DICONO DI NOI… RIFLESSIONI DAL “MICROCOSMO DI SOCIOLOGIA”

Il 26 aprile 2019 il giornale online Il Dolomiti pubblica l’articolo“Un microcosmo a sociologia: tra spaccio, pranzi comunitari e un artista di strada che alza il dito medio all’indirizzo del sindaco”. Non vogliamo entrare nel merito dell’articolo che si commenta da sé. Vogliamo invece, in quanto studenti e studentesse che vivono e frequentano l’università tutti i giorni, provare a fare alcune riflessioni che ci sembrano necessarie.

Viviamo in un’epoca in cui le informazioni vengono veicolate attraverso i social, che molto spesso alimentano fake news e disinformazione che non fanno altro che diffondere il clima di insicurezza generale.  Un giornale che si definisce “oggettivo” come il Dolomiti, non dovrebbe dare spazio a delle pseudo inchieste in quanto essa dovrebbe essere uno strumento di approfondimento e di denuncia che non può scivolare in un’accozzaglia di accostamenti forzati ed evidentemente diffamanti.

Ma questo non ci stupisce. I mass media si sono allontanati dal ruolo di informare in maniera oggettiva la popolazione, se mai l’hanno avuto, preferendo invece sfruttare il loro ruolo per diffondere e alimentare sempre più rancore e paura, dando in pasto ai politicanti dell’odio continue (dis)informazioni da strumentalizzare per il proprio tornaconto elettorale.

Ciò appare in maniera lampante nel momento in cui si affronta una problematica seria e delicata come lo spaccio e il consumo di eroina con leggerezza e superficialità. Lungi dal giustificare a priori il consumo di eroina, come studenti e studentesse di un dipartimento come Sociologia non possiamo non renderci conto che il fenomeno esista ed è più profondo di quello che può sembrare. In quanto tale non va affrontato in maniera strumentale e criminalizzante, ma con una riflessione critica che tenga in considerazione tutti gli aspetti di questo fenomeno.

Dopo anni di retorica anti-degrado, e di retate e politiche securitarie, il fenomeno dello spaccio e del consumo non fa altro che spostarsi. Con il badge non si fa altro che riprodurre la stessa dinamica, rendendo inoltre esclusivo, per le varie soggettività non studentesche che attraversano questo dipartimento, la possibilità di accedere ai luoghi comuni e ai bagni. Questo porta all’isolamento e alla marginalizzazione sempre maggiore del tossicodipendente, provvedimento che non porta alcun beneficio né a lui/lei né alla comunità. Un fenomeno simile dovrebbe essere affrontato in modo serio e strutturato da operatori/trici qualificate che non criminalizzino o infantilizzino l’individuo, cosa che evidentemente nel territorio trentino non esiste.

Come studenti e studentesse che si vivono lo Spazio Autogestito Hurriya, abbiamo scelto da mesi di vivere in maniera attiva e critica l’università, creando percorsi dal basso per uscire dalle dinamiche competitive e di mercato e per proporre un modello di società e socialità differente, che sia partecipata, inclusiva e che riesca ad abbattere il muro di indifferenza che ci circonda. Per questo, al di là delle polemiche sterili sollevate dal Dolomiti, ci siamo interrogati da tempo sul problema dello spaccio e del consumo organizzando un momento di autoformazione pubblica e collettiva con l’associazione TIPSINA che si occupa di consumo consapevole. Per noi è fondamentale conoscere per capire prima di agire di conseguenza.

Per questo invitiamo gli interessati a partecipare all’evento, ma anche alle varie iniziative che si svolgono in questo spazio, fra cui pranzi sociali, cineforum, autoformazioni, dibattiti e aperitivi. Insomma… di attività ce ne sono tante, vi aspettiamo nello Spazio.

 

Studenti e studentesse dello Spazio Autogestito Hurriya