Nella notte tra il 21 e il 22 dicembre, in occasione della sua apertura al pubblico, abbiamo deciso di sanzionare la BUC.
Dall’inaugurazione della Biblioteca Universitaria Centrale lo scorso 19 Novembre, dove noi student* del Collettivo Universitario Refresh siamo stati trattenut* fuori dalle Forze dell’ordine, i danni allo studio che tutta questa faccenda ha causato non si sono fermati. La chiusura di aule studio e la difficoltà nel reperire i testi a ridosso della sessione invernale evidentemente sono disagi di poco conto per l’Ateneo, che mira solo a rendere efficiente e lucido il suo nuovo gioiello, dimenticandosi di coloro che ne dovrebbero essere i primi fruitori. Come se non bastasse il mese di chiusura dall’inaugurazione, anche la locazione della BUC è uno sputo in faccia a studenti e studentesse che frequentano le sedi cittadine di Lettere, Sociologia, Economia e Giurisprudenza, per non parlare di chi studia sulle colline di Povo e Mesiano. Oltraggioso e inaccettabile infatti è questo tentativo di riparare al fallimento del quartiere delle Albere che si presenta desolato, economicamente inaccessibile per gli/ le student* e per metà ancora invenduto, con il forzato obbligo a frequentarlo per poter richiedere un manuale in prestito. Sfruttare la componente universitaria per riparare ai fallimenti è meschino, quando contestualmente vengono tagliate 1200 borse di studio con il passaggio da ICEF a ISEE e ancora la soglia di accesso è sotto i 23mila euro. Risulta sempre più evidente quindi come l’Università e la Provincia Autonoma non abbiano nessun problema a investire e speculare sborsando milioni di euro in opere inutili e figlie di strategie economico-politiche che fanno comodo ai grossi investitori, mentre non riescono a rispondere alle esigenze di migliaia di studenti e studentesse che si ritrovano a dover subire le conseguenza di queste logiche calate dall’alto, il tutto in nome di un’Università di prestigio. Non ci dimentichiamo di nulla: il pasto lesto, la laurea ad honorem a Marchionne, i tagli alle borse di studio, i ghiotti banchetti dentro le facoltà che non sono accessibili a chi le frequenta, i costi dell’università italiana -tra le più alte in Europa- aggiunti a quelli della vita tridentina, i 200 milioni che la PAT deve all’Ateneo, le indegne dichiarazioni di Collini e dell’assessora Ferrari. Questa è la faccia che l’Università mostra ai suoi studenti, questo è il prezzo che chi vorrebbe laurearsi deve pagare. Per questo il nostro sanzionamento vuole essere un monito per quei vertici che stanno speculando, ma dev’essere anche un messaggio per tutti gli studenti che desiderano accedere ad un diritto allo studio concreto, che scardini le logiche classiste dell’università e che si opponga agli “investimenti in democrazia” millantati da Ugo Rossi.
Tutta questa lucentezza è valsa la pena per una biblioteca che in fondo poi così centrale non è? Il diritto allo studio è stato preservato o è stato calpestato con quest’opera vergognosamente bella ma lontana dalle necessità reali degli/delle student*? Noi non ci fermeremo davanti all’apertura di questo spazio voluto da altri ma pagato da noi e che viene spacciato per nostro per i prossimi 30 anni. Continueremo a rivendicare i nostri momenti di partecipazione e di intervento soprattutto dentro a quegli spazi, come la nuova BUC, che sono stati costruiti e finanziati con soldi che, in teoria, sarebbero destinati alla nostra formazione, alla nostra crescita e al nostro futuro.