La vita segreta di uno/a studente/essa UNITN- Indagine sul diritto allo studio

La giornata internazionale del diritto allo studio è passata ma l’importanza e la centralità di questo tema per le studentesse e gli studenti dell’Università di Trento no. Con la visita in Provincia all’Assessora Ferrari, come Collettivo Universitario Refresh, abbiamo chiesto a gran voce che la soglia ISEE fosse innalzata a 23.000 euro, come promise pubblicamente proprio la stessa Assessora  il 17 novembre 2016.

Noi non abbiamo mai pensato alla giornata internazionale del diritto allo studio come a un momento  pubblicitario in cui attuare un’iniziativa giornalisticamente appetibile per fare notizia e dimostrare che esistiamo anche noi, oltre alle rappresentanze studentesche. In quanto studentesse e studenti di questo Ateneo la questione del diritto allo studio ci sta molto a cuore ed è per questo che, dopo il 17 novembre, abbiamo continuato a parlarne nelle nostre assemblee settimanali. Le nostre discussioni partivano dalla constatazione dell’insufficienza di una sola giornata per trattare in modo esaustivo la complessità del diritto allo studio. Benché le borse di studio e gli alloggi dell’Opera Universitaria facciano la parte delle rock star, all’interno di questa categoria rientrano anche altri servizi come, per esempio, i posti studio, che tra l’altro ultimamente scarseggiano in Unitn (https://curtrento.noblogs.org/post/2017/11/27/piu-posti-studio-in-unitn-petizione/). In precedenza avevamo già espresso alcuni dubbi sullo stato di salute del diritto allo studio a Trento e, nonostante  la situazione sia migliore rispetto ad altre zone d’Italia, cominciamo a sentire i primi scricchiolii.

Data questa situazione, secondo noi, oltre alla mobilitazione, è importante riuscire a capire e a fare una diagnosi dello stato del diritto allo studio per poter comprendere a fondo la situazione in cui ci troviamo. Per fare questo, però, secondo noi, non sono sufficienti i documenti e i dati prodotti dalla nostra controparte, Ateneo o Provincia che sia, è molto importante condurre un lavoro di inchiesta in cui siano le studentesse e gli studenti dell’Università di Trento a parlare direttamente per poter esprimere i propri bisogni, le proprie necessità e i propri disagi. Un primo strumento che abbiamo deciso di adottare per condurre questa inchiesta è quello del questionario in cui si toccheranno diversi aspetti della vita di un* student* universitari* a Trento. In questo questionario troverete e potrete comprendere cosa significhi per noi diritto allo studio nella sua complessità e potrete esprimere liberamente la vostra opinione.

I questionari potrete trovarli sia in versione online (al seguente link https://goo.gl/forms/OLuA0j15uwhckVR22)  sia in formato cartaceo ai banchetti che settimanalmente organizziamo nei diversi dipartimenti del polo universitario di città. Avendo come obiettivo principale quello di fornire uno strumento di espressione, i risultati che otterremo al termine della somministrazione dei questionari non li terremo gelosamente per noi ma li presenteremo pubblicamente a tutte le studentesse e gli studenti in un prossimo momento di discussione di cui non mancheremo di informarvi nel momento in cui verrà organizzato.

ISEE A 23.000 SUBITO

Nella giornata internazionale del diritto allo studio abbiamo deciso di venire a fare una visita all’assessora Ferrari per pretendere l’innalzamento della soglia ISEE A 23.000!


Il 17 novembre 2016, mentre le studentesse e gli studenti del Collettivo Universitario Refresh e del percorso Sgancialaborsa, sfilavano in corteo per le vie del centro cittadino l’assessora all’Università e alla Ricerca si impegnò pubblicamente per l’innalzamento della soglia ISEE da 21.500 a 23.000 euro. Un anno è trascorso senza che alcuna notizia sia pervenuta su questa promessa fatta da Sara Ferrari. Probabilmente l’assessora fece quella dichiarazione per tranquillizzare gli animi e placare la mobilitazione che agitava studentesse e studenti dell’Università di Trento preoccupat* per le sorti del diritto allo studio e del consistente numero di non idonei e non idonee che erano stat* prospettat*. Con il passare dei mesi l’impegno di innalzare la soglia ISEE a 23.000 sarà finito nel dimenticatoio dell’assessora. La nostra memoria, però, non si attiva o disattiva in base alla convenienza politica del momento. La nostra memoria è lunga e dopo 12 mesi la pazienza è terminata. Per questo stamattina, come studentesse e studenti del Collettivo Universitario Refresh, abbiamo deciso di andare a bussare alla porta di Sara Ferrari perché vogliamo sapere cosa sia stato fatto nel corso di questi mesi per realizzare l’innalzamento della soglia ISEE a 23000. Dietro la retorica rassicurante di Opera Universitaria e Provincia sappiamo bene che anche qui a Trento come nel resto d’Italia la situazione del diritto allo studio non rosea. Sono anni che vengono ridotti i fondi per le borse di studio e questa tendenza continuerà anche nei prossimi anni come emerge da bilanci e documenti pluriennali dell’Opera. Alla luce di questa situazione esigiamo una presa di posizione chiara e inequivocabile da parte dell’assessora Sara Ferrari su quali passi siano stati fatti per l’innalzamento della soglia ISEE a 23.000 e nel caso non ne sia stato fatto ancora nessuno esigiamo che la Ferrari dica pubblicamente quali siano gli impegni che si vuole assumere su questa questione. è bene che Provincia, Università e Opera sappiano che ci troveranno ai nostri posti pront* a far suonare la sveglia tutte le volte che sarà necessario per tenere alta l’attenzione sul diritto allo studio e a impedirne la sua distruzione

Basta promesse. Ora vogliamo fatti!

Complici e solidali con gli arrestati di via Manci. Il fascismo non passerà. Liberi tutti.

Nella giornata di sabato 21 ottobre i fascisti di Forza Nuova si sono presentati in pieno centro storico per raccogliere le firme contro lo Ius Soli e per promuovere la “marcia dei Patrioti” prevista per il 28 Ottobre a Roma. La ricorrenza dal sapore nostalgico richiama inequivocabilmente la Marcia su Roma, quella del 1922, che sancì la presa del potere da parte di Mussolini e del Partito Nazionale Fascista. Date queste premesse non è difficile immaginare i motivi per cui a Forza Nuova non dovrebbe essere concesso alcuno spazio di promozione per le suddette iniziative; tuttavia si è resa necessaria l’azione diretta degli antifascisti e delle antifasciste per contrastare la loro presenza pubblica nelle vie della città. Al tentativo di arginare i fascisti si sono opposte le forze di polizia che, affiancandoli e proteggendoli, hanno in primo luogo avallato una caccia all’uomo del peggiore stampo squadrista, e successivamente hanno permesso al portavoce FN Numa De Masi di intervenire autonomamente per bloccare con una presa al collo un antifascista. Non ci stupisce l’atteggiamento adottato dalle forze di polizia: proteggere e legittimare i fascisti, se non addirittura collaborare con loro, è cosa già vista.

Ciò che stupisce è il livello di repressione adottato nei confronti dei quattro arrestati che oggi verranno processati per direttissima, rei di aver compiuto ciò che ogni antifascista avrebbe dovuto fare: opporsi alla presenza di Forza Nuova in città. Non è più tollerabile il piagnisteo di chi ritiene che la libera espressione vada preservata anche a costo di vedere i fascisti usufruirne. La libertà di diffondere messaggi xenofobi, antisemiti, razzisti e sessisti non può essere concessa a chi è stato già condannato dalla storia: il fascismo non è un’opinione, è un crimine. E come tale va trattato.

Respingiamo ogni accusa di violenza e ogni narrazione che si ostini a parlare di opposti estremismi nei confronti di chi pratica l’antifascismo quotidianamente. Tollerare l’intolleranza significa piegare la testa e lasciare libertà a chi la libertà la vuole invece negare. Pertanto l’azione diretta diventa lo strumento principe da adottare quando il pensiero comune brancola nella nebbia del perbenismo ipocrita che crede che i fascisti si fermino con i fiorellini. Le destre nazionaliste dilagano ormai in tutta Europa seminando un odio rinfrescato da sigle nuove e colorate, autolegittimandosi come unico baluardo in difesa di una razza che non esiste e innescando così una guerra al diverso e al povero.

Per questo ci schieriamo a fianco di chi si oppone a Forza Nuova, Casapound e simili, considerandoci complici e solidali nella lotta antifascista e chiedendo quindi la liberazione immediata di tutti gli arrestati.

 

L’Università ai tempi delle Lauree Honoris Causa e della Provincializzazione

Preparando la giornata di contestazione alla laurea honoris causa conferita a Sergio Marchionne dall’università di Trento abbiamo deciso di intervistare il professor Claudio Della Volpe, professore di Ingengneria per l’Ambiente e il Territorio presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica, in quanto uno dei tre firmatari della lettera di opposizione alla decisione del Senato accademico di conferire la laurea a Marchionne in ingegneria meccatronica. Il professor Della Volpe ci ha poi fornito alcuni interessanti spunti di riflessione sulla condizione in cui si trova l’università di oggi.

Lei è stato uno dei firmatari degli scrittori di una lettera, qualche mese fa…

Prof Della Volpe: “Si io, Augusto Visentin e Raffaele Mauro. Il professor Pascuzzi, ovviamente essendo membro del Senato Accademico, si è opposto in quella sede. Però siamo stati gli unici tre a raccogliere questa cosa. Le lauree honoris causa sono il simbolo di eccellenza culturale. Nel tempo hanno teso a diventare un modo per farsi vedere…non è la prima volta che si fa. Marchionne è uno, laureato in filosofia, con un’altra laurea in legge, che ha fatto sempre attività privata. Cosa ha fatto? Il manager di una grande azienda capitalistica. Che merito c’è nel fare questo? Si, sarai un capitalista d’assalto, ma perché noi ti dobbiamo premiare? E questi gli danno una laurea in meccatronica, non “ci azzecca” niente la meccatronica! Si è sempre opposto alla grande iniziativa meccatronica di mercato, parliamo in termini di mercato dell’auto elettrica. Quella è meccatronica, però lui si è opposto. Ha sempre detto che non è il futuro dell’auto. Fino a qualche mese fa, ha negato di poter entrare in quel mercato. Perché ha accetto di entrare? Perché adesso il mercato si è spostato in quella direzione. Ci sono Paesi che fanno solo auto elettriche. E’ un fatto di mercato, che merito c’è nel fare questo? Che merito culturale c’è? Nessuno. Noi pensiamo che non sia un meccatronico. Se questa è l’eccellenza, l’eccellenza di uno che taglia e licenzia. E’ quello che ha chiuso gli impianti in Sicilia per esempio. Quindi stiamo premiando questo? Questo significa mascherare la realtà. Fare spettacolo e non fare scienza. Coprire cose vere. Questa è la posizione.”

Quali sono state le reazioni che ha sortito la vostra lettera?

Prof. Della Volpe: “Dal Dipartimento di Ingegneria Industriale non hanno risposto in merito, non c’è stata nessuna risposta. C’è stata una risposta dal rettore il cui approccio è stato reiterare la posizione che era stata presa.(1) Non c’è più di quella frase della motivazione ufficiale. Io penso che sia il simbolo dell’università, ma quella di Trento in particolare. c’ha un presidente un ex grande dirigente confindustriale (Innocenzo Cipolletta) abbiamo in qualche modo in quel momento scelto un certo tipo di continuità. sono continuità che hanno dato poi luogo allo statuto particolare. Le rappresentanze sono state buttate fuori dal CdA, e anche dal Senato. Chi oggi lavora in Università non può comunicare, non c’è trasmissione. Voi siete diventati dei clienti da soddisfare, quindi c’è questo atteggiamento “mercantile”. Non c’è la formazione, ma la vendita di un servizio. Sono approcci secondo me che sono coerenti tra loro.”

Voi come avete letto, o Lei come ha letto queste reazioni?

Prof Della Volpe: “Diciamo che loro in qualche modo, non entrano mai nel merito delle cose o danno per scontato una certa visione dei fatti. Una verità a senso unico. Premiare Marchionne secondo me rappresenta questo, rappresenta la logica di mercato: il vincente che si afferma in questo scontro sociale. E’ una cosa veramente misera premiare questi personaggi. Da un’università come la nostra mi aspetterei un’azione decisa nella direzione di dire, guardate questo tipo di società è insostenibile, perché questa produzione lineare “scavo tutto e butto all’aria” non si può fare. Dobbiamo andare in un’altra direzione. Fondamentalmente negano queste cose. Quindi in qualche modo Marchionne è il simbolo di questo mondo. io lo leggo così, stanno premiando questa visione del mondo. E’ un esempio veramente negativo.”

La laurea honoris causa a Marchionne può essere considerata un epifenomeno delle tendenze contemporanee che sta vivendo l’università?

Prof Della Volpe: “Si, esattamente, e in particolare la nostra che si autodefinisce di eccellenza. Diventare il vincitore nello scontro mercantile, del mercato. Sono il più bravo ad accumulare ricchezza senza preoccuparmi delle risorse naturali, dei problemi ambientali. Stiamo premiando un personaggio di retroguardia, dal mio punto di vista. culturalmente parlando. anche nello suo stesso ambito. Non è neanche il capitalista che vede il futuro, non lo vede.”

L’atteggiamento mercantile, che si va a premiare con questa laurea a Marchionne, come diceva lei prima, come si traduce all’interno dell’Università? Prima faceva un parallelismo tra il simbolo-Marchionne e il sistema università…

Prof Della Volpe: “si traducono nella competitività che diventa l’unico parametro. che cosa si propone ad uno che entra nel mondo dell’università oggi? Si propone di pubblicare il più possibile, il prima possibile. Dato che entri tardi, tendi a mettere questo elemento al centro di tutto. Almeno il tempo di capire le cose ci deve stare. Si è visto che è un modo che non va, è sbagliato. Se noi perseguissimo una logica del massimo sviluppo il più veloce possibile, andremo incontro coerentemente a problemi come succede nel campo tecnologico. Le vere ricerche significative spesso hanno tempi incompatibili con questi, non puoi chiedere alle persone di pubblicare tutto il meglio in cinque anni. Direi che fondamentalmente il punto è questo, cioè si incomincia a vedere un certo scollamento tra questo modello produttivistico e il capire la natura. L’idea che ho è che ci vuole del tempo per fare le cose. Questa logica del correre il più veloce te lo toglie insomma. Poi ci sono altri aspetti. In particolare in Italia c’è questo fatto che il professore universitario si crede un po’ un lavoratore diverso dagli altri. In altri Paesi non c’è questo problema. Nel docente italiano c’è ancora questa concezione del professionista, che è diverso dagli altri lavoratori… Questo fatto di pensarsi unici, speciali, secondo me è una debolezza del mondo universitario del nostro Paese.”

L’università di Trento è un’università provincializzata. Il connubio tra l’accordo di Milano, che ha dato vita alla provincializzazione dell’Ateneo, e questo ambiente lavorativo interno all’università caratterizzato dalle tendenze che delineava Lei prima, che cosa ha prodotto?

Prof Della Volpe: “Questa è una bella domanda. In realtà potenzialmente poteva produrre delle cose diverse. Però ha prodotto l’effetto principale del fatto che il potere politico e l’Università sono molto vicini, in tutti i sensi. Quindi c’è un fortissimo effetto di un uso di un’università da parte del potere. Il caso della biblioteca è eclatante. L’università come l’aveva pensata Kessler, era il ponte che passa da un lato all’altro dell’Adige, e lui pensava ad un’università, un campus, un oggetto unitario. Però in realtà questo non è mai stato fatto. Che cosa è successo invece? C’è stata la polverizzazione delle sedi e poi c’è stato un enorme uso immobiliaristico dell’università per minimizzare i danni del quartiere Le Albere. Cioè in qualche modo è stata sfruttata così. Io credo che si sarebbero potute fare cose notevoli, ma c’è un uso strumentale dell’università. Voi sapete che c’è un problema di finanziamento non mantenuto, alla lunga andiamo incontro ad un deficit significativo. Credo che questo sia il problema, cioè questo accordo di Milano ha stretto ancora di più il controllo politico sull’università. Che c’era già in parte, perché erano già successe queste cose di usare per esempio l’edilizia universitaria, fatta in quel modo per gestire gli aspetti territoriali. Basti pensare che tutto il polo di Povo è stato costruito senza attenzione ad aspetti essenziali come la sicurezza e altro. Abbiamo delle carenze significative da questo punto di vista. Se questa è logica dell’università di Trento che pensa di essere all’avanguardia … queste sono cose di retroguardia. A Povo 2 l’ultimo edificio costruito, ha avuto nell’arco di 4 mesi ha avuto due black out. In questi due black out non è mai partito l’impianto elettrogeno. Quella è una struttura dove ci sono 70-80 cappe chimiche e biologiche. quindi diciamo che è un edificio che senza un’aspirazione attiva, entri in condizioni di rischio. Non si è capito bene, non abbiamo avuto una giustificazione chiara dall’università.”

Questo controllo politico della Provincia sull’Università quanto è forte? E in che misura è percepito da parte di docenti, ricercatori e ricercatrici, dottorande e dottorandi?

Prof Della Volpe: “Secondo me il problema è questo. La mia impressione è che la questione la sentano, ma c’è un po’ il timore di opporsi a questa cosa. Si ha paura di perderci qualcosa. La Provincia da un minimo di contributi alle spese di ricerca e poi ci sono bandi. Ora la partecipazione a questi bandi è essenzialmente e fortemente un aspetto politico. Per esempio, i dipartimenti possono partecipare a queste cose, ma ciascuno con un progetto. Quindi tu non sei libero di partecipare come ti pare. Si decide chi può partecipare. Alla fine in qualche modo uno che si oppone rischia. Questa è un po’ la questione e le persone se ne rendono conto. Quando c’è stata la provincializzazione, sembrava che tu ti opponessi al progresso. Io all’epoca, quando ci fu questa cosa, ero in Consiglio d’Amministrazione. Ho cercato di costruire un minimo di opposizione. Alla fine per disperazione mi sono dimesso, sperando di innescare un processo di discussione. Ma questo non è successo. Quello che è successo è che alcuni miei colleghi hanno voluto una veloce rielezione di un rappresentante sulla base del fatto che le persone pensavano che questa provincializzazione fosse un’opportunità. Ma si vedeva già allora che non lo era, perché la provincializzazione fu costruita senza ascoltare il Consiglio d’Amministrazione e gli altri organi rappresentativi delle diverse figure che compongono l’Università.”

A proposito di questo clima che descriveva, noi conosciamo come viene gestito da parte dell’Ateneo il dissenso portato da studenti e studentesse. E’ una modalità di gestione, che al di là delle narrazioni dell’università che si autodefinisce democratica, aperta all’ascolto, aperta, tende a marginalizzare il dissenso studentesco. Come viene gestito il dissenso portato da docenti, dottorand*, ricercatori e ricercatrici?

Prof Della Volpe: “Voi dovete capire come è gestito il potere. Le strutture istituzionali sono i consigli d’area, che gestiscono la parte didattica, alle quali partecipiamo tutti come docenti. In cui però non si parla mai di cose di carattere generale perché questi aspetti vengono trattati in consiglio di dipartimento. Il consiglio di dipartimento in questo momento hanno regolamenti che privilegiano molto l’azione delle giunte. C’è stata una specie di piramide, che ha portato tutte le decisioni e questioni ad una sorta di “baronizzazione”. In cui alcune persone hanno un loro capitale. Quindi chiaro che puoi dissentire, ma ti trovi in una condizione di difficoltà. Questi sono aspetti consustanziali al modo di funzionare. Togli essenza alla democrazia. Non ti puoi documentare neanche, o diventa molto faticoso. E’ una situazione veramente assurda.”

La percezione che si ha vedendo gli annunci fatti recentemente dall’università riguardo l’apertura di nuovi corsi di laurea, come enologia e scienze dei dati, è che UniTn sia in espansione. Alla luce di quanto detto fino ad ora, è davvero così oppure è tutto marketing, tutta pubblicità?

Prof Della Volpe: “Anche io ho avuto questa impressione di una espansione, ma non mi riesco ad esprimere. Sicuramente si sono creati dei legami che non c’erano prima, per esempio con la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige. Quello che io penso sia negativo è il fatto che noi non dovremmo essere in qualche modo attori così coinvolti. Secondo me nella forma in cui viene prospettato, quando c’è una vicinanza così forte, tra il potere politico e l’istituzione dell’università, si creano dei conflitti di interesse e diveniamo quasi ricattabili. La mia impressione è che questo condizionamento ci sia. Però ci vorrà un po’ di tempo per capirlo. Nel tempo c’è stato uno sviluppo troppo tumultuoso. La sensazione generale è questa.”

Tornando un po’ all’attualità, è appena terminato lo sciopero dei e delle docenti universitar* e a detta degli organizzatori ha avuto un discreto successo. Sappiamo che anche a Trento ci sono state adesioni e che questa partecipazione ha creato molto dibattito. Tra le e i docenti dell’Università di Trento? Avete avuto dei momenti di confronto?

Prof Della Volpe: “No, non ci sono stati. Non c’è stata nessuna iniziativa, o almeno in collina non c’è stata. Ci sono state delle discussioni di corridoio. Più di questo io non ho notato. C’è stata una certa partecipazione per la prima volta, ma come è stato per il resto del Paese. Toccate nella tasca, le persone si sono mosse un po’. Scioperare non è tipico del docente universitario. E’ una categoria poco sindacalizzata, che comunque ha una partecipazione abbastanza scarsa. C’è poca sensibilità su questi temi. C’è una parte delle persone che capisce che deve essere parte del complesso sociale mentre altri invece hanno questa posizione, come dicevo prima dell’essere diversi. Pensano di essere sopra. Quindi per tornare alla tua domanda, c’è stata una discussione, ma del tutto in via informale.”

Ora che lo sciopero è finito, verranno date delle letture di questo momento di mobilitazione della docenza universitaria. Lei che lettura da di questo sciopero?

Prof Della Volpe: “Secondo me è ancora presto per capire le conseguenze. Però sicuramente, qui a Trento come altrove, c’è stato un parziale di risveglio d’interesse, perché non c’è stato il tentativo di unificare, facendo un’assemblea in cui coinvolgere anche le figure che non fanno lo sciopero, ma che sappiamo che hanno problemi, come i precari, il personale tecnico. Non c’è questa mentalità. Il sindacato non ha lanciato questa cosa. C’è un risveglio, ma è molto limitato. Non lo vedo come un grande evento.”

NOTE

(1) Delibera del Senato accademico del 23 novembre 2016: «[…] Ritenuto che il dott. Sergio Marchionne, dall’esame del suo curriculum vitae, si distingue come esperto nella disciplina per la quale si propone il conferimento del titolo onorario.». Conferenza stampa del 19 luglio 2017: «La proposta – si legge nella delibera del Dipartimento – trova motivazione nell’eccezionale professionalità, impegno ed efficacia di Marchionne nella gestione di diverse realtà industriali ai massimi livelli internazionali. La sua carriera professionale è connotata da una chiara visione strategica, tempestività e indipendenza di decisione. Queste qualità, supportate da una profonda competenza tecnica, gli hanno permesso di affrontare e di gestire con successo trattative estremamente complesse, favorendo in tal modo il rilancio del settore automobilistico nazionale e, di conseguenza, l’innovazione e lo sviluppo nell’ambito dell’Ingegneria meccatronica».

Laurea a Marchionne. Appello a professori/esse, ricercatori/trici

Dalla scorsa settimana stiamo facendo girare il seguente appello tra i professori e le professoresse, i ricercatori e le ricercatrici, i dottorandi e le dottorande dell’Ateneo di Trento.

Gentili professori e professoresse, ricercatori e ricercatrici, dottorandi e dottorande, a nome del Collettivo Universitario Refresh,
con la presente mail vorremmo sottoporre alla vostra attenzione la decisione del Dipartimento di Ingegneria Industriale e del Senato Accademico di conferire la laurea honoris causa a Sergio Marchionne in Ingegneria Meccatronica, la cui cerimonia si terrà il 2 ottobre a Rovereto.

I motivi per cui noi studenti e studentesse del Collettivo Universitario Refresh ci opponiamo a questa decisione sono diversi. In primo luogo riteniamo che il candidato non possieda i requisiti necessari a giustificare l’assegnazione del titolo onorario, la cui cadidatura non a caso è regolamentata dal regio decreto n.1592/1933. Latitano infatti competenze, opere compiute e pubblicazioni a opera di Sergio Marchionne nel merito della disciplina, il che ne costituisce una grave violazione. Una siffatta arbitraria consegna della laurea ad honorem trarrebbe quindi motivo esclusivamente nell’ambito della ricerca da parte dell’Università di futuri finanziamenti, anziché trarre giustificazione dal riconoscimento collettivo di una conoscenza profonda della disciplina.

In qualità di studenti e studentesse ci opponiamo a un’Università che fa della svalutazione del titolo accademico uno strumento posticcio per arraffare i fondi d’emergenza necessari a coprire i buchi lasciati da anni di insolvenza da parte della Provincia Autonoma.
Il sacrificio economico che con le nostre famiglie ci troviamo ad affrontare per raggiungere il traguardo della laurea ci porta a vivere questa scelta come uno sfregio, viste le copiose tasse che ci troviamo a pagare di anno in anno e le difficoltà ad accedere alle borse di studio.

Sappiamo che già una piccola parte del corpo docente ha espresso pubblicamente il proprio disaccordo sulla questione (1). Siamo inoltre a conoscenza dei toni con cui il Rettore Collini ha risposto alle obiezioni (2); e se per il nostro Rettore in Marchionne non si rilevano comportamenti non etici, si dipana in noi la nebbia di dubbi su quale sia la direzione che Paolo Collini vuole dare all’Università digli Studi di Trento durante il suo mandato. Rileviamo quindi la tendenza dell’istutuzione universitaria trentina a considerare come vincente il modello di un’Università disposta a piegarsi ai privati per accaparrarsi quei finanziamenti che invece dovrebbe esigere dalla Provincia Autonoma (3). L’episodio della consegna della laurea honoris causa a Sergio Marchionne rientra perfettamente in questo quadro.

Come studenti e studentesse del Collettivo Universitario Refresh, abbiamo deciso di sottoporre alla vostra attenzione questo appello nella speranza che anche voi, in qualità di professori e professoresse, ricercatori e ricercatrici, dottorandi e dottorande, esprimiate la vostra opinione su questa vicenda. Cogliamo inoltre l’occasione per invitarvi a partecipare alla protesta che organizzeremo il 2 ottobre a partire dalle ore 11.00 fuori dal polo di Ingegneria Meccatronica di Rovereto.

COLLETTIVO UNIVERSITARIO REFRESH

Per aderire all’appello vi chiediamo semplicemente di rispondere a questa mail, con una firma o con un vostro contributo. Per qualsiasi altra informazione il nostro contatto email è curtrento@autistici.org.

ADESIONI E RIFLESSIONI:

Silvia Bordin, dottoranda in informatica e telecomunicazioni;

Giulio Galdi, Dottorando DELoS, “Condivido però che sento l’urgenza di dissociarmi dalla mia università, che dà un’onorificenza immeritata scientificamente e moralmente. Non condivido, infatti, l’appoggio morale che questa celebrazione dà ad un uomo che è un protagonista della lotta contro il diritto degli ultimi, che ha cercato di strozzare i diritti dei lavoratori lungo tutta la sua carriera.”;

Andrea Binelli, professore presso il Dip. di Lettere e Filosofia, “Cari studenti,
condivido il malessere per una scelta che anch’io considero sbagliata.”

Elisa Bellé, ricercatrice presso il Dip. di Sociologia e Ricerca Sociale, consulta dei dottorandi e degli assegnisti di ricerca, “Trovo gravissima la scelta di conferire un simile titolo a una figura del tutto discutibile dal punto di vista dell’operato pubblico. Una scelta eticamente, politicamente e scientificamente svilente per l’Ateneo tutto. Una laurea Honoris Causa andrebbe conferita a una figura che unisce, non a una che divide, a una persona che sa guardare lontano e apportare cambiamenti e innovazioni per il bene collettivo.”

NOTE:
(1) https://www.pressreader.com/italy/corriere-del-trentino/20161127/281552290464429
(2)https://www.pressreader.com/italy/corriere-del-trentino/20161204/281809988515895
(3) Ci riferiamo in particolare debito di 200 milioni della Provincia Autonoma di Trento nei confronti dell’Università degli Studi di Trento.

Laurea ad Honorem a Marchionne. Facciamogli la Festa.

La proposta del dipartimento di ingegneria industriale di conferire una laurea honoris causa in ingegneria meccatronica a Sergio Marchionne, approvata dal Senato accademico a fronte di un solo astenuto e accolta dal MIUR, si tradurrà il 2 ottobre prossimo nella rituale sfilata di cravatte, strette di mano convinte, grandi discorsi, foto di gruppo e tartine al salmone.

Assisteremo quindi all’arbitraria consegna di un titolo che suona più come una supplica per ottenere futuri finanziamenti che un riconoscimento di una conoscenza profonda della disciplina. Latitano infatti le opere compiute o le pubblicazioni da parte di Marchionne nell’ambito dell’ingegneria meccatronica, cosa che sarebbe invece necessaria secondo la legislazione che regolamenta l’assegnazione della laurea ad honorem (regio decreto n.1592/1933). Ma questo non serve allUniversità che invece liscia il pelo allamministratore delegato di FCA andando ad arricchire il suo carnet già fin troppo ampio di sei lauree ad honorem. Dove la notizia passa in sordina, possiamo comunque udire senza troppe difficoltà lo schricchiolio di unUniversità che fa della svalutazione del titolo accademico uno strumento posticcio per arraffare i fondi demergenza necessari a coprire i buchi lasciati da anni di insolvenza da parte della Provincia Autonoma.

Se la corona di alloro si posa sulla testa di Sergio Marchionne in un grande atto di prosternazione da parte di Rettore e Senato Accademico, ciò che invece lUniversità di Trento mostra ai suoi studenti e studentesse e al suo corpo docente ha tutto laspetto di uno sfregio. Gli incalcolabili sacrifici, economici e personali, le sfiancanti scalate lungo le graduatorie per le borse di studio o per gli assegni di ricerca sono inutili davanti ai quattrini promessi da chi di ingegneria meccatronica non ha mai scritto (o letto) una riga.


Tuttavia qualche voce si è levata anche da una piccola parte del corpo docente, alcun* de* quali hanno espresso pubblicamente il loro disaccordo sulla questione (1). Alle obiezioni il rettore Collini ha risposto attaccando personalmente e in modo arrogante uno dei firmatari della lettera (2). Non sono mancate inoltre affermazioni dal sapore del “ha fatto anche cose buone” come: “Marchionne può essere un personaggio spigoloso, ma ha avuto grandi meriti, ha fatto sì che la Fiat sopravvivesse quando era sul baratro e che arrivasse ad acquisire la Chrysler, terza azienda americana” (3), affermazioni che, oltre ad odorare di muffa, testimoniano la spiccata sensibilità del nostro Magnifico verso chi si è fatto le ossa sulla mortificazione dei diritti di lavoratori e lavoratrici, delocalizzando in modo sistematico imprese e capitali. E se per il nostro rettore in Marchionne non si rilevano comportamenti non etici, si dipana in noi la nebbia di dubbi su quale sia la direzione che Paolo Collini vuole dare all’Università digli Studi di Trento durante il suo mandato di Rettore.

L’università non è mai stato un luogo scevro da qualsiasi condizionamento con il compito di formare le cittadine e i cittadini e di produrre sapere utile per il progresso della società. L’università è da sempre un’istituzione che, come tutte le altre, è succube degli interessi del capitale. Una dopo l’altra le storielle con le quali hanno cercato di intortarci stanno cadendo e la dura realtà si sta mostrando con sempre maggiore forza e sempre meno pudore agli occhi tutt* noi. Ormai le università sono più impegnate a rincorrere i privati per accaparrarsi finanziamenti piuttosto che esigere dal pubblico ciò che gli spetta. Il debito di 200 milioni della Provincia Autonoma di Trento nei confronti di Unitn docet.

La laurea honoris causa a Marchionne è un episodio che ci mostra come questa tendenza sia presente anche nella dorata Università di Trento. Come studentesse e studenti, del Collettivo Universitario Refresh, ci opporremo a questa buffonata e, a modo nostro, andremo a fare la festa al neo laureato amministratore delegato di FCA. Un festeggiamento rabbioso perché la rabbia è il sentimento che proviamo nei confronti di queste messe in scena e delle derive che l’università sta prendendo. Il 2 ottobre sarà per noi un primo passo di questo nuovo anno accademico che preannunciamo caratterizzato dalla lotta, dal conflitto e dal dissenso contro l’università-azienda e contro le scempiaggini che comporta.

NOTE:

(1) https://www.pressreader.com/italy/corriere-del-trentino/20161127/281552290464429

(2) https://www.pressreader.com/italy/corriere-del-trentino/20161204/281809988515895

(3)https://www.pressreader.com/italy/corriere-del-trentino/20161129/281492160925799/textview