alla provincia la possibilità di elargire fondi per percorsi educativi e formativi che abbiano come tema centrale quello delle differenze di genere e delle pari opportunità.
Nel 2018 la legge comincia a concretizzarsi e i fondi vengono distribuiti a soggetti pubblici e privati, che rispettassero i canoni previsti. In alcune scuole della provincia vengono dunque organizzati dei corsi, i quali hanno come obiettivo primario quello di educare giovani studenti e studentesse al rispetto della libera autodeterminazione di ogni persona, cercando di limitare, arginare ed estirpare fenomeni quali il bullismo, le discriminazioni e l’omofobia. A detta di insegnanti, genitori e student* in primis, questi corsi hanno aiutato molti e molte ad andare oltre gli stereotipi di genere che la società fin troppo spesso impone e a rispettare tutte le differenze e le identità altrui. Ed è proprio per questo che numerose soggettività hanno deciso di schierarsi in difesa di questi percorsi e in solidarietà alle formatrici, attaccate vergognosamente a mezzo social da rappresentanti della politica trentina.
Purtroppo però la questione non si esaurisce così e l’assessora Segnagna qualche giorno fa dichiara la volontà della provincia di voler elargire i fondi, ma restringendo e limitando le tematiche di intervento dei corsi alla sola parità tra uomo e donna. I corsi dovranno dunque trattare solamente la tematica della discriminazione della donna, ma non dovranno in alcun modo affrontare il tema dell’omofobia. In questo modo la giunta provinciale spera di potersi ripulire la coscienza dopo le numerose polemiche e le iniziative di rivendicazione portate avanti in questi mesi da chi, come noi, crede in una scuola libera da qualsiasi forma di sessismo. La posizione assunta dalla provincia è una posizione retrograda, che sputa in faccia ad anni di ricerca e di studi sul genere, grazie ai quali si è riusciti a superare il binarismo di genere uomo-donna e a dar voce a tutte le diverse identità e soggettività esistenti.
L’omofobia è un fenomeno e un problema sociale reale, che va combattuto giorno dopo giorno in ogni sua forma e manifestazione. E il primo passo è formare le menti dei e delle giovani al rispetto e alla reciproca solidarietà, alla possibilità di autodeterminare se stess* e il proprio corpo.
I corsi devono essere ricostituiti così come erano stati pensati originariamente o, ancor meglio, implementati e aumentati, rendendoli obbligatori in tutte le scuole e a tutt* gli/le student*.
Il figlio sano del patriarcato
Succede a Londra che una coppia di ragazze venga picchiata da un gruppo di ragazzi perché si sarebbero rifiutate di baciarsi davanti a loro. Succede che nel 2019 il corpo della donna venga ancora visto come mera fonte di piacere sessuale per l’uomo, rendendo la donna un mero oggetto e passivizzandola totalmente.
Per quanto il fatto sia grave, non è di certo una novità e non può essere imputato solo alla particolare propensione violenta e sessista di questo gruppo di uomini. Infatti, questa visione della donna e del corpo femminile deriva da secoli di cultura etero-patriarcale, in cui la virilità maschile viene esaltata ed elogiata.
Chi si schiera contro l’aborto, volendo decidere sui nostri corpi di donne libere, chi denigra o discrimina le soggettività lgbtq, chi colpevolizza le vittime di stupro sulla base del loro abbigliamento, chi applica distinzioni salariali sulla base del sesso, non è meno violento o complice di chi ha picchiato vergognosamente queste ragazze.
Viviamo in una società in cui purtroppo la violenza di genere, che sia fisica, verbale o psicologica, esiste ed è normalmente accettata e legittimata.
Il decreto Pillon per esempio in Italia è la prova di come uomini violenti vengano addirittura tutelati nel loro ruolo di padre, annullando i diritti di tutte quelle donne che hanno dovuto subire episodi di violenza domestica.
La cancellazione dei corsi di genere nelle scuole trentine è un ulteriore esempio di come le istituzioni non siano interessate a risolvere realmente e alla radice questo problema, ma preferiscano delegare alle forze dell’ordine l’insegnamento di un’educazione al rispetto delle differenze. Le stesse forze dell’ordine che a Firenze hanno violentato due studentesse americane, utilizzando come giustificazione la presunta ubriachezza delle ragazze. Le stesse forze dell’ordine che ultime settimane hanno manganellato decine di manifestanti, tra cui molte donne. A noi che da anni lottiamo per costruire una società libera da qualsiasi forma di sessismo e machismo i fatti di Londra ci indignano, ma non ci sorprendono. Finché non verrà cambiato radicalmente il sottostrato culturale tipicamente patriarcale questi fatti saranno all’ordine del giorno.
Questi sono solo pochi esempi di come la violenza di genere faccia parte della nostra società e questi stessi esempi dovrebbero ricordarci l’importanza di praticare tutti i giorni pratiche di lotta antisessista e femminista.
ESPRIMIAMO TUTTA LA NOSTRA SOLIDARIETÀ CON LE RAGAZZE LONDINESI E AFFERMIAMO A GRAN VOCE CHE SE TOCCANO UNA TOCCANO TUTTE!
SALVINI SCAPPA. NOI RES(I)TIAMO
Il 21 maggio è stata indetta un’assemblea pubblica cittadina per l’organizzazione di una piazza unitaria contro la presenza di Salvini al festival dell’economia di Trento. Vista l’importanza di contestare l’artefice dei provvedimenti più autoritari e disumani di questo governo, per noi come CUR è stato naturale partecipare a un percorso aperto e orizzontale con altre realtà cittadine, quali lavoratori e lavoratrici, student* delle superiori, antirazzist*, sindacati di base, NO TAV e una forte componente universitaria.
Siam solit* prendere le nostre decisioni in modo condiviso e trasparente, rifiutando le logiche da salotto di chi impacchetta le contestazioni all’interno delle proprie quattro mura. Infatti, fin da subito abbiamo deciso di chiamare un’assemblea pubblica a sociologia per organizzare uno spezzone studentesco, in modo da poter portare nella piazza di oggi le nostre pratiche e i nostri contenuti in modo libero e autodeterminato. I giorni che hanno seguito questa assemblea sono stati giorni di confronto e discussione sull’organizzazione della giornata, riuscendo a rapportarsi con realtà e soggettività molto diverse da noi, perché pensiamo che di fronte a un nemico comune come il razzismo, creare divisioni aprioristiche faccia solo gioco a chi ci vorrebbe represse e imbavagliati.
L’obiettivo della giornata è stato raggiunto ancor prima della partenza visto che il ministro degli interni non è in grado di gestire l’ordine pubblico di fronte a un dissenso sempre crescente e, sotto suggerimento della questura preoccupata per l’immagine di un festival sempre più militarizzato, è rimasto nei propri palazzi del potere https://curtrento.noblogs.org/wp-admin/post.php?post=395&action=edit (bella figura di merda per il capitano!).
Tuttavia abbiamo deciso di mantenere la piazza, dimostrando di non dover rincorrere le scadenze imposte da Salvini, ma di saper proporre contenuti e idee. Il concentramento di piazza Dante è stato caratterizzato da numerosi interventi ed esperienze: i portuali di Genova che hanno da poco bloccato la nave di armi saudite, i lavoratori migranti della Bartolini che lottano contro lo sfruttamento, studenti e studentesse preoccupat* per la svolta autoritaria dettata dai decreti e dalle direttive Salvini, migranti stanchi di doversi giustificare nonostante lavorino da più di dieci anni in Italia, sindacati di base che hanno portato le esperienze di rivendicazioni salariali più sempre criminalizzate e molt* altr*.
Dopo numerosi interventi, un corteo partecipato, colorato e trasversale ha attraversato la città, portando il dissenso per le strade, nonostante le provocazioni della celere che, a corteo sciolto, ha blindato qualsiasi via di uscita, creando inutili tensioni e impedendo l’accesso al centro storico.
Oggi è stata una grande giornata di lotta, che ha dimostrato come la retorica di stigmatizzazione delle contestazioni attorno alle solite aree politiche trentine sia inutile di fronte all’eterogeneità della piazza. Le narrazioni degli opposti estremismi e delle aree egemoniche le lasciamo a questura e giornalisti di partito.
Esiste una Tento vivace che lotta e resiste, Salvini non è passato e non passerà!
CUR- Collettivo Universitario Refresh
SALVINI SCAPPA. TRENTO TI HA RIFIUTATO
Come ogni anno dal 29 Maggio al 2 Giugno Trento ospita il rinomato Festival dell’Economia, luogo di confronti e dibattiti tra economisti ed esperti di vario genere, tendenzialmente orientato verso l’ideologia liberista e che negli anni ha accolto da Renzi a Soros, da Stiglitz alla Fornero.
La Lega, che in Trentino ha vinto le lezioni ad ottobre attaccando frontalmente la direzione del festival, in particolare il direttore scientifico (ed ex presidente dell’INPS) Tito Boeri, ne aveva minacciato la sua chiusura.
Ma si sa, tra liberisti e fascisti non si fa fatica a trovare dei buoni compromessi, e il festival, quest’anno incentrato sui temi di “Globalizzazione, nazionalismo e rappresentanza”, era pronto ad accogliere a braccia aperte il personaggio del momento, l’uomo forte della lega: il capitano Matteo Salvini.
Questo bilanciamento di forze tra sovranisti e liberisti mostra come capitale e ultranazionalismo fascista siano in realtà due facce della stessa medaglia, due ideologie dello sfruttamento che si rafforzano l’un l’altra difendendo gli stessi interessi padronali, una riproducendo e mistificando lo stato delle cose, l’altra reprimendo e convogliando la rabbia di una moltitudine stanca e impoverita in idee razziste e reazionarie.
Il nostro Matteo avrebbe dovuto tenere un incontro su immigrazione e sicurezza al Teatro sociale, introdotto dal bocconiano Paolo Pinotti.
Appena venuta a conoscenza della presenza del ministro degli interni, la città di Trento ha lanciato un messaggio forte e chiaro: Salvini NON è il benvenuto!
E mentre gli eventi di striscionate collettive diventavano virali sui social, il 21 Maggio un gruppo di persone ha lanciato un’assemblea pubblica aperta a tutta la cittadinanza alla quale hanno risposto diverse realtà e soggettività che animano diversi percorsi di lotta in tutto il Trentino. Dall’assemblea è emersa (da quasi tutte le realtà) la necessità di unire le forze per organizzare un corteo compatto e determinato, pronto ad avvicinarsi al teatro per manifestare il proprio dissenso alle politiche violente, razziste e autoritarie di questo governo e del ministro degli interni che, rinvigorito dal risultato elettorale delle europee, è pronto a far passare il suo “decreto sicurezza bis” in cdm (per info su cosa prevede il decreto https://www.internazionale.it/…/13/bozza-decreto-sicurezza-…).
Il corteo attraverserà la città, partendo da Piazza Dante e arrivando in prossimità del teatro sociale, portando contenuti contro guerra, razzismo, sessismo e sfruttamento, con l’obiettivo di portare in strada la contrarietà della città alla presenza del ministro, sulla linea di quanto accaduto a Napoli,Firenze, Bari, Milano e tantissime altre città Italiane in cui il capitano si è ritrovato accerchiato da studenti e studentesse, lavoratori e lavoratrici, disoccupat* e precari*.
Oggi viene confermata la notizia che aleggiava nell’aria: Salvini non sarà presente al festival. Il ministro degli interni non è in grado di girare libero per le città senza militarizzarle, e, quando non è in grado di circondarsi di sbirri, scappa. Troppo rischioso a livello di opinione pubblica blindare una città come Trento durante il festival dell’economia, troppo costoso chiamare reparti celere dal resto d’Italia per reprimere il dissenso. Troppo evidente la difficoltà del ministro nel gestire il moltiplicarsi di manifestazioni contro i suoi comizi.
A noi ci troverete sempre dalla stessa parte, quella di chi lotta e di chi resiste. Lui lo troverete a scappare, ogni qualvolta non riesce a barricarsi dietro gli scudi della polizia.
CONFERMATO IL RITROVO UNIVERSITARIO ALLE 12.30 A SOCIOLOGIA
LA NOSTRA PAROLA SULLE EUROPEE 2019
Il 23 maggio a Trento i partiti candidati alle Europee hanno riempito il centro di Trento per presentare i loro programmi nei tipici banchetti. Nello stesso luogo, alcun* studenti e studentesse distribuivano questo volantino con l’intento di provare a far aprire gli occhi.
Domenica 26 si vota in tutta Europa per l’elezione del Parlamento Europeo e nelle ultime settimane i mass media italiani non fanno altro che riportare le sparate elettorali di questo o quell’altro partito, schematizzando le diverse visioni in due macroaree: sovranisti versus europeisti.
L’impressione che abbiamo noi studenti di Unitn è che all’incirca tutte le forze politiche si impegnano nel solo tentativo di intercettare il consenso popolare, a scapito di una vera progettualità che possa effettivamente agire un cambiamento nella vita reale. Proviamo dunque ad andare oltre le apparenze e guardare al nocciolo di cosa significhi stare da una parte o dall’altra.
Dalla parte dello schieramento sovranista abbiamo FDI, Casapound e Lega, il partito dato favorito. Ci sembra evidente che il successo elettorale di questo schieramento si basi sull’utilizzo sconsiderato e dannoso della paura, che attraverso anni di campagne allarmistiche, insistendo fino all’esasperazione sul collegamento tra immigrazione-degrado-insicurezza, hanno spinto parte degli italiani a proiettare il proprio malcontento verso un nemico “esterno”. Crediamo che il successo delle campagne anti-immigrazioniste si basi in gran parte sullo spingere chi si trova nei ranghi più svantaggiati della società a identificarsi con il più forte, attraverso la denigrazione di chi sta peggio. Ma conviene per un lavoratore supportare le scelte politiche di questi partiti? Se guardiamo a chi finanzia le campagne elettorali della Lega, vediamo che si tratta di una fetta di imprenditoria del nord-Italia, i cui discorsi sovranisti sono utili essenzialmente per guadagnare il supporto di cui hanno bisogno per poter “guerreggiare” con lo schieramento dei capitalisti “internazionalisti” contro cui hanno alcuni interessi contrapposti. Ma i proclami xenofobi non sono altro che un miserabile espediente per portare i lavoratori a credere che i loro interessi coincidano con quelli degli imprenditori nazionali, gli stessi che gli hanno sempre sfruttati!
All’interno dello schieramento sovranista possiamo quindi vedere le conseguenze più tragiche della polarizzazione sociale, ma il successo dei partiti nazionalisti è in parte responsabilità di chi ha governato precedentemente: il centro destra e il centro sinistra. La rabbia sociale che la Lega sfrutta (indirizzandola verso gli ultimi arrivati) si sviluppa a partire dalla miseria economica frutto delle politiche di austerity portate avanti dai partiti centristi.
Tra l’altro, seppure ora un partito come il PD sta cercando di rifarsi una verginità ideologica, noi non ci lasciamo ingannare: i discorsi “buonisti” sono discorsi vuoti, dal momento che le stesse politiche esacerbate nell’ultimo anno da Salvini erano già iniziate con i governi precedenti. Pensiamo all’accordo con la Libia per la detenzione nei campi di concentramento dei migranti, o alla repressione violenta nei confronti di chi lotta.
In una società appiattita intorno alle necessità di mercato, in cui l’arricchimento individuale e la difesa della proprietà sono gli unici valori, si è fatto largo tra i meno abbienti un sentimento di rabbia indirizzato nei confronti dei più deboli (migranti, senza tetto) o dei “diversi” (anarchici, comunisti, drogati, persone con sessualità atipiche: tutti coloro che non rientrano appieno negli schemi conformisti).
Appare ora evidente che i due opposti schieramenti sovranisti ed europeisti, come ce li vogliono dipingere i mass media, non sono poi tanto opposti per noi. Nessuno dei due sarà in grado di offrirci un futuro dignitoso, perché sono tutt’ora legati agli stessi interessi che in questa tragica situazione ci hanno portati. Noi giovani abbiamo dei compiti storici estremamente ardui, forse impossibili. Dobbiamo far fronte all’imminente devasto ambientale, dobbiamo far fronte alle conseguenze di politiche coloniali e imperialiste che hanno saccheggiato interi continenti. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è dei soliti politici che gettano confusione e violenza in un mondo già agonizzante perché sappiamo che la soluzione a questo disastro non sarà certo semplice né immediata ma necessiterà di tutto il nostro impegno e coraggio.