Patrick Zaky, 27 anni, è un giovane ricercatore egiziano, traferitosi a Bologna per un master presso l’Università in studi di genere. Il 7 febbraio è tornato in Egitto per andare a trovare la propria famiglia, ma è stato arrestato non appena atterrato all’aeroporto, con l’accusa di istigazione al rovesciamento del governo e della Costituzione. Patrick è un attivista presso l’iniziativa egiziana per i diritti personali (Eipr). Dopo l’arresto il ragazzo sparisce per 24 ore e si hanno nuovamente sue notizie dopo 24 ore, quando viene portato alla procura di Mansoura.
Le accuse deriverebbero da alcuni post pubblicati dal ragazzo sulla propria pagina Facebook e dalla sua collaborazione con un’ONG egiziana che si occupa di diritti umani. I reati sarebbero quelli di istigazione a proteste e propaganda di terrorismo. Pare inoltre che Patrick sia stato picchiato e torturato e che abbiano usato su di lui l’elettroshock, chiedendogli informazioni sui suoi legami con l’Italia e con la famiglia di Giulio Regeni. Ad oggi Patrick è ancora in carcere, è stato trasferito in un altro commissariato e non si hanno notizie certe sul suo stato di salute psico-fisica. La prossima data cruciale per la vicenda di Patrick Zaky è il 22 febbraio. In quella data infatti, scadono i 15 giorni della prima ordinanza di detenzione e si terrà quindi a Mansoura un’udienza per decidere se rinviare a giudizio il ricercatore, se prorogare di altri 15 giorni la detenzione o nel caso più favorevole predisporne il rilascio. Se decideranno invece di mandarlo a processo con le accuse di istigazione alle proteste e propaganda di terrorismo rischia dai 13 ai 25 anni di carcere.
Il governo egiziano ha messo in piedi una vera e propria macchina repressiva, uno stato di eccezione permanente in cui la libertà di espressione e di ricerca sono limitate e messe a tacere con l’utilizzo della violenza. Arresti arbitrari e prolungati sono all’ordine del giorno, con violazioni continue dei diritti umani.
Questa vicenda ci porta nuovamente a riflettere sul ruolo che l’Italia e l’Europa hanno nel mantenere rapporti con un governo che costantemente viola i diritti e le libertà individuali. Dopo la morte di Giulio Regeni infatti le relazioni economiche tra lo stato italiano ed egiziano sono aumentate invece che diminuite. Il silenzio che ormai regna sul caso Regeni e il fatto che ancora non si sappia la verità su quella vicenda, così come il fatto che Patrick è ancora in carcere senza un regolare processo, pone in luce come l’Italia sia da considerare complice di questa repressione e violazione dei diritti, non essendo in grado di assumere una posizione contro lo stato d’eccezione presente in Egitto.
Chiediamo l’immediata liberazione di Patrick e pretendiamo che le istituzioni prendano una posizione chiara su questa vicenda affichè Patrick non diventi il nuovo Giulio e possa tornare libero.
Rivendichiamo inoltre la libertà di ricerca e vogliamo che tutt* i/le ricercatori/trici siano liber* di muoversi, di studiare e di produrre sapere critico in tutti gli ambiti di studio.
Patrick libero subito!!