Riportiamo ancora oggi un breve report del terzo giorno a Belgrado dei compagni e delle compagne.
Oggi abbiamo passato tutta la mattina al campo. Abbiamo finito di ripulire e scavare le canalette per la zona doccia iniziate ieri. Abbiamo poi passato la pittura impermeabile sul fondo di cemento. Finiti i lavori al campo abbiamo deciso di spostarci da Belgrado.
Col furgone abbiamo raggiunto Subotica, una città qualche centinaio di chilometri più a nord di Belgrado. Subotica è una città abbastanza importante perché relativamente vicina al confine ungherese (circa 10 km di distanza) e dunque zona di passaggio per i migranti che provano a superare il confine con l’Ungheria. Sempre utilizzando i fondi di One Bridge to Idomeni, abbiamo portato in città diversi litri di latte e salviettine. Infatti, in città ci sono diversi gruppi di volontari e volontarie che distribuiscono “beni” di necessità a quei migranti che si fermano o passano da Subotica prima di provare ad attraversare il confine.
Purtroppo siamo arrivat@ a Subotica verso le 20.00, con scarsa luce a disposizione. La nostra intenzione era quella di andare proprio verso il confine, per avere un’idea reale di quella immaginaria linea che costituisce il confine serbo-ungherese. Abbiamo alla fine deciso di non avventurarci oltre per vari motivi. Alcuni di natura prettamente logistica (insomma, orientarsi al buio fra le campagne serbe non è proprio il massimo), inoltre appena scende la sera chi si è avvicinato al confine prova a superarlo spargendosi per la campagna. Il buio infatti è proprio una di quelle condizioni che spingono alcuni migranti a provare a superare la frontiere, sperando di non essere beccati dalla polizia di frontiera ungherese. Anche se fossimo riuscit@ a non perderci e fossimo riuscit@ ad arrivare, forse avremmo creato un certo tipo di movimento non proprio d’aiuto. Ad ogni modo i volontari a cui abbiamo portate le scorte di latte e salviette ci hanno detto che vicino al confine c’è effettivamente un certo tipo di controllo del territorio che rende la situazione più tesa rispetto a Belgrado. Ci sono comunque dei volontari e delle volontarie presenti, soprattutto medici, che distribuiscono medicinali o medicano chi ha bisogno. Consegnati i viveri e parlato un po’ coi volontari e con le volontarie, ci siamo rimess@ in cammino per tornare a Belgrado.
Domani sarà per noi l’ultimo giorno e intendiamo passare delle ore al campo senza fare altro che passare del tempo coi ragazzi che stanno lì da mesi. Già dal primo giorno abbiamo notato qualche talento a pallone… magari domani ci scappa una bella partita.
PS. abbiamo incontrato molte persone in questi giorni, tra volontar@ e migranti che ci hanno raccontato le loro storie e le loro impressioni. Dateci tempo e ve le racconteremo per bene!