RIVOLTA NELLE UNIVERSITÀ ALBANESI

Mentre la Francia è attraversata dalle proteste dei Gilet Gialli, dall’altra parte dell’Adriatico l’Albania è scossa da un movimento universitario che lotta contro la riforma governativa del 2015, gli alti tassi di corruzione e la costante carenza di investimenti nel sistema universitario. Le proteste si stanno susseguendo senza sosta ormai da settimane con boicottaggi continui delle lezioni, blocchi stradali, cortei e presidi partecipati in massa in molteplici città, specialmente nella capitale Tirana, invasa da student* di tutto il paese. La caparbietà della lotta ha costretto il governo all’apertura di un tavolo di trattativa. Il movimento universitario, però, con la solidarietà degli studenti liceali, ha affermato nuovamente la sua volontà di non voler sedere al tavolo delle istituzioni negando la possibilità di compromessi e continuando a oltranza fino alla conquista di tutti gli obiettivi. La protesta non si muove solo contro l’attuale stato in cui versa l’istruzione ma contro l’intero spettro partitico e parlamentare che invariabilmente sostiene l’interesse dei pochi. La protesta si sta quindi allargando verso un’analisi dei rapporti di forza vigenti all’interno dell’intera società albanese e una critica radicale del modello di sviluppo esistente, iniquo in ogni aspetto sociale e culturale.
Di seguito pubblichiamo un’intervista a un attivista del movimento universitario albanese per approfondire la vicenda presa da

 https://www.infoaut.org/conflitti-globali/rivolta-nelle-universita-albanesi-intervista-ad-un-attivista-del-movimento-parte-1

e da

https://www.infoaut.org/conflitti-globali/rivolta-nelle-universita-albanesi-intervista-ad-un-attivista-del-movimento-parte-2?fbclid=IwAR3y7cB8HJ_7whf4vA4YJYrn31_x3Cpt8RjezCsBeJ-dZBd-KajZKD823-8

Iniziamo da capire come é nato questo movimento, quali sono le vertenze promosse dagli studenti.

Il movimento universitario di questi ultimi giorni ha i suoi prodromi nel boicottaggio delle lezioni da parte degli studenti di architettura. La ragione principale del boicottaggio stava nel fatto che la segreteria della facoltá di architettura ha richiesto il pagamento delle tariffe universitarie a dicembre, quando le tariffe venivano pagate sempre a gennaio. È stato precisamente questo ad aver scatenato la rabbia degli studenti. Gli studenti non erano pronti a pagare una tariffa del genere e si trovavano in grosse difficoltá economiche.

Il secondo motivo è legato invece ad una delibera del consiglio dei ministri datata al 21 maggio 2018, che richiede nel comma 4 il pagamento di un valore aggiunto per accedere ai crediti di ogni esame non superato. Il valore di questo bollo è di 640 lekë (ca. 5 euro) per ogni credito ottenuto da esami da rieffettuare. Tutta quest’ondata di protesta e’ nata spontaneamente, ma poco dopo sono cominciati ad entrare in gioco diversi raggruppamenti, con l’intenzione di intercettare la protesta a seconda dei loro interessi, in particolare il consiglio studentesco e i militanti dei partiti di opposizione. Ma il più attivo e organizzato movimento, da lunghi anni, é “Për Universitetin” composto da studenti e alcuni docenti.

Quanto detto sopra é perlopiù il pretesto con cui è nato questo movimento. Le ragioni reali, emerse dalle rivendicazioni degli studenti, che da anni vengono organizzati dal movimento “Për Universitetin” sono state la Riforma Universitaria del 2015, le alte tariffe, la corruzione in’universitá, gli scarsi investimenti nella ricerca scientifica, la mancanza degli strumenti da laboratorio, la mancanza delle minime condizioni di abitabilitá dei convitti, il loro caro prezzo, etc..

Quali sono le condizioni sociali degli studenti che scendono in piazza, si tratta di una protesta di categoria o riguarda anche istanze di classe di piu’ ampio respiro?

La condizione sociale degli studenti che prendono parte alla proteste è variegata. La maggioranza di loro viene dalle classi più umili, ma qualcuno anche dalla classe media. È praticamente impossibile per gli studenti che provengono da questi contesti pagare le tariffe universitarie, e pagare i docenti che chiedono soldi in nero per effettuare esami. Come anche pagare le varie convalide rilasciate dalle segreterie, i manuali e i quaderni, le case da dover affittare, etc… Comunque sia, ci sono studenti che vanno oltre alle semplici rivendicazioni economiche, questi chiedono un’istruzione di qualità, aumento degli investimenti nel campo della ricerca scientifica e la segnalazione di tutto il corpo docenti, per far modo che i docenti corrotti vengano allontanati..

Come gruppo siete attivi in università da molto tempo, quali sono state le vostre iniziative precedenti?

Il movimento per l’università è da quasi cinque anni che si organizza e combatte contro la riforma del sistema universitario promulgata dal governo Rama, per un’università gratuita e di qualità, libera dalla corruzione e dall’incompetenza. Permettimi di parlarti un po’ della riforma, dato che il movimento, come ho già detto è nato come risposta di un gruppo di studenti e docenti contro la la riforma universitaria.

In primo luogo, la riforma è stata scritta da un piccolo gruppo nominato dal primo ministro, non eletti dal corpo accademico, e non avente alcun legame con gli interessi dell’università pubblica, e che al contrario era fortemente vicino agli interessi delle università private. Da un punto di vista finanziario questa riforma era diretta a favorire le universitá private, le quali grazie ad essa hanno cominciato ad avere accesso ai fondi che lo stato stazionava per quelle pubbliche. In secondo luogo, l’autonomia finanziaria che questa legge da alle universitá pubbliche implica anche il fatto che queste debbano trovarsi da sole i fondi per potersi finanziare.

A queste condizioni l’unico mezzo che l’universitá ha a sua disposizione per finanziarsi è l’aumento delle tariffe universitarie, dato che lo stato non ha alcuna intenzione di aumentare il fondo a disposizione dell’istruzione pubblica. Essendo consapevoli che l’aumento delle tariffe sarebbe stato insopportabile per gli studenti, i riformatori avevano anche previsto di introdurre il prestito studentesco, che avrebbe trasformato la maggioranza degli studenti in debitori presso le banche.

Per quello che riguarda invece l’aspetto politico, la riforma riduce del 10% il peso del voto studentesco alle elezioni degli organi universitari. Secondo le nostre stime, il voto di 1 docente eguaglierebbe quello di 20 studenti. Noi fin dal 2015 ci siamo opposti a questa riforma neoliberista e bottegaia che trasforma lo studente in un cliente indebitato e l’universitá in un immenso mercato di lauree. Quest’opposizione il movimento l’ha alimentata intavolando dibattiti e assemblee pubbliche sulla riforma e su quale sia la nostra idea di università. Come anche attraverso le innumerevoli proteste alle quali hanno preso parte centinaia di migliaia di studenti.

Come conseguenza dell’indifferenza del governo alla voce degli studenti, alcuni compagni hanno compiuto azioni anche più radicali, come il bersagliare il primo ministro con delle uova e versare sugo di pomodoro in faccia al ministro dell’istruzione (video). Molti di questi attivisti stanno ancora affrontando dei processi a causa di queste azioni. Il movimento sta anche denunciando da anni il furto che i docenti corrotti compiono a danno degli studenti, pretendendo illegalmente soldi da loro per poter effettuare gli esami, abbiamo anche denunciato le condizione i misere in cui versano gli alloggi nei quali gli studenti vivono; i prezzi alti dei manuali; l’alto costo della vita ; la mancanza di laboratori preparati e tanto altro. In questo senso “Për Universitetin” ha preceduto da anni questi movimenti che stanno oggi bloccando la capitale. Possiamo dire di aver preparato noi il terreno grazie al quale tutto questo è accaduto. Per mezzo di proteste innumerevoli, denunce, appelli e interviste televisive. Nonostante oggi non siamo gli unici alla testa di questa protesta.

A proposito degli altri soggetti politici che stanno cercando di farsi largo a spese della protesta potresti spiegarci qualcosa a riguardo dell’aggressione condotta dai militanti del Partito Democratico Albanese nei confronti del docente Jani Marka avvenuta la scorsa domenica?

L’aggressione al docente Jani Marka, il quale é parte del movimento “Për universitetin” è stato uno degli atti più infami verificatosi durante le ultime proteste da parte dei membri dei partiti politici, in particolare da parte dei forum giovanili del PD (destra) e dell’LSI (centro). Le ragioni di questi atti sono ora conosciuti da tutti. Il nostro movimento da sempre ha denunciato tutti i partiti come colpevoli della situazione miserabile in cui versano oggi le nostre università.

È stato proprio il Partito Democratico ad aver proposto per primo la riforma del sistema universitario, che però non riusci a realizzare grazie all’opposizione del movimento “Università in pericolo” che per molti aspetti ha preceduto quello contemporaneo. La nostra ferma denuncia al PD e all’LSI c’è stata perché hanno continuamente cercato di assumere il controllo della protesta tramite i loro squadristi. Ma hanno sempre incontrato sempre la resistenza degli studenti e degli attivisti del movimento. La loro impotenza nell’infiltrare la piazza ha fatto innervosire molto i loro leader, questo è anche il motivo per cui hanno attaccato il docente Jani Marka. Il movimento studentesco di questi giorni ha invitato sin dall’inizio questi partiti a starsene fuori dalle proteste. Ma i loro tentativi di prenderne il controllo non sono comunque finiti.

In Albania questo movimento e’ stato paragonato da molti a quello che nel 90′ ha portato alla fine dell’esperienza socialista. Ma il movimenti studentesco in’Albania ha una storia molto piú lunga, anche durante il nazifascismo l’opposizione degli studenti fu cruciale nella lotta di liberazione nazionale. Quali sono gli aspetti che questo movimento ha in comune con I precedenti e quali le differenze?

É vero, centinaia di studenti si unirono la Lotta di Liberazione nazionale. I personaggi piu significativi di questa lotta erano studenti e giovani che con molto coraggio dettero forma a quel movimento e lottarono contro il nazifascismo. Ma questo é pure accaduto durante gli anni ’90, quando gli studenti, assieme ai lavoratori, hanno abbatuto il regime stalinista instaurato da Enver Hoxha.

Le differenze sono molte in realtá molte. In primo luogo non chiediamo il rovesciamento del sistema o del governo, ma chiediamo:
1) l’Abrogazione della Riforma univeristaria, come punto di partenza per inaugurare un’altra riforma vera riforma dell’universita, basata sulle rivendicazioni delle masse studentesche;
2) Il raddoppio del fondo pubblico per gli studi universitari. Che dovrebbe assicurare il miglioramento delle condizioni dei convitti, l’arricchimento delle biblioteche, la crescita della ricerca scentifica, l’elezione del personale accademico da parte degli studenti e molto altro, la lista è ancora lunga…
3)Scuola pubblica gratuita, a tutti i livelli di istruzione;
4) Una riforma vera della vita universitaria basata sui principi della democrazia all’interno dell’universita: la creazione di un’assemblea di universitari scelta dai voti (parificati) degli studenti e docenti in ogni facolta’ delle universita’ pubbliche.

Un’altra differenza cruciale e’ il fatto che al contrario del movimento studentesco degli anni ’90, questo movimento non ha un capo, ma e’ orizzontale ed e’ seguito da numerosi raggruppamenti politici, molti dei quali purtroppo legati con i partiti politici. E assieme a questo oggi, una dei maggiori desideri del movimento e’ la realizzazione delle rivendicazioni e dei principi che il movimento studentesco degli anni 90′ non e’ riuscito a realizzare.

Lo slogan degli studenti “Vogliamo l’Albania come il resto d’Europa” rappresenta la loro volonta’ e il di vedere un’Albania sviluppata come il resto dei paesi europei, dove la scuola pubblica e’ gratuita e i salari sufficienti per poter vivere con dignità. Questo fu anche lo slogan degli studenti degli anni ’90, purtroppo loro non riuscirono mai a vedere il loro paese cambiare come il resto degli altri paesi sviluppati. Oggi gli studenti rivendicano un’istruzione pubblica gratuita e di qualita, poiche’ non vogliono che il futuro continui ad essere oscuro e senza alcuna via di fuga.

Hai detto che uno degli slogan della protesta degli studenti è “Vogliamo l’Albania come il resto d’Europa”, in riferimento ai requisiti di acessibilitá e di qualitá del sistema universitario. Chiaramente, la qualitá del sistema universitario albanese non si avvicina nemmeno lontanamente a quella degli stati dell’Unione Europea, ma così facendo non si rischia di fraintendere l’UE per un luogo in cui certe contraddizioni non esistono? Anche i sistemi universitari europei, e in primo luogo quello italiano, hanno centinaia di problemi che vanno dalla corruzione al clientelismo, dal nepotismo all’uso ideologico dell’accademia come legittimazione dello stato delle cose presenti. Per non parlare delle pesanti misure repressive adottate dalla polizia o direttamente da certi rettorati per impedire l’attivitá politica degli studenti.

È  vero che cosi facendo s’incorre nel rischio di venire sussunti dall’ideologia dominante, che vorrebbe l’occultamento di ogni contraddizione e che rappresenta la realta’ come organica e armonica, in cui la vita si svolge nei migliore dei modi, dove chiunque ha il suo ruolo e non esistono contraddizioni e classi. Molti studenti però non lo capiscono, anche perché i loro principali canali di contatto con l’Europa passano attraverso la televisione, Internet o dalle loro brevi visite che compiono in questi paesi. Se questi andassero a vivere un po’ di tempo in questi luoghi, la loro idea cambierebbe di sicuro, ma solo dopo aver constatato da solo che la realta e’ estremamente diversa da quella descritta dalle riviste, dalla tv o da Internet. Io ho studiato in’Italia dal 2004 al 2012 e so che la realta’ di questi luoghi e’ completamente diversa da quello che si dice o che si pensa. Ricordo di aver preso parte a molte lotte studentesche contro la riforma Gelmini. In’italia ci sono molti problemi che riguardano i diritti degli studenti e pure le loro liberta’ politiche, come anche gli alti costi dell’istruzione.

Nei fatti, come ogni movimento è a suo modo composito e spurio. A dimostrazione di questo va ricordato che uno degli altri slogan gridati dalle piazze questi ultimi giorni è stato “No al dialogo, no ai negoziati, riducete le tariffe, stronzi!”. Questo a dimostrazione che il conflitto che segna la linea di demarcazione tra le rivendicazioni degli studenti e la posizione del governo europeista di Rama sta diventando man mano più profondo e sembra non lasciare altri sbocchi che quello dell’annullamento della riforma universitaria del 2015. Pena la caduta del governo o come minimo l’inizio di negoziati che vedrebbero in grosso svantaggio Rama e l’intero gabinetto.

Edi Rama, dal canto suo, aveva ampiamente sottovalutato la protesta. All’inizio il suo atteggiamento é stato molto arrogante e facilone, e con queste pretese era giunto a liquidare la piazza come “movimento dei pluribocciati”, per poi rendersi conto, in maniera molto infantile, che la realtá del movimento era molto più ampia e il disagio alle sue fondamenta molto profondo di quanto si aspettasse. I suoi ultimi post fb lasciando intendere molto bene questo andamento. Sentitosi braccato dalle piazze degli universitari, ai quali nel frattempo si sono uniti tantissimi liceali e semplici cittadini, ha infatti promesso che il pagamento delle tariffe verrá sospeso.

Il movimento però é deciso, e non sembra volersi fare incantare dalle sue promesse o da qualche pallida posizione di studenti “integrati e di successo” per cui le rivendicazioni degli studenti “non sono nulla a confronto dei doveri dell’universitá e a confronto di quello che il governo può offrire”. Il movimento è riuscito peraltro é riuscito a resistere anche agli intrighi di Berisha e dei suoi squadristi, portando in larga parte solidarietá ai compagni aggrediti negli scorsi giorni e, come pure in queste ultime ore, anche a quelli colpiti dalle misure repressive adottate dalla procura di Tirana.

Ma a noi e agli studenti del resto d’Europa cos’è che può insegnare questo movimento?

Rama non ha ancora accettato le richieste degli studenti, lui chiede il dialogo e la creazione di una piattaforma per lo svolgersi dei negoziati. Gli studenti, dal canto loro, hanno risposto che non ci possono essere negoziati e che le loro richieste devono essere accettate tout court. Infatti in una democrazia, la rappresentativita’ puo’ essere solo di natura amministrativa, procedurale, e mai sostanziale. Noi non vogliamo negoziare per quello che riguarda gli aspetti sostanziali delle nostre rivendicazioni. Per dirla con le parole di Rousseau “La volonta non puo’ essere in alcun modo manifestata se non direttamente da noi”.

Quello che vorrebbe Edi Rama, nei fatti e’ di uscire vincitore, da questa battaglia e ha gia’ perso. Lui vorrebbe apparire agli occhi del popolo come d’accordo con gli studenti, e non come quello che si e’ arreso a loro senza condizioni. Rama e il suo partito cercano di attirare, in maniera furtiva, gli studenti nelle loro giovanili, per creare una artificialmente una rappresentanza in grado di negoziare con lui. E non solo lui ma anche le giovanili degli altri partiti d’opposizione. comunque sia gli studenti non accetteranno la creazione di piattaforme del genere da parte dei partiti, siano anche esse dell’opposizione.

Gli studenti non possono avere una rappresentanza, anche per il fatto che sanno gia’ che, qualunque tipo di rappresentanza, sarebbe corruttibile o comunque mendace. E le contraddizioni si sono inasprite a tal punto che e’ impossibile negoziare. Nemmeno Berisha e gli altri, sono riusciti a dividere gli studenti. Durante la scorsa manifestazione, per esempio, gli studenti hanno spontaneamente cancellato i simboli dei tre partiti principali: PD, PS, LSI. Questo in aggiunta alla solidarieta’ verso il movimento e i suoi attivisti. Gli studenti del resto d’Europa non hanno nulla da imparare da questo movimento, se non quello che ha gia’ insegnato la storia, cioe’ che solo l’organizzazione e l’unita’ possono permette la conquista di molte cose.

Il movimento per l’università è da anni che cerca di consapevolizzare gli studenti in merito ai rischi che comporta la riforma universitaria, la quale conseguenza e’ la crescita delle tariffe, la scomparsa dell’autonomia universitaria, la rovina della democrazia studentesca etc. Dopo molti anni di organizzazione e di opposizione in strada e nelle aule, è infine arrivato il giorno in cui gli studenti si sono sollevati a centinaia di migliaia. Tutto questo dopo 25 anni durante i quali non si erano mai viste proteste cosi’ grandi e tenaci. Questo insegna che li’, anche dove sembra non esserci speranza, se ci sono organizzazione e coraggio, allora questa speranza ormai perduta puo’ tornare per dare nuovo respiro alla lotta per una societa’ formata da liberi e uguali.

Le disparità di classe si sono inasprite parecchio questi ultimi anni, questo grazie anche al contributo del governo che ha sempre assecondato le richieste dei padroni e degli oligarchi. Nel caso questi scontri si concretizzino in una buona organizzazione con delle vertenze inalterabili, allora ogni lotta puo’ essere vinta. Le sinistre europee sono spesso frammentate e malorganizzate, nel caso si voglia lottare per una societa’ diversa, andrebbero messe da parte le piccole differenze e unirci. Dato che i nostri nemici restano sempre e comunque lo stato e il capitale. Solo cosi’ possiamo sconfiggerli ovunque.

Un altro problema che accomuna voi e altri paesi della penisola balcanica é quello che riguarda l’emigrazione verso i paesi dell’UE, che non coinvolge solo i lavoratori, ma anche numerosissimi studenti. È un problema che tocca pure l’Italia, anche se diversamente. La risposta a questo è senza dubbio la lotta, ma questo significa anche opporsi a quei politici balcanici che dicono nei loro paesi di provenienza che l’unica alternativa alla corruzione e alle insufficienze del sistema economico siano l’integrazione euro-atlantica o l’emigrazione.L’Unione Europea non è in qualche modo responsabile di questo assieme a questi politici? 

Mi viene da pensare che l’esempio più chiaro di questo sia proprio Edi Rama, che per guadagnarsi la simpatia degli europei e accelerare il processo di integrazione euroatlantica, descrive l’Albania all’estero (penso a certe interviste rilasciate a vari talk show in Italia) come una vera e propria utopia per gli investitori e gli avventurieri di ogni sorta, vista la mancanza di moltissime garanzie sindacali e politiche per i lavoratori e la grande corruzione.

Il problema che riguarda l’allontanamento dei lavoratori e degli studenti e’ una vera propria emergenza nazionale, mentra stiamo discutendo, migliaia di questi si stanno gia’ allontanando dal paese.  Si parla in particolare dei lavoratori specializzati, dei medici, degli infermieri, degli ingegneri, dei tecinici, insomma del cervello del nostro paese. E’ vero che questo e’ un problema di molti altri paesi dei Balcani, in una situazione simile sono Bosnia ed’Erzegovina, Serbia e Kosovo. Ma il caso dell’Albania supera tutti gli altri paesi.

I motivi sono chiaramente molteplici, ma principalmente la disoccupazione, il lavoro senza garanzie, le basse puste baghe, e la mancanza totale di organizzazioni sindacali che dovrebbero assicurare il miglioramento delle condizioni lavorative e tanto altro ancora.. Secondo uno studio condotto in questi ultimi giorni la maggioranza sei medici emigra verso la Germania, vista la mancanza di prospettive per il futuro, come conseguenza dei motivi sopra elencati. E’ vero anche che alla radici di questo c’e’ la politica dello pseudosocialista Rama, che ha invitato molti investitori stranieri a venire in’Albania, adducendo al fatto che non ci sono sindacati e il mercato del lavoro sia il piu’ libero d’Europa.

Le nostre madri oggi lavorano nelle imprese tessili italiane per 150 Euro al mese, 9 o 10 ore al giorno, senza assicurazioni in molti casi, e con un solo giorno libero a settimana. Rama e’ semplicemente il rappresentante politico degli oligarchi e dei grandi padroni, che siano albanesi o stranieri. Una delle nostre lotte principali condotta contro queste politiche di devastazione, e’ la creazione di un sindacato operaio, lotta che conduciamo ormai da tempo e che speriamo di poter vincere assieme ai lavoratrici e ai lavoratori dei call center e a quelli delle imprese tessili.

Il governo continua a dire che la soluzione a tutti i nostri problemi e’ l’integrazione nell’UE, come se nell’Unione Europea non ce ne fossero. Anche in Europa oggi si affrontano gli stessi problemi nostri problemi, come i bassi salari, la corruzione sindacale, il lavoro malpagato etc. Per quando riguarda noi le istituzioni europee sono altrettanto colpevoli di questa situazione quanto lo e’ il governo, che continua a chiudere occhi e orecchie sullo sfruttamento, le ingiustizie, la corruzione, la distruzione del nostro ambiente e la sua trasformazione in un immenso orto adibito alla coltivazione della marijuana.

Cosa vorreste dire ai giovani della diaspora albanese in Europa?

Per quanto riguarda loro, vorremmo indirizzare una critica, ma anche un consiglio. Spesso la diaspora albanese in Europa, dato che non vive qua, quando torna per le vacanze si stupisce per alcuni cambiamenti estetici che il governo e i comuni compiono alla fisionomia delle citta’, sistemando le facciate dei palazzi, le piazze e le strade. Vorrei pregarli, quando giudicano l’operato del governo, di non limitarsi al lato estetico, e di non esaltarsi per la riverniciatura dei palazzi o di alcune piazze, ma di giudicare in maniera piu’ profonda la situazione.

Andrebbe ricordato loro che le loro madri e sorelle vengono pagate nelle filande soli 150 euro al mese, e che lavorano 9 o 10 ore al giorno, qua non ci sono sindacati che difendono i loro diritti. E gli studenti albanesi pagano le tariffe universitarie piu’ care d’Europa, nonostante i salari siano anche i piu’ bassi d’Europa, pure il prezzo della luce e’ uno dei piu’ alti se comparato a quello degli altri paesi nonostante il nostro paese sia uno dei paese con le piu’ grandi risorse idroelettriche e idriche.Non abbiamo nemmeno acqua potabile nelle condutture.. Queste cose dovrebbero fare innervosire la nostra diaspora. Anche loro posso fare pressioni sul governo, coi mezzi a loro disposizione, affinche’ tutto questo cambi.