Nell’attendere la risposta del MIUR riguardante la proposta uscita dal Senato Accademico ritrovatosi in seduta ristretta, di conferire una laurea ad honoris causa all’amministratore delegato di FCA e Ferrari Sergio Marchionne, abbiamo provato a trarre alcune considerazioni nel merito di quest’ultima uscita da parte dell’Ateneo.
Le polemiche dei rappresentanti di Udu e Unitin che accusano un mancato coinvolgimento in SA per le decisioni politiche poco ci toccano, anzi sorridiamo nel ritrovare da parte di questi una lamentela per un mancato verticismo a loro spese. Tuttavia non ci stupiamo nel rilevare che ancora una volta vengono prese decisioni politiche e puramente speculative in barba alle opinioni degli studenti, primo e maggiore corpo reale di questa università.
Sarà perché a noi come ad alcuni docenti (Augusto Visintin, Claudio Della Volpe e Raffaele Mauro) che in una lettera aperta hanno espresso i loro dubbi, sfuggono le competenze in ingegneria meccatronica che Marchionne possederebbe, ma quest’inutile conferimento ci pare l’ennesimo tentativo di dare lustro e magnificenza ad un ateneo che strizza sempre di più l’occhio a chi ha le tasche gonfie di soldi ma che contestualmente volta la schiena alle vertenze dei suoi studenti.
Come altri, anche noi ci siamo interrogati riguardo allo spessore morale ed etico di cotanto personaggio, ma questa posizione è stata prontamente messa a tacere dal Magnifico. Il Rettore infatti non accetta discussioni al riguardo ma anzi, anche verso i docenti del suo stesso ateneo si è espresso con: “Mi sfugge l’interesse di un matematico a discutere di meccatronica” riferendosi a Visentin, docente di Analisi Matematica, che assieme a suoi colleghi ricordava come il Senato Accademico dovrebbe rappresentare l’intero corpo accademico, e quindi, con le posizioni dei professori, anche quelle degli studenti. Pertanto pure a noi sfugge come un manager che sul curriculum annovera, oltre alle cinque lauree ad honorem già ricevute, il peso di migliaia di licenziamenti, delocalizzazione a detrimento italiano, salari miseri e precarizzazione di lavoratori, possa essere insignito di un titolo illustre per il raggiungimento del quale gli studenti trentini sono costretti ad anni di fatiche, impegno, studio e ad un non indifferente sacrificio economico sulle spalle proprie o su quelle delle famiglie. Forse sta proprio in questo la presa in giro più grande. Nel fatto che Dario Petri, direttore del Dipartimento di Ingegneria Industriale, si sia espresso favorevole a questa proposta che “è arrivata dopo aver preso contatti con il centro ricerca Fiat e il Consiglio si è espresso positivamente. Come obiettivo c’è quello di migliorare e rafforzare i rapporti con l’azienda dando in questo modo più possibilità agli studenti”. Quali sarebbero queste possibilità? Quelle di continuare a fare tirocini o stage lavorativi, seppur formativi, ma non retribuiti?
A noi pare che questa giustificazione del responsabile Petri sia da intendere non tanto come apertura verso un percorso di studi che unisca la gestione aziendale alle competenze ingegneristiche, come ha fatto lui stesso notare, ma piuttosto come una mercificazione dello studente, mera moneta di scambio tra un’azienda e l’ateneo. Questi ultimi collaborano stringendo rapporti per continuare sfruttare il tempo degli studenti universitari in modo non retribuito, in nome di un’università intesa sempre di più come periodo di tempo formativo tra le scuole superiori e un improbabile lavoro futuro, mentre a noi nessuno dà garanzie di assunzione con questo avvicinamento a Fiat.
Le uniche garanzie che abbiamo sono quelle di non venire mai ascoltati, di vedere ogni giorno la nostra dignità calpestata in nome degli interessi economici dell’ateneo e delle mire politiche di Collini. Ma una garanzia noi possiamo darvela, se Marchionne dovesse accettare e se il Ministero dovesse avallare la decisione del Senato Accademico ci troverete lì, a festeggiare in pompa magna.