Collettivo Universitario Refresh – CUR 21 OTTOBRE 2024
Con l’inizio dell’anno accademico qualcosa è cambiato. Chi frequenta il Dipartimento di Sociologia si sarà sicuramente accorto di alcuni mutamenti: ben tre aule studio del piano -1 sono state chiuse, portando così a dimezzare gli spazi di studio e aggregazione. Questa scelta del dipartimento deve essere letta all’interno di un processo più ampio e deve portare a interrogarsi sulla modalità di attraversamento dei luoghi universitari. La costruzione e le norme che regolano uno spazio riflettono la modalità con cui si vuole che tale luogo venga vissuto. [ ] Quello che è successo all’interno del nostro dipartimento non può passare inosservato, bensì sentiamo l’esigenza di attuare un’analisi collettiva, per poterlo comprendere al meglio. Per questo motivo, la scorsa settimana è stata organizzata un’assemblea per confrontarci su quanto accaduto, con l’obiettivo di indagare possibili modalità per limitare e contrapporsi ai processi in atto. Questo presidio mangereccio vuole essere una prima manifestazione di dissenso all’avanzamento della chiusura degli spazi. Questo pranzo davanti all’ufficio del Direttore di Dipartimento, vuole essere tanto un momento di conflitto quanto un momento di scambio e confronto tra noi studenti. Il dialogo su ciò che ci circonda deve essere approfondito tra tutti noi. Negli scorsi giorni ci siamo dotati di un questionario per inchiestare la percezione e le abitudini di chi attraversa gli spazi universitari. Attraverso questo strumento volevamo iniziare a capire se questo modus operandi di chiusura fosse diffuso solo a Sociologia o se si riscontrano problematiche simili anche in altri Dipartimenti.
Per quanto riguarda Sociologia:
Il risultato delle 100 risposte registrate non lascia spazio a interpretazioni: più del 90% di chi ha risposto ritiene che gli spazi all’interno del Dipartimento non siano sufficienti. Tante persone si ritrovano a dover mangiare per terra nei corridoi o, peggio ancora, a tornare a casa per la mancanza di spazi. Molte per i lavori di gruppo si affidano a case di compagni di corso, alcuni si recano al bar, altri ancora utilizzano piattaforme online come Zoom. Inoltre, in molti hanno annotato come l’aula archeologica, l’unica aula studio che può accogliere più di 20 persone, nelle ultime settimane risulti stracolma e che la chiusura al sabato del dipartimento ha condotto ad una guerra all’ultimo posto per una sedia in BUC. Ma com’è possibile che le aule vengano chiuse non appena finiscono le lezioni? E come può essere che quando si chiede una spiegazione al direttore di dipartimento, la risposta sia sempre un rimpallo di responsabilità con la portineria, che non ha il potere di risolvere il problema? Ad oggi gli studenti si ritrovano così senza spazi adeguati per studiare e questo è paradossale, considerando che lo studio sembra essere l’unica attività ritenuta legittima in università. È venuto a crearsi un cortocircuito che si riversa totalmente sulla comunità studentesca privata anche degli spazi essenziali.
Ribadiamo che l’inchiesta sull’utilizzo degli spazi universitari non può essere circoscritta al solo Dipartimento di Sociologia, altrimenti guarderemo al problema come un fenomeno isolato. Pensiamo che un’indagine limitata a questo ambiente ci possa dire ben poco. Sentiamo la necessità di approfondire la situazione che si presenta all’interno degli altri dipartimenti: riteniamo infatti che quel che è successo qui non sia che l’ennesima manifestazione di una politica di Ateneo purtroppo ben chiara, volta a rendere l’università un luogo privo di possibilità di socialità, di collettivizzazione e scambio di idee.
In questo momento in cui i luoghi di aggregazione sono sempre più limitati, vogliamo usare gli spazi rimasti per confrontarci, dentro e fuori le mura dell’università, a tavola con i nostri coinquilini, nelle pause sigarette tra le lezioni.
Ribadiamo ancora una volta l’esigenza della riapertura immediata delle aule studio al piano -1 nel Dipartimento di Sociologia.
Vogliamo che tutti gli spazi tornino a essere aperti e accessibili, vogliamo una risposta concreta dal Direttore di Dipartimento. Non possiamo accettare che vengano chiusi luoghi fondamentali per il nostro percorso accademico per far posto a fantomatici laboratori che ad oggi risultano inaccessibili.
Il CUR