Lo scorso 21 febbraio si è svolta nell’atrio interno di Sociologia un’assemblea universitaria in vista dello sciopero globale dell’otto marzo, inteso non solo come sciopero delle donne, ma come sciopero dai e dei generi. Una giornata, dunque, in cui mettere in discussione non solo il ruolo della donna in questa società ma anche, e soprattutto, il ruolo che i generi hanno sulle nostre vite, sulle scelte che facciamo, su come veniamo percepit@ e rappresentat@. Le sfide dell’assemblea erano quelle di parlare non solo dell’otto marzo in sé ma di indagare, a partire da noi, che genere di università viviamo e i pregiudizi di genere o ruoli imposti dal genere che riscontriamo nelle nostre vite e nell’ambito universitario; inoltre, volevamo fare tutto questo in maniera diversa dalle classiche assembleone a cui siamo abituat@ e di provare a stimolare un confronto orizzontale e quanto più partecipato possibile.
Partendo da questi presupposti, possiamo oggi dire che le sfide sono state superate con successo a nostro avviso. L’assemblea del 21 febbraio è stato un bellissimo momento di confronto allargato sul genere di università che viviamo, da cui sono nati spunti di riflessione e contenuti importanti che abbiamo voglia di portare in università e in piazza, l’otto marzo come in futuro. Dall’assemblea si è capito che all’interno dell’università probabilmente esistono due “filoni” di problemi legati al genere: uno dal punto di vista amministrativo, l’altro dal punto di vista culturale. Filoni non necessariamente sempre distinti, che spesso si sovrappongono ovviamente. Il filone amministrativo riguarda gli aspetti legati alle carriere accademiche, per esempio, fortemente sbilanciate in senso maschile (continua ad essere sempre più difficile per una donna raggiungere posizioni apicali), i servizi e le garanzie spesso carenti (es. maternità/paternità). Il filone culturale riguarda le lenti con cui ci guardiamo e che generano pregiudizi di genere anche all’interno delle mura universitarie, i quali portano a considerare alcune discipline non “adatte” per le donne, o che vedono i maschietti automaticamente come leader di un gruppo di lavoro/studio, o peggio ancora che valutano il buon voto di una collega presumendo che l’abbia data a chissà chi o che abbia mostrato chissà quale parte del suo corpo per ottenerlo.
Sulla base di queste considerazioni, vogliamo rilanciare un lotto marzo universitario, affinché la marea nera-e-fuxia invada le nostre aule universitarie e i nostri spazi. Vogliamo scioperare da una formazione che non ci educa alle differenze.
Vogliamo scioperare da una università che non ci lascia il tempo di incontrarci, conoscerci, parlarci.
Vogliamo scioperare dai pregiudizi di genere che ci opprime, tutte-tutti-tuttu, e ci violenta in quel luogo, come quello universitario, che dovrebbe essere sorgente di nuove linfe, fucina di nuove visioni del mondo.
Vogliamo risignificare il nostro spazio universitario nella giornata de lotto marzo, riempiendolo di corpi e menti che si incontrano, che si auto-formano e che si interrogano su come il genere condiziona le nostre vite, dentro e fuori l’università.
Vogliamo una università femminista, che permetta l’espressione di ognun@, che si liberi da beceri preconcetti.
Per questo, invitiamo tutti e tutte a lotto marzo universitario che avrà i seguenti appuntamenti:
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H 9.00, @lettere volantinaggio itinerante per i principali plessi universitari del centro città;
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Dalle H 11.00 circa, @atrio interno di sociologia, formazione sui generis;
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Alle 13.00, @atrio interno di sociologia, pranzo de-genere