Si avvicina la sessione d’esame e ricomincia il teatrino dell’assurdo. Tra gennaio e febbraio 2017 fu l’aula studio dell’ex Cavazzani di via Verdi. In queste settimane di primo inverno è la volta della nuova e fiammante Biblioteca Universitaria Centrale (B.U.C.) posta nello scintillante quartiere delle Albere. Nell’arco di un anno è la seconda volta che esplode il problema del numero di posti studio che l’Ateneo è in grado di offrire alle studentesse e agli studenti. Nonostante, come da consuetudine, la questione anche questa volta sia stata risolta con soluzioni temporanee è ormai impossibile nasconderlo e nessuno, nemmeno Rettore e rappresentanze studentesche maestri in equilibrismo, tenta più di farlo. L’Università degli Studi di Trento ha una carenza strutturale di posti studio e non riesce a soddisfare la richiesta delle universitarie e degli universitari, ponendo un non trascurabile problema di diritto allo studio.
Proviamo, però, a procedere con ordine. I primi giorni di novembre le studentesse e gli studenti dell’Ateneo hanno ricevuto una mail dal Servizio Bibliotecario dell’ Università in cui si annunciava la chiusura, a partire da 6 novembre 2017, del quarto piano e del cubo piccolo della BUC dopo le 20:00 dal lunedì al venerdì e la chiusura totale al pubblico degli spazi appena citati il sabato e la domenica. La causa della perdita di 150 posti studio alla Biblioteca d’Ateneo è la carenza del personale di sorveglianza, infatti mancano quattro addett* senza le o i quali non verrebbero rispettate alcune norme di sicurezza stabilite dalla legge. Il 12 novembre 2017 la notizia è approdata sulla stampa locale portando alla luce una situazione di carenza di posti studio che, come studentesse e studenti del Collettivo Universitario Refresh, avevamo già denunciato a febbraio 2017 con l’occupazione e la riapertura del Cial per poter garantire uno spazio in cui poter studiare durante la sessione d’esame. In risposta alla nostra azione l’Ateneo si affrettò a dichiarare che con l’apertura della Biblioteca Universitaria Centrale si sarebbe risolto tutto. Secondo quanto dichiarato la BUC sarebbe diventata l’aula studio del polo di città aperta fino alle 23:45 mentre la sala ex Cavazzani, nonostante la riduzione degli orari rispetto a prima dell’inaugurazione della BUC, avrebbe guadagnato ulteriori postazioni una volta terminato il trasloco dei libri e degli scaffali a vista presenti. La situazione si tranquillizzò e l’impressione che il problema fosse finalmente risolto si diffuse. Dopo i recenti fatti, però, è ormai chiaro che la carenza di posti studio nell’Ateneo è stata solo nascosta grazie a soluzioni tampone, ma non ancora risolta. Per ovviare al problema dei 150 posti studio Ateneo e rappresentanze studentesche hanno individuato una nuova soluzione tampone recuperando la gran parte dei posti persi alla BUC nella sala studio di Economia in Via Inama. Una volta individuato il palliativo il Rettore ha colto l’occasione dell’attenzione pubblica sul tema degli spazi universitari per richiedere a gran voce al Comune di Trento il passaggio di proprietà dell’ex Cte per soddisfare la fame di posti studio delle studentesse e degli studenti. La mossa di Collini ha spostato l’attenzione dal presente a un futuro prossimo permettendogli di far tornare momentaneamente sotto silenzio la carenza di posti studio di cui risente l’Ateneo.
Le ultime mosse del Rettore avranno rassicurato le rappresentanze studentesche e parte della comunità universitaria ma su di noi hanno subito ben poco effetto, anzi hanno confermato ciò che da tempo andiamo dicendo. La gabbia dorata dell’Ateneo trentino, possibile grazie alla provincializzazione, è solo retorica. Sono solo chiacchere comode per anestetizzare qualsiasi possibile dissenso. La realtà è ben diversa. La verità è che all’Università degli Studi di Trento si cominciano a vedere alcune crepe che minacciano proprio ciò di cui questo Ateneo più si vanta. Il diritto allo studio.
I posti studio possono sembrare non rientrare all’interno di questa categoria ma così non è. Come Collettivo Universitario Refresh riteniamo inaccettabile che per l’ennesima volta sia scoppiata l’emergenza posti studio nell’Ateneo trentino. Di promesse vecchie e nuove da parte della governante dell’Università ne abbiamo le tasche piene. Non siamo più dispost* ad accettare supinamente l’ennesima soluzione palliativo in tema di posti studio per vedere nelle vicinanze della prossima sessione d’esame la riemersione del problema. Sappiamo bene che la situazione delle aule studio è una questione molto cara alla comunità universitaria e noi, in quanto studentesse e studenti, la sentiamo altrettanto per questo abbiamo deciso di aprire una campagna sul problema della carenza dei posti studio all’interno dell’Ateneo. Questo sarà un percorso aperto e invitiamo tutt* coloro che hanno a cuore l’argomento a mobilitarsi e a partecipare. Questa campagna terminerà quando sarà colmata questa carenza e continueremo a tenere alta l’attenzione sul tema fino a che sarà necessario. Il primo passo di questo perso è il lancio di una raccolta firme per permettere a tutt* attraverso una semplice firma di poter esprimere la vostra voce e la vostra richiesta di vedere definitivamente risolta la carenza di posti studio.
Troverete la petizione a tutti i banchetti che, come Collettivo Universitario Refresh, da oggi organizzeremo in Università. Nel caso in cui ci fosse qualcun* a cui la firma non basta e abbia voglia di mettersi in gioco di più, se volete ci trovate tutti i martedì alle 20:00 in assemblea presso il dipartimento di Lettere e Filosofia
Solo noi direttamente possiamo riprenderci ciò che ci spetta.