A FIANCO DELLE VITTIME DEL TERRORISMO FASCISTA

Lo stile potrebbe essere avvicinabile a quello dell’ISIS, ma la matrice è di natura puramente nostrana: fascista e razzista. Non che l’ISIS non sia allo stesso modo una forma di fascismo ma la tentata strage di Macerata, per mano (e proiettili) di Luca Traini, trova fondamento nella cultura d’odio e intolleranza che si respira nelle strade e sui mezzi d’informazione, da fin troppo tempo. Occorre allargare lo sguardo e uscire dalla dinamica personale che ha portato l’ex candidato leghista marchigiano a sparare a Jennifer Odion, Nigeria, 25 anni; Mahamadou Toure, Mali, 28 anni; Wilson Kofi, Ghana, 20 anni; Festus Omagbon, Nigeria, 32 anni; Gideon Azeke, Nigeria, 25 anni; Omar Fadera, Gambia, 23 anni.
Per farlo partiamo proprio dai nomi delle vittime, dimenticate e ignorate nei giorni successivi dalla maggior parte dei media e dalle istituzioni, salvo poi cominciare passerelle elettorali al capezzale di chi quotidianamente viene accusato di essere responsabile di tutte le nefandezze della penisola: mancanza di lavoro, violenza sulle donne, problema abitativo, disuguaglianza giuridica.
La politica e le sue rappresentanze non riescono ad assumersi la paternità di queste problematiche, ma lascia che altri incolpino gli ultimi. Nessuna scusa è stata portata a loro, nessun politico, testata o singolo giornalista si è assunto la responsabilità di aver permesso che il concime che ogni giorno esce dalle bocche dei fascisti, dei razzisti -e dal confronto democratico con loro- finisse cosparso sul terreno in cui è maturato il frutto dell’azione di Luca Traini. Ma è lo stesso sudicio terreno in cui si radicano le politiche securitarie di un governo PD, che attraverso il suo Ministro dell’Interno dichiara che “non ci si può fare giustizia da soli”, suggerendo come si dovrebbero considerare colpevoli di qualcosa tutti quelli con la pelle scura, ma che loro ci stanno già pensando: c’è il Decreto Minniti-Orlando votato a cacciare legittimi richiedenti asilo dai progetti d’accoglienza e utile a marginalizzare ogni persona o realtà indesiderata dai lucidi centro-città a colpi di DASPO urbani. Ma c’è anche l’infame accordo con la Libia, che legittima campi di concentramento sulle coste del Mediterraneo e dona soldi e mezzi a bande armate che sparano sui barconi. Su questo infatti si dovrebbe trovare d’accordo anche Matteo Salvini, che condanna la violenza sempre. Ma se ieri sparare era legittima difesa, oggi diventa una conseguenza dell’esasperante scontro sociale, creato anche e soprattutto da lui.
Alla fine è successo, era solo questione di tempo. Il primo attentato in Italia nei confronti di inermi persone disarmate è avvenuto. È per questo che Forza Nuova si è subito schierata a sostegno dell’attentatore, portandogli l’onore che solo certi camerati che sparano alle spalle possono permettersi. Nulla di nuovo insomma. Il terrorismo fascista esiste da decenni, e la runa Wolfsangel tatuata sulla scatola vuota (o piena di letame, a seconda delle prospettive) che Traini porta sul collo ce lo ricorda bene: il simbolo che dalle SS porta al gruppo terroristico fascista degli anni ’80 Terza Posizione è ben noto a Roberto Fiore, fondatore di Forza Nuova e Terza Posizione nella quale militò giusto gli anni necessari a partecipare a qualche strage prima di farne 19 di latitanza assieme a Mario Adinolfi, anche lui di Terza Posizione, ora ideologo di Casapound. Forse però tutte queste cose messe insieme hanno fatto passare la voglia ai giornalisti di usare laparolaconlaF, nel mentre che raccontavano dettagliatamente della mano a paletta che usciva dal tricolore sotto al monumento ai caduti di Macerata in cui ha deciso di farsi arrestare uno che 80 anni fa la guerra l’avrebbe condotta contro gli ebrei. Dal terreno concimato da questo tipo di letame che ogni giorno viene legittimato da questa democrazia nostalgica, il primo frutto marcio è venuto alla luce, ed era pelato.
Occorre riprendere a calpestarci sopra per non permettere che altri piccoli diglett infestino il suolo.
Per farlo bisogna liberare la terra dai germi, abolendo la schiavitù dell’uomo sull’uomo che sfrutta, impoverisce e reprime chi non conosce gli strumenti per la propria emancipazione. Chi studia è privilegiato, e può venirne in possesso. In un sistema dell’istruzione classista che non permette l’accesso libero e gratuito ai saperi, chi ha la possibilità di studiare deve prendere coscienza della responsabilità che gli è affidata. Gli strumenti culturali necessari all’opposizione di ideologie intolleranti e ignoranti si acquisiscono nelle aule, per poi metterli a disposizione di chi viene escluso dalla catena di distribuzione della ricchezza protetta dai fascisti. Solo un’emancipazione culturale può davvero regalare le prospettive di un futuro che sia affrancato dai fascismi. Ma quel giorno non è oggi.
Quel futuro è tutto da costruire, di quegli strumenti ci dobbiamo ancora riappropriare. Cominciamo a farlo, partendo dalle aule e dalle piazze, a fianco delle vittime di Macerata, sabato 10 febbraio, di fronte alla facoltà di Sociologia, ore 15.00.