NO DDL BERNINI! BASTA PRECARIATO!

INTERVENTO AL CORTEO PRECARIO – 12 MAGGIO 2025


Come Collettivo Universitario Refresh è per noi fondamentale essere qua oggi a fianco dell’Assemblea Precaria Universitaria di Trento

I mutamenti che si sono susseguiti all’interno del mondo accademico negli ultimi 25 anni non sembrano essere terminati. Non sono terminati e non termineranno perché il contesto formativo è un elemento integrato e centralissimo all’interno del sistema capitalistico contemporaneo e i suoi cambiamenti devono essere letti e interpretati in relazione alle esigenze dell’industria della cultura e della conoscenza. 

Questo ddl Bernini non è nient’altro che l’ennesima riforma volta alla strutturazione di nuove soggettività e figure di ricerca da cui il capitale può estrarre sempre più valore. 

Il ddl Bernini si prefigura come la prima di tutta una serie di modifiche che andranno a mutare radicalmente l’assetto strutturale di funzionamento dell’università, e non solo. Con questa prima riforma saranno colpit3 l3 lavoratr3 precari3 che portano avanti la didattica e la ricerca nell’accademia, che, nella loro posizione, non possono nemmeno vantare un riconoscimento della loro mansione e funzione nel momento in cui non esiste un contratto che regoli e tuteli la loro condizione. 

La riforma Bernini, nei tagli e nella proposta di queste nuove figure di ricerca sempre più precarie, non è altro che il riflesso del processo di ristrutturazione della forma di organizzazione del lavoro a cui stiamo assistendo più in generale. L’esito è la creazione di una classe lavoratrice segmentata, docile e adattabile perché strutturalmente precarizzata dai contratti a breve termine, con zero garanzie di rinnovo, intrinsecamente instabili e mediati dal ricatto di una ricerca marcia. La flessibilità diventa la parola d’ordine del giorno, una flessibilità che è però unilaterale: è l3 lavorator3 che deve flettersi, piegarsi, fluidificarsi, adattarsi, configurarsi in forme compatibili con le esigenze che gli vengono rivolte in un circuito di costante incertezza. C’è un comune denominatore tra questi dispositivi: la paura. Paura di perdere il posto di lavoro e quindi il salario, paura di difendere i propri diritti calpestati, paura di associarsi e di uscire dalla solitudine.

Per di più questa precarizzazione e frammentazione delle figure di ricerca impatta notevolmente anche sull3 student3. Infatti, già prima della laurea ci si interfaccia con progetti e tirocini non pagati e finanziati da aziende che sfruttano il nostro sapere per trarre profitto. Le aspettative sono sempre più decrescenti: c’è estrema incertezza sul proprio futuro e si è sempre meno invogliati a proseguire nell’ambito della ricerca perché il proprio lavoro non viene riconosciuto, né in termini materiali che immateriali. 

La performatività che si deve tenere quando si lavora in accademia non permette di compiere dei lavori qualitativamente appaganti: mentre si scrive un articolo si pensa già a quello successivo. In più, in molti casi, il proprio ruolo finisce per essere quello di schiavə dellə professorə di riferimento che delega al proprio subordinato tutti quei lavori che non ha voglia di fare, come seguire le tesi dell3 laureand3 o tenere determinati corsi. 

Per tutti questi motivi siamo scese in piazza oggi. Perché per garantire un’università libera, pubblica e critica è necessaria un’organizzazione e una legislazione che riconosca le persone che lavorano nel mondo accademico come lavoratr3. Vogliamo una ricerca qualitativamente rilevante, che si distacchi dalla logica produttiva che la permea. Vogliamo pensare che se mai volessimo fare ricerca avremmo un contratto, la malattia, le ferie, la tredicesima… Vogliamo anche pensare di raggiungere una stabilità che ci permetta di essere prima di tutto delle persone, non pezzi di un puzzle da incastrare a piacimento nel mondo del lavoro. Vogliamo dei contratti a tempo indeterminato che garantiscano diritti e tutele. 

No ddl bernini! Basta precariato!

Lascia un commento