Note sugli ultimi sviluppi dopo la riappropriazione del CIAL

Dopo la riappropriazione del CIAL, avvenuta lo scorso 4 febbraio, nel giro di pochi giorni la situazione è cambiata molto velocemente. Magicamente il rettore Collini, dopo aver cercato di far passare sotto silenzio l’azione di sabato, estrae dal cappello i nuovi orari di apertura della sala studio di via Verdi. Questa improvvisa evoluzione della situazione ci ha spint* a compiere alcune riflessioni che vogliamo condividere con tutt* gli universitari e le universitarie di Trento.
Partiamo da una precisazione per amore di chiarezza. La riappropriazione del CIAL, che ci ha visto protagonist* come Collettivo Universitario Refresh, non è stata né un’iniziativa fine a sé stessa né un’iniziativa dettata da un’improvvisa voglia di protagonismo mediatico. L’azione di sabato 4 febbraio è stata organizzata da studentesse e studenti che hanno deciso, ormai alcuni anni fa, di unire le proprie forze e fondare un collettivo, una realtà politica che agisse in università per opporsi all’aziendalizzazione dell’ateneo, per difendere il diritto allo studio e per rivendicare il diritto alla città delle e degli stident* contro la logica della città vetrina che tende a espellere le categorie di soggetti considerate indesiderabili. Il tentativo da parte del Magnifico Rettore di silenziare la riappropriazione del CIAL è, secondo noi, un episodio sintomatico della sua volontà di dare legittimità esclusivamente alle realtà politiche a lui gradite. Evidentemente, dato il suo comportamento come realtà politica universitaria non gli siamo simpatici e simpatiche, ma di questo poco ci curiamo. La cosa che più ci preoccupa è, invece, il messaggio che viene sottointeso. Tutte le studentesse e gli studenti, che non si possono fregiare del feticcio di essere chiamati rappresentanti studenteschi, non sono degni di essere ascoltat* indipendentemente dalle istanze di cui sono portatori e portatrici. Al “magnifico” Collini noi di ricevere da lui la legittimità per poter fare politica in università ce ne freghiamo altamente e che alla sua logica che divide la popolazione universitaria in student* di serie A e student* di serie B opponiamo un netto rifiuto. Al Rettore facciamo sapere che non piagnucoliamo per non esere stat* ricevut* da lui dopo la riappropriazione del CIAL perché quando, dove e come incontrarlo lo decideremo noi, studentesse e studenti dell’ateneo di Trento anche a costo di fargli una visita a sorpresa nel suo bell’ufficio di via Calepina.

Naturalmente non ne abbiamo solo per Collini. Abbiamo anche qualcosa da dire ai giornali che hanno seguito la nostra azione. Abbiamo per loro un invito. Invitiamo alcune testate giornalistiche locali a una maggiore obiettività d’informazione, che non si limita a riportare notizie in maniera errata, elogiando le istituzioni (rettorato e rappresentanti) e tentando di nascondere agli occhi di tutt* come un collettivo di studenti e studentesse totalmente autogestito e auto-organizzato sia riuscito a riappropiarsi dal basso di un’intera biblioteca per ben due fine settimana di seguito. Vorremmo che i mass media locali  tentassero di ricercare in maniera diretta dalle fonti stesse le informazioni, nel rispetto dei suoi lettori/lettrici.

Vorremmo aggiungere solo un paio di ultimo di cose. I nuovi orari di apertura del CIAL sono una prima conquista alla quale abbiamo contribuito anche noi con il nostro modo di fare politica. Alla la logica di una rappresentanza studentesca basata su una struttura gerarchica e burocratica, le cui decisioni sono assunte da poch* escludendo qualsiasi altra forma di partecipazione proveniente dalla componente universitaria a lei estranea, opponiamo un processo decisionale in cui le decisioni vengano dagli e dalle student* negli interessi della popolazione universitaria in momenti assembleari aperti, inclusivi e assembleari e non siano solo frutto degli interessi di una ristretta élite. Siamo una parte attività della città stessa e rivendichiamo il nostro diritto alla città, a viverla ed attraversarla, a partire proprio dai luoghi di studio interni all’università. Non vogliamo essere richiusi in quella che sembra sempre essere più una gabbia dorata, funzionale allo sviluppo di un processo e di una politica di allontanamento ed esclusione degli studenti dal centro della città in cui vivono, ma ben lontana dalle reali esigenze della popolazione studentesca.
Come dicevamo prima i nuovi orari di apertura del CIAL sono un primo passo che noi però non riteniamo sufficiente e dichiariamo che il nostro obiettivo è il ripristino dell’apertura serale del Cial e l’estensione dell’orario di apertura  settimanale fino alle 23.45, in modo da poter garantire la possibilità di studiare in un luogo maggiormente accessibile a tutt*.

Come recita un nostro slogan, “Vogliamo tutto. Fino all’ultimo diritto negato” e ce lo riprenderemo alla luce del sole