Ciò che più ci colpisce all’arrivo in città a Ventimiglia è la situazione surreale di militarizzazione e pattugliamento di strade, stazioni e parcheggi. Questo ingente dispiegamento di forze dell’ordine e esercito non è giustificato dalle condizioni di precarietà e mancanza di sussistenza in cui si trovano a vivere i migranti presenti in città. Il campo della Croce Rossa Italiana infatti ospita circa 500 persone mentre in strada si riversano tutte le altre centinaia di migranti che non trovano alcun rifugio se non sotto ai ponti o ai cavalcavia. La ragione che tuttavia spiega la presenza di cotanti agenti non pare avere il proprio fondamento nella tutela dei diritti fondamentali, nella protezione dei minori, nel contrasto al traffico di esseri umani, nell’impedire i circuiti di prostituzione o nella cura degli infermi; ma risiede nella meticolosità dello sporco lavoro di rastrellamento e deportazione settimanale che avviene nelle strade e lungo i confini. I migranti transitanti vengono fermati su basi razziali: lo screening e i criteri di identificazione si basano infatti puramente sul colore della pelle. In seguito ad un veloce e approssimativo controllo vengono portati in commissariato a Ventimiglia e in seguito nella caserma di frontiera dove, assieme a coloro che sono stati respinti dalla polizia francese o rastrellati lungo le autostrade, le reti ferroviarie e i sentieri, vengono caricati contro la loro volontà su uno o più pullman nell’attesa di essere trasferiti all’Hotspot di Taranto o in altre strutture detentive in Italia.
Anche chi porta solidarietà e sostegno diviene oggetto delle attenzioni della polizia, che ha identificato per due volte in una sola mattinata i compagni e le compagne del CUR impegnat* in attività di monitoraggio e distribuzione di beni di prima necessità. Ma non saranno di certo le chiare identificazioni intimidatorie a fermare l’attività di quell* che, come noi, solidarizzano con chi sta chiedendo libertà di movimento, tutela dei diritti e facoltà di autodeterminazione. A Ventimiglia la mano repressiva, razziale e di classe si palesa in tutta la sua violenza, facendoci pensare che chi, come fecero certi kapo’ nazisti, crede che il solo fatto di ubbidire a degli ordini lo svincoli dalle colpe che le proprie azioni comportano, si sbaglia di grosso.
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